13 marzo, secondo triste anniversario della morte di Riccardo Marchione

Professionista e amico, una mano sempre tesa agli ammalati di cancro.
Nacque da una sua idea la pagina facebook “Curarsi al Sud, curarsi al Pascale” quale strumento di dialogo e di scambio di esperienze per rafforzare il legame medici-pazienti della più importante struttura oncologica del meridione.

 

Sono passati due anni che non c’è più. RICCARDO MARCHIONE era per me un fratello. Lo era diventato dopo solo alcuni giorni dal nostro primo incontro. Era d’estate 2013. Ero stato operato al Pascale di tumore al colon retto; mi aiutò a recuperare; grazie ad un grande fisioterapista come lui riuscìi a farlo in fretta. Poi, qualche mese dopo, un’altra operazione, stavolta al fegato, metastasi, sempre al Pascale, E lui sempre vicino a me, giorno e notte. In presenza, al telefono, sempre. La nostra amicizia si era consolidata in così poco tempo… a volte non bastano decine e decine di anni per capire cosa sia veramente. Riccardo dimostrava in maniera spontanea cosa era l’amicizia. Prima che eccellente professionista era un amico vero, un uomo vero, rispettoso, educato, disponibile a tutto pur di aiutare e donare tutto se stesso alle persone che aveva in cura.
Poi altre operazioni che ho subito al Pascale, altre metastasi, al fegato e ai polmoni: lui sempre a dire che ero forte e che ce l’avrei sempre fatta. Così è stato. Non per lui. Darei la mia vita per farlo tornare.
La nostra amicizia, che meravigliosamente coinvolse le nostre famiglie e altri amici, si accresceva ad ogni incontro, ad ogni momento di convivialità, ad ogni dialogo sugli aspetti della quotidianità.
Riccardo era un umile, uno di quelli che lottava per la giustizia sociale, uno di quelli che soffriva perché soffrivano i poveri, gli emarginati, gli ultimi. Riccardo tendeva la sua mano agli ammalati, regalava a loro attimo per attimo la sua bontà, in cambio di un sorriso. Riccardo era di tutti, era un volontario, era uno che amava dare e mai ricevere.
Riccardo era uno sportivo. Amava il calcio e il taekwondo. Fu calciatore e poi cintura nera, fu anche componente del team dei sanitari alle Olimpiadi. 
Riccardo era anche un bravissimo batterista. Suonava in un gruppo di talentuosi appassionati: il blues era il piatto forte del suo repertorio.
Da qualche anno aveva cominciato a leggere Gesù. Non gli fu difficile diventarne amico. Senza alcuno sforzo, senza alcuno stravolgimento. Si accorse di averlo sempre accanto, perché credeva nell’amore verso il prossimo e nella speranza di essere un giorno tutti fratelli. Ma sempre con la rabbia di chi vede comunque lontane queste mète, in un mondo che si presenta ogni giorno sempre più torbido e buio sul fronte dei valori e degli ideali umani che, purtroppo, restano utopia.
Il sorriso di Riccardo mi ha accompagnato in momenti molto difficili. Riccardo mi ha trasmesso forza, una forza tremenda pari al suo possente fisico. Io che ho conosciuto Riccardo sotto tutti gli aspetti umani e non solo professionali, posso dire che senza di lui, senza il suo affetto, senza la sua attenzione, senza la sua presenza, senza di lui, tutto mi sarebbe stato molto più difficile.
