GIUSEPPE CERRATO, non “Solo” cantautore

Videointervista con lo storico bassista (e fraterno amico) del mitico Bobby Solo.
Artista poliedrico, è anche eccellente scrittore ("IL CANCELLO DELLE STELLE"), ha fatto l’attore, il paracadutista e il subacqueo.
L’ arma dell’ironia per esprimere il suo idealismo, per combattere contro la prepotenza e per sperare in un mondo migliore e più giusto.

Il VIDEO
(girato nella Villetta Comunale di Santa Maria delle grazie in San Nicola la Strada)
-Il link è nell’articolo-


VIDEO 
https://youtu.be/_oxS2pVF_0Y

Martedi 4 aprile 2023, nella Villetta Comunale di San Nicola la Strada, il Corriere di San Nicola, con Nicola Ciaramella al microfono e Biagio Pace alla regia video, ha intervistato il famoso cantautore GIUSEPPE CERRATO (noto anche con il nome di “Ronliapord”), componente storico del gruppo del grande mito della canzone italiana Bobby Solo.

All’inizio del servizio, con alle spalle la Fontana dei Delfini, Giuseppe (per gli amici anche “Peppe” e per Bobby Solo “Beppe”) ha parlato del suo ultimo brano "La redenzione di Lucifero”, che sta spopolando sui più importanti store telematici e nelle radio nazionali.

Sulla scia della sua pungente ironia, ha poi spiegato il senso di altri suoi due applauditi pezzi, usciti lo scorso anno nel mini-album "La Storia Narra Che...”, dai titoli “Figlio di Putan” e “Angela” (che se mangia la mozzarella può diventare più bella…).

Giuseppe Cerrato, nato in Irpinia e vissuto a Caserta da quando era un bambino, ha quindi tracciato le tappe salienti della sua luminosa carriera artistica (iniziata acquistando uno strumento a piccole rate sul “catalogo Bagnini”) snodatasi al fianco di Bobby Solo, suo amico/fratello, con il quale ha suonato in numerosi concerti in tutto il mondo, cavalcando anche il prestigioso palcoscenico dell’Olympia di Parigi.

Toccante, poi, passando agli artisti casertani che ha conosciuto, il ricordo di Fausto Mesolella e di Vito Bizzarro.

Come quello dell’ “Archimede pitagorico”, il suo papà.

Avvicinandosi la troupe al cancello tra la villetta e Via Bronzetti, nei pressi del “giardino dei frutti dimenticati”, inevitabile, poi, parlare del libro “IL CANCELLO DELLE STELLE – La grande alleanza”, esempio eccelso della poliedricità artistica di Giuseppe Cerrato, idealista e realista, sempre dalla parte degli indiani, dei deboli, degli umili, per bacchettare i prepotenti e gli arroganti che hanno devastato la storia e l'attualità del nostro mondo. 
Non si può non essere dalla parte degli Indiani se si legge questo libro. Lo sterminio dei pellerossa fu un vero e proprio genocidio dei nativi d’America. Le popolazioni che abitavano il continente americano prima della colonizzazione europea, erroneamente chiamati “indiani” per madornale storica gaffe di Cristoforo Colombo era gente buona, gente semplice, dalle millenarie radici cresciute nel rispetto per il creato e per la natura, disposta alla pace, ma la cui esistenza su quei territori era di enorme fastidio ai “signori” conquistatori, da altri lidi sopraggiunti, che quelle praterie profumate di purezza volevano a tutti i costi sfruttare per edificare le puzzolenti macchine della cosiddetta civiltà.
Gli ultimi anni della libertà dei nativi americani, prossimi a diventare esuli nella propria patria, rappresentano il pannello di sottofondo di un racconto romanzato. Nel libro "Il cancello delle stelle - La grande alleanza", scritto da Giuseppe Cerrato, edito da Vozza, uscito nel 2020, l’autore è Stark, giornalista che per una serie di eventi si trova a raccontare l'atto finale della “grande alleanza” finalizzata all’agognata (e mai raggiunta) pace tra gli uomini dalla pelle rossa, rispettosi delle persone e della natura, e gli uomini dalla pelle bianca, lo squallido colore dei loro obiettivi.
Gli indiani, come ama ricordare Giuseppe Cerrato, davano un significato semplice a tutto ciò che vedevano, accessibile a tutti i bambini; quello che noi non riusciamo a fare neanche con un milione di parole. In loro c’era sentimento di rispetto per la natura. Noi occidentali abbiamo sempre pensato solo al profitto. Volevano comprare le terre degli indiani, perché doveva passare la ferrovia, perché dovevano estrarre l’oro. Un capo indiano chiedeva in una lettera al presidente degli Stati Uniti come fosse possibile comprare l’odore dell’erba del mattino, la rugiada, il rumore del ruscello.
“Il cancello delle stelle” è il passaggio di tanti altri popoli che possono esistere nel creato. E magari ci sono tanti altri popoli che si sono comportati meglio di noi. Chi merita di passare questo cancello? Così diceva il Grande Spirito. La risposta: solo quelli lì che riescono a vivere in pace con i propri simili.

Lo scenario, magistralmente scelto dal regista, si è poi spostato sulle panchine intorno alla piazzetta della Villetta.
Qui, Cerrato, rispondendo alle domande di un informatissimo intervistatore, ha spiegato che egli è stato anche attore, paracadutista e subacqueo. Insomma, una marea di passioni.

La parte finale dell’intervista è davanti ad un gustoso caffè al gazebo del bar in villetta.
Qui Peppe è ritornato su Bobby Solo, ricordando il concerto con lui tenuto nell’ambito della festa alla Rotonda negli anni ’80, nonché l’aiuto da egli ricevuto in un momento di salute molto difficile.

Perché “Ronliapord”? L’ intervistatore non vedeva l’ora di domandarglielo e lo ha fatto.

E, per finire, i programmi futuri di Giuseppe Cerrato, uno che vive sulle ali dell’emozione e dell’ispirazione. Niente di scontato. Musica e libri, si vedrà. Per un artista non esiste mai nulla di scontato. 

©Corriere di San Nicola
(intervista di Nicola Ciaramella; riprese e regia video di Biagio Pace)