Inaugurata la nuova stagione della Terra dei Fuochi…

L’estate si è fatta attendere quest’anno; pare che i cambiamenti climatici abbiano stravolto le stagioni. Ma nella Terra dei Fuochi è sempre tempo di roghi tossici.

Sui social e nella vita quotidiana degli abitanti del territorio, persino le voci di protesta sembrano essersi placate negli ultimi tempi. Postare immagini di fuoco e fumo è inutile, come i chilometri di inchiostro che alcuni media (compreso il Corriere di San Nicola) da anni consumano.

Tutto è e resta uguale. Tutti gli anni, tutto l’anno. In estate, forse, si prova ad aprire le finestre e a stare un po' di più all’aria aperta (un diritto in uno Stato normale). Quindi, solo allora ci si accorge che l’aria è irrespirabile e che la nostra terra è un malato terminale e noi testimoni della sua e della nostra lenta, atroce agonia.

Se fosse un marchio di alta moda, diremmo che la Terra dei fuochi ha lanciato la nuova stagione Primavera-Estate.

Cosa dire di nuovo allora, per inaugurare un’altra estate di fuoco?
Wikipedia ci dice che “Terra dei fuochi è un'espressione degli anni 2000 per indicare una vasta area, che si estende in Campania, a cavallo tra la provincia di Benevento e la provincia di Caserta, in relazione all'interramento di rifiuti tossici e rifiuti speciali, alla presenza di numerose discariche abusive sparse sul territorio e all'innesco di numerosi roghi di rifiuti, che diffondono diossina e altri gas inquinanti nell'atmosfera”.

Per rinfrescarci ancora la memoria, l'espressione Terra dei fuochi apparve per la prima volta nel 2003, quando fu usata nel Rapporto Ecomafie di quell'anno curato da Legambiente. In seguito è stata utilizzata dallo scrittore napoletano Roberto Saviano nel libro Gomorra, come titolo dell'undicesimo e ultimo capitolo.

Per alimentare la nostra cultura al riguardo potremmo pensare agli effetti che gli agenti inquinanti hanno sulla nostra salute. La diossina, ad esempio, un agente altamente tossico, deriva da processi di combustione (incendi, roghi, emissioni di gas dei vulcani) oppure incenerimento dei rifiuti o processi di produzione industriale.

Secondo recenti ricerche, gli pneumologi hanno lanciato un allarme: le malattie respiratorie sono in forte aumento e riducono l’aspettativa di vita.

Le ricerche analizzate, afferma una società scientifica, mostrano un forte legame tra inquinamento, ricoveri e mortalità per malattie respiratorie. Secondo gli studi, l’esposizione cronica al particolato Pm10 aumenta di 2,96 volte il rischio di sviluppare Bpco; quella al Pm 2.5 fa crescere di 2,25 volte il rischio di rinite e di 4,17 volte quello di espettorato cronico.
L’inquinamento si traduce in ictus, infarti, ipertensione, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale, tromboembolismo venoso, tumori polmonari ed altre patologie simili.

La terra dei fuochi è un cantiere sempre aperto, un campo minato, un vero campo di battaglia. La letteratura, gli articoli e le inchieste giornalistiche sono milioni ormai. Le ultime notizie, ad esempio, parlano di “maxi-multe”, “blitz sul litorale”, “rifiuti sequestrati”, “Action Day”…

L’inquinamento e la diossina, le polveri sottili arrivano anche dallo smog delle auto, dagli allevamenti intensivi, dagli sprechi, dal fumo e da stili di vita poco consapevoli. Se siamo impotenti contro i roghi, almeno possiamo cercare di salvare il salvabile con i nostri comportamenti? Magari tutta questa cultura avrebbe un senso e uno scopo.

Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola

Fonte immagine: profilo facebook Raffaele Pacilio