Riccardo si batteva fino allo spasimo per una migliore qualità di vita da assicurare all’ammalato di cancro. Soffriva e si arrabbiava quando notava qualcosa che non andava. Riccardo era al fianco di chi si batte per rafforzare una sinergia fondamentale che è alimento vitale per l’ammalato di cancro. Pazienti e operatori sanitari tutti insieme per vincere una dura guerra contro il cancro: era questo il suo motto. Era per questo che aveva creato, con me felice suo collaboratore, la pagina Facebook “Curarsi al Sud, curarsi al Pascale”, condivisa e consultata da migliaia di iscritti. Sono contento di essere parte di questo progetto (sto disperatamente cercando di portarlo avanti, nel nome di Riccardo) nato quale strumento di dialogo e di scambio di esperienze per gli ammalati di cancro e per rafforzare il legame tra i pazienti e i medici di una delle eccellenze oncologiche italiane che è la Fondazione Pascale di Napoli. Nella pagina facebook “Curarsi al Sud, curarsi al Pascale” ci sono importanti interviste a primari oncologi. Tante risposte a chi vuole conoscere, sapere, trovare la strada per vincere.
Riccardo creò anche un gruppo "Whatsapp" con molti suoi amici-pazienti.
Raccolsi i messaggi che arrivarono, su facebook e su whatsapp, quando si seppe della sua morte in quel triste 13 marzo 2021.
Mi piace ricordarne alcuni. C'è, dentro, tutta la sua umanità, tutta la sua solidarietà, tutto il suo fervore di volontario.
Caro Riccardo, caro amico mio, le tante chiacchierate fatte insieme durante i nostri incontri le terrò per me nel mio cuore. Posso solo essere onorato di aver conosciuto un uomo come te. Grazie per tutto quello che hai fatto. Devo a te se nei momenti tristi e di sconforto ho avuto la forza di reagire e andare avanti. Sono sicuro che proteggerai i tuoi cari e tutti noi. Ti voglio bene”.
E poi: “Un amico vero, devo a lui se ho reagito e se vado avanti nella mia vita”;
Sto malissimo non avrei mai pensato che potesse succedere una cosa così brutta. Una bravissima persona umile sempre pronto ad aiutare tutti e a dare consigli”;
Caro Riccardo non ho parole, sono rimasto di pietra quando ho letto questa brutta notizia. Ti ringrazio per i consigli che mi hai dato e che il Signore ti abbia in Gloria. Sei stato una gran brava persona ed un grande professionista, hai sollevato tante sofferenze a tanti pazienti e proprio tu non ce l'hai fatta, pregherò per te”.
E poi ancora: “Non si hanno parole. La vita è strana e a volte spietata. Noi tutti abbiamo sofferto e patito sulla nostra pelle tante cose brutte. Riccardo è stato per tutti noi una guida e una speranza da rincorrere. Ricordiamoci tutte le parole e le risate fatte con lui. Che non sia vana la sua voglia di vivere e di regalare sorrisi e speranze. Oggi è diventato un angelo che proteggerà tutti noi così come ha fatto fino a poco tempo fa. Personalmente mi ha donato semplici speranze ma in grado di tenere in vita un uomo come me che aveva ormai quasi abbandonato la voglia di vivere e lui ha saputo donarmi tanta forza. Oggi devo a lui se gioco e scherzo con i miei figli. Non renderò vani i suoi insegnamenti e invito tutti noi a vivere con la gioia che Riccardo ci ha donato”;
Il solo conoscerlo ha arricchito la mia persona e il mio animo, sono onorato di essere stato un suo paziente”.
E tanti altri ancora. Riccardo incitava sempre i suoi amici-pazienti a restare uniti. Per accrescerne la forza.
Non ci si può opporre alla morte, è vero. Ma io non voglio rassegnarmi e voglio continuare a parlare con Riccardo perché so che egli può ascoltarmi. Riccardo, persona speciale, manca a me e a tutti i suoi amici, compagni nella sofferenza e nella speranza. La sua presenza nel mio e nostro percorso terapeutico è stata fondamentale. Riccardo diceva sempre di non mollare mai. Seguire il suo incitamento è continuare a vederlo, ad averlo accanto. Il coraggio, la determinazione, la forza, la fiducia, il sorriso sono le “armi” contro il nemico tumore che Riccardo ha trasmesso non solo a me, ma a tutti gli ammalati che ha avuto in cura. Sono efficaci medicine per affrontare e superare i momenti più duri.
Grazie di essere stato nella mia vita, Riccardo!

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola
©Curarsi al Sud, curarsi al Pascale