La trasformazione che tutti quanti stiamo già aspettando

A quando quella "svolta epocale" di cui tutti, cittadini e istituzioni, avremmo impellente necessità?
-di Olimpio Guerriero-



Ezio Bosso amava ripetere: ”Perché il domani, quello col sole vero, arriva / e dovremo immaginarlo migliore, per costruirlo!

Da qualche tempo, di fronte a una tragica successione di eventi, prima la pandemia quindi la guerra tra Russia e Ucraina e poi il conflitto israelo-palestinese, una delle espressioni che più frequentemente ricorre è “nulla sarà più come prima”…      

Ma, può davvero bastare un evento storico, per quanto altamente drammatico, a “cambiare tutto”?

Purtroppo è sotto i nostri occhi che per “cambiare” ancora non bastano gli 8 milioni e mezzo di malati che muoiono ogni anno per il cancro, né i 40 milioni di persone che muoiono per la fame (75% della mortalità generale), e neanche i 7 milioni di abitanti che perdono la vita per l’inquinamento atmosferico, né le centinaia di migliaia di persone che continuano a morire per le 35 guerre attive nel mondo, o le tante vittime di migrazioni forzate, povertà, miseria, neppure il miliardo di bambini denutriti e senza futuro …! (The Lancet, OMS 2019).

E quindi … continua ancora a tardare la svolta epocale di cui tutti, cittadini e istituzioni, avremmo impellente necessità.

Forse quella svolta davvero radicale che realizzi l’attesa che effettivamente “nulla rimanga più come prima”, la speranza di un tempo nuovo, può nascere solo dalla riscoperta di uno spazio interiore in ognuno di noi connesso verso tutti gli altri, nessuno escluso, nella consapevolezza della debolezza intrinseca dell’Esistenza, avendo ormai chiaramente sperimentato le distanze che ci separano dal paradiso terrestre!

Ma una svolta così, per potersi realizzare compiutamente, richiede qualcosa d’altro e di ben diverso rispetto a un Trattato di pace o al PNRR Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
E’ indispensabile a nostro avviso, andare a riscoprire il valore di alcune virtù un po’ desuete e in larga parte ignorate.
Mi vengono allora in mente, perché ispirate alla nostra Cultura ed appartenenti alla nostra Storia, una serie di testimonianze, storie, atti e immagini che ritengo esemplari:

-l’umanesimo liberale di Erasmo da Rotterdam quando dichiarava la sua avversità alla guerra, quando apostrofava Giulio II, a Bologna con la spada nel pugno, come “alter deus … che si atteggia a Cesare” o quando stigmatizzava il suo successore, Leone X, come “peste della cristianità”. Il 19 gennaio 1543 a Milano gli scritti di Erasmo bruceranno con quelli di Lutero. (Giulio, S. Seidel Menchi, Einaudi 2014);

-il coraggio di Lutero, “cinghiale nella vigna del Signore”, che dichiarava papa e cardinali “colpevoli di rubare i frutti del sudore alla povera gente in favore di milizie, bombarde e cavalli” (Discorsi a tavola, D. Cantimori, Einaudi 1969);

-l’arditezza di Galileo nell’invitare il cardinale, poi dichiarato santo, Roberto Bellarmino al telescopio allo scopo di esaltare la teoria copernicana in contrasto con la teologia agostiniano-tomistica  (Qualità, quantità e altre categorie della Scienza, David Lerner, Boringhieri 1977); 

-la franchezza consapevole di Haydn nel comunicare ad Estherazy l’intenzione di comporre e suonare al di fuori della corte, ricevendo in risposta un “calcio nel sedere” e l’ordine di lasciare subito il castello di Eisenstadt (Storia della Musica, Società Italiana di Musicologia, EDT 1977);

-l’umiltà di Bach allorché si reca a piedi da Lipsia a Lubecca per incontrare Buxtehude, il più grande organista dell’epoca, ma, pur affascinato dalla sua arte, rifiuta sua figlia in sposa e il titolo di maestro di cappella;

-il non conformismo di Chopin per le ripetute “dissonanze che oltrepassano i limiti della convenienza” inutilmente fattegli rilevare dall’amico Fontana come inopportune nel contesto alto-borghese-aristocratico: per decenni le dissonanze dell’incipit della Prima ballata furono trasformate, per opportuno conformismo, in prevedibili quarte e seste;

-l’abnegazione di Virkow che, nello scontro con Bismarck, rifiuta di essere reintegrato nella Cattedra di Patologia dell’Università di Berlino per potersi meglio occupare di Medicina sociale;

-la coerenza di Toscanini quando, la sera del 15 maggio 1931 nel Teatro comunale di Bologna, aggredito e schiaffeggiato da gerarchi del regime si rifiuta di dirigere “giovinezza” e l’inno reale (Lo schiaffo a Toscanini in Fascismo e cultura a Bologna, L. Bergonzini, Il Mulino 1991);

-l’anelito alle libertà democratiche di Solženicyn nonostante decenni di lavori forzati, esilii ed un subìto tentativo di avvelenamento (Una giornata di Ivan Denisovič, Garzanti, Milano 1963; Il cervo e la bella del campo, Una candela al vento, Einaudi 1970);

-la determinazione di Robert Kennedy, quando il 18 marzo 1968 nell’università del Kansas, affermò che “… il PIL misura tutto eccetto quanto rende la vita degna di essere vissuta”;

-la compassione del Samaritano nella sua azione profondamente umana, libera, solidale e gratuita (Luca 10, 25-37);

-il coraggio del medico bielorusso Bandazhevsky nel denunciare i danni subiti dai bambini dopo Chernobyl, nonostante la repressione del regime;

e ancora

-il sacrificio di Giordano Bruno, Giacomo Matteotti, Salvo D’Acquisto, dei ragazzi della Rosa Bianca, di Dietrich Bonhoeffer (Chiesa confessante), Simone Weil, Etthy Illesum, Mahtma Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela;

e

-la generosità di innumerevoli operatori di giustizia e di pace che hanno testimoniato ed agiscono quotidianamente, nel silenzio e nel travaglio delle proprie coscienze…

Questi sono solo alcuni esempi concreti di tante scelte coraggiose su cui riflettere, scelte che talvolta hanno rappresentato autentiche “Dissonanze”, realizzate con la piena convinzione che “non c’è prezzo per un’idea”.

Ma anche oggi per realizzare un vero cambiamento l’unica strada è il coraggio di mettere in campo i nostri valori umani più profondi e veri, e la forza di difenderli, andando oltre i tanti “limiti della Convenienza”.

Solo così sarà possibile sperare in un futuro migliore, in cui se non tutto, almeno molte delle storture pregresse … non saranno più come prima!

Olimpio Guerriero
-Primario Chirurgo
-Già Dirigente della Struttura Complessa di Chirurgia Generale, d’Urgenza e P.S. dell’Ospedale AGP di Piedimonte Matese - ASL Caserta Uno