PER NON ESSERCI NEL “DAY AFTER” ...

Ultima possibilità per 200.000 cittadini che invocano le istituzioni per non ammalarsi di tumore da discariche...Il consiglio comunale di Caserta si pronuncia sul “maledetto” protocollo che probabilmente raderà al suolo la conurbazione più infestata e puzzolente d’Italia...



Caserta, lunedì 5 marzo: tutto pronto a Palazzo Castropignano per la tanto attesa riunione del consiglio comunale con all’ordine del giorno la questione della discarica Lo Uttaro. Finalmente la gente potrà assistere al dibattito su un fatto essenziale per il futuro della conurbazione più puzzolente d’Italia, dove200.000 abitanti, compresi il sindaco Petteruti ed il Presidente De Franciscis in persona, hanno serie possibilità di ammalarsi di tumore per gli effetti nefasti della costruenda  mega discarica da 450.000 metri cubi, qualcosa come tre grattacieli da 120 piani ciascuno.

Si deciderà, insomma, se il protocollo Petteruti-Bertolaso-De Franciscis debba essere confermato con tutte le disgrazie ad esso connesse in materia ambientale. Sul tema sono già in atto denunce e segnalazioni alla magistratura per gravi irregolarità. Molte le associazioni ambientaliste e i partiti politici che hanno chiamato alla mobilitazione generale i cittadini dei comuni interessati (Caserta-San Nicola la Strada-Maddaloni e San Marco Evangelista). In ordine di tempo, ecco l’ultimo appello prima del probabile...The day after...

Il Comitato Civico per l’Emergenza Rifiuti, costituito, come noto, dalle maggiori associazioni presenti in campo nazionale, movimenti locali e diverse migliaia di semplici cittadini presenti e attivi nel territorio della provincia di Caserta, ha trasmesso al presidente del Consiglio comunale di Caserta e all'assessore provinciale all'ambiente un corposo dossier dal quale si evince, in modo inequivocabile, come i decisori politici, nel sottoscrivere il protocollo d'intesa dell'11 novembre 2006 con il Commissario di Governo per l'Emergenza Rifiuti, Bertolaso, siano stati indotti ad errore in quanto al sindaco di Caserta e al Presidente della Provincia non sono stati forniti tutti gli elementi di conoscenza per effettuare una scelta serena e obiettiva sulla localizzazione della discarica”.

Lo dice, in una nota inviata alla stampa, il responsabile di Legambiente (e membro stesso del comitato) Giuseppe Messina, che, “considerata la gravissima situazione che si è venuta a creare e considerato che esistono da tempo diverse alternative tecnicamente adeguate” annuncia altresì che “il Comitato ha trasmesso al Presidente del Consiglio anche una proposta di ordine del giorno da sottoporre all'attenzione dei consiglieri comunali chiamati ad affrontare la questione relativa al protocollo d'intesa nel consiglio comunale di lunedì 5 marzo.

Si auspica” -conclude Messina- “che da parte delle autorità preposte si svolga una riflessione pacata e responsabile su tutta la vicenda e si rimettano le questioni nel giusto canale della legalità e della trasparenza”.

Ecco la lettera (indirizzata all’assessore all’ambiente, al presidente del consiglio comunale di Caserta e alla stampa) con cui il Comitato ha accompagnato la trasmissione del dossier:

 

«Il Comitato Emergenza Rifiuti, organismo cui fanno parte le maggiori associazioni ambientaliste presenti sul territorio nazionale, da comitati locali, associazioni operanti nel campo sociale, singoli cittadini, sindacati, ecc. invita codeste istituzioni a riconsiderare la scelta della localizzazione della discarica in località Lo Uttaro a Caserta.

Riteniamo che i sottoscrittori del protocollo dell'11 novembre 2006 siano stati indotti ad errore e non gli siano stati forniti elementi sufficienti per decidere con la dovuta consapevolezza e serenità d'animo.

Il dossier che qui trasmettiamo vuole squarciare il velo di un inganno e del pericolo che sovrasta le nostre popolazioni e un ambiente giunto ad un punto di degrado di non ritorno. Le scelte sciagurate e interessate di questi mesi potrebbero compromettere in ogni senso il naturale rapporto istituzionale fra cittadini e loro rappresentanti.

Non si tratta del solito movimento localista che dice: “Non nel mio giardino”. La società civile casertana si dichiara disponibile a partecipare ad ogni processo decisionale per superare lo stato di emergenza funzionale, dopo 13 anni, solo alla camorra e agli affaristi dentro e fuori le istituzioni.

La piattaforma che viene presentato all’interno del dossier vuole costituire una solida base di discussione e di confronto, sapendo che la nostra testimonianza intende rafforzare le istituzioni e aiutarle in questo momento di grave disagio e confusione.

