«Mensa scolastica: sceneggiatura da horror “made in San Nicola la Strada”»

LA POSTA DEI LETTORI

 

«Lunedì 6 novembre è iniziata la refezione scolastica, genitori sul piede di guerra per l’esito del nuovo bando. Al via tra forme di protesta e incremento della vigilanza sulla qualità dei pasti.

San Nicola la Strada - “Si accettano miracoli”. Questo titolo apparirà familiare agli amanti del cinema comico targato Alessandro Siani, e da qualche mese si può dire che accomuna in un certo qual modo i cittadini di San Nicola la Strada a quelli di Rocca di Sotto. Con la differenza che a compiere il fantomatico “miracolo” non sia stato il Santo Patrono della nostra cittadina come invece il San Tommaso del film, ma “una serie di sfortunati eventi” che si sono palesati con l’ultimo bando relativo alla refezione scolastica, degni di un copione che farebbe invidia ai migliori sceneggiatori cinematografici, questa volta però del genere horror. Con la differenza che in questo caso il pubblico non è composto da teenagers in sala con in mano popcorn e coca cola, ma dalla cittadinanza e dai genitori inferociti per lo sviluppo della vicenda. I quali non solo non hanno riso per nulla, ma che stavolta non hanno alcuna intenzione di stare a guardare tenuti buoni da promesse che non verranno mai mantenute.

La trama - Ma andiamo con ordine. La ragione dell’agitazione è che il servizio di refezione scolastica verrà garantito anche per il prossimo biennio dalla stessa azienda (stavolta in compartecipazione), che si è resa protagonista tra il malcontento generale del medesimo servizio negli ultimi anni. Malcontento di cui era ben a conoscenza l’amministrazione, committente del bando, in quanto l’argomento è stato più volte oggetto in un passato più o meno recente di incontri tra rappresentanti dei genitori, Sindaco e dirigenti scolastici al fine di affrontare le note criticità relative alla qualità dei pasti. Il tutto supportato sia da numerose relazioni negative trasmesse del comitato mensa (organismo di vigilanza dei genitori), sia da controlli eseguiti dagli stessi organi comunali nei luoghi e nei tempi preposti. Con questi ingredienti a comporre la brodaglia (mai paragone fu più azzeccato), con la consapevolezza di avere nell’amministrazione comunale un solido alleato in vista dell’imminente scadenza del vecchio bando, la nuova gara d’appalto avrebbe dovuto rappresentare nelle speranze dei genitori il momento cardine per un deciso cambio di rotta, così come promesso più volte. E questo sembrava palesarsi come effettivo risultato ottenuto, almeno fino a qualche mese fa, con una nuova ditta vincitrice. Se non si fosse palesato, appunto, il “miracolo”:

una serie di doppi e tripli salti carpiati a suon di carte bollate e ricorsi vari dei partecipanti, hanno fatto scorrere nuovamente la graduatoria fino a fermarsi nuovamente sullo stesso appaltante degli anni precedenti, scatenando l’incredulità e lo sbigottimento di tutti i futuri fruitori del servizio. La domanda che ne scaturisce appare ovvia e scontata: seppure non si manifesta una responsabilità diretta dell’amministrazione comunale nel risultato della gara, quanto di più si poteva fare per garantire che chi ha svolto un servizio creando malcontento generalizzato, non fosse incaricato a svolgerlo di nuovo? Quali gli strumenti giuridicamente utilizzabili? Il “Punto F” del bando nei requisiti di partecipazione, forse potrebbe rappresentare un utile spunto di riflessione, almeno nel significato delle parole “buon esito”: “Dichiarazione di aver svolto, nel triennio antecedente la data di pubblicazione del Bando di gara, regolarmente e con buon esito, servizi analoghi a quelli oggetto della gara, indicando i committenti pubblici e/o privati”.

La protesta - Il mondo dei social, oggi assolutamente non trascurabile, rappresenta il termometro delle reazioni dei genitori di quei bambini che hanno scelto di consumare il pasto a scuola, sposando un piano di offerta formativa completo, ma che non hanno alcuna intenzione di accettare quanto visto (e assaggiato) in passato. Ragion per cui, al di la dei semplici post di protesta, una folta rappresentanze degli stessi ha deciso di correre ai ripari, percorrendo due strade. La prima in collaborazione con i dirigenti scolastici dei vari plessi, al fine di incrementare i controlli del comitato mensa (rendendoli addirittura quotidiani), con una serie di altre misure finalizzate ad una vigilanza stringente sulla qualità e sul rispetto delle misure igienico-sanitarie e tracciabilità. La seconda, più diretta, che si è concretizzata a partire da lunedì 6 novembre, primo giorno di refezione scolastica, quando un nutrito gruppo di genitori ha deciso di non acquistare i ticket mensa, ed in presenza dell'Assessore alla scuola Maria Natale ha iniziato a ritirare i bambini dalle classi prima del pasto, affinché non partecipassero alla refezione per un determinato numero di giorni o finché non sarà ritenuto necessario. Un segnale forte, certo. Lanciato soprattutto all’amministrazione da cui una parte dei genitori si è sentita tradita. Ma anche alla ditta che si occuperà dei pasti: la salute dei bambini e la sicurezza alimentare, da quest’anno, non è più barattabile».

Vincenzo Mugione, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
8/11/2023

©Corriere di San Nicola 

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