Giacché in politica, così come nella vita di tutti i giorni, contano i fatti, al signor presidente del consiglio comunale con la presente, viene trasmessa, inoltre, una proposta di ordine del giorno da sottoporre all’attenzione del consiglio comunale in occasione della riunione odierna. Si ringrazia per l’attenzione. Caserta, 05 marzo 2007. Per il Comitato, Prof. Francesco BERNIERI».

Ed ecco, infine, la proposta che si chiede di inserire all’Ordine del Giorno del consiglio comunale:

«Il Consiglio Comunale di Caserta in ordine alla grave e persistente crisi in ordine allo smaltimento dei rifiuti:

PREMESSA

Nel 1993 un folto gruppo di amministratori comunali della provincia di Caserta, coordinati da Legambiente presentarono un voluminoso dossier all’allora ministro dell’ambiente, denunciando che il settore rifiuti era in mano alla camorra; la stessa in accordo e cointeressenza di industriali del nord, aveva fatto della provincia di Caserta il luogo privilegiato per lo smaltimento illecito di rifiuti tossici e industriali, oltre al business dei rr.ss.uu.

Fu chiesto, pertanto, al fine di dare definitiva e corretta soluzione alla problematica in parola, con enormi risvolti di natura ambientale e socio-economici:

-Il commissariamento della Regione Campania in materia di rifiuti;

-L’approvazione di un piano regionale per il ciclo dei rifiuti fondato sul principio del recupero delle risorse e quindi della raccolta differenziata;

-L’istituzione di consorzi pubblici per la gestione del ciclo dei rifiuti e la requisizione di tutti gli impianti privati;

-La verifica sanitaria e la bonifica dei siti inquinati.

L’allora amministrazione comunale di Caserta, allo scopo di supportare l’azione del Commissario di Governo, prefetto Improta, permise la realizzazione di una discarica in località Uttaro e chiese la possibilità, previo verifica tecnica-scientifica e sanitaria, di realizzare un impianto consortile di compostaggio sul proprio territorio, proponendo inoltre:

-Una specifica struttura che si occupi esclusivamente della raccolta differenziata dei rifiuti;

-La provincializzazione dello smaltimento dei rifiuti;

-L’introduzione di un  ristoro per quelle comunità che ospitassero un impianto di smaltimento;

-Il recupero della frazione organica con la massiccia costruzione di adeguati impianti di “compost di qualità”;

-Il recupero degli inerti per limitare l’attività estrattiva e recuperare delle risorse, valutate in oltre 4 milioni di tonnellate anno, corrispondenti al 40% circa del quantitativo di materiale calcareo estratto in Campania.

Il Commissario di governo istituì il Gruppo Tecnico di Diagnostica, formato da rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, del Servizio Geologico Nazionale, dell’ENEA, dell’Istituto Superiore della Sanità e dal Gruppo operativo che operava in ogni provincia della regione.

La richiesta del comune di Caserta, di realizzare un impianto sul territorio comunale, non potè essere soddisfatta (1996) in quanto, anche dopo sopralluogo aereo, non vennero individuati siti adeguati così come per i territori di S.Nicola La Strada e di San Marco Evangelista. Vennero, invece, individuati ben tre siti nel territorio del comune di Maddaloni e due in quello di Marcianise.

L’Amministrazione Provinciale di Caserta, inoltre, con un atto unitario (unico dall’unità d’Italia ad oggi!) di tutti i comuni della provincia rappresentati dai quattro consorzi obbligatori, approvò il Piano Provinciale per lo smaltimento dei rifiuti che, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania nel luglio del 1997, divenne legge.
LA SITUAZIONE ATTUALE

In Campania, dopo 13 anni di Commissariato Straordinario e lo spreco di circa 1000 milioni di euro, si continua a vivere di emergenza “straordinaria” con cumuli di immondizie per le strade e improvvisate discariche a cielo aperto, mentre i rischi di epidemie si sommano ai danni creati dall’inquinamento di rifiuti tossici seppelliti ovunque e provenienti da tutta Italia.

La scelta commissariale di preferire lo smaltimento dei rifiuti attraverso l’incenerimento degli stessi oltre ad essere tecnicamente, economicamente, scientificamente e dal punto di vista della salute pericolosa e devastante si prefigura come atto illecito che ha stravolto la volontà delle comunità locali, impedendo in concreto di effettuare la raccolta differenziata e reiterando il malcostume di violazione della normativa comunitaria, mantenendo, di fatto, nelle mani della camorra il controllo del territorio e del settore dei rifiuti nella Regione Campania.

Mentre oggi si “celebra” la raccolta differenziata e il rispetto della legalità:

-si tenta di realizzare una discarica a S.Nicola La Strada;

-si vuole costruire un inceneritore a Santa Maria La Fossa;

-si vuole intervenire a Marcianise su siti non indicati a suo tempo dalla stessa struttura tecnica del Commissario Prefettizio (questione Ecobat);

-si è indebolita la capacità di contrasto dello Stato nei confronti della camorra che continua ad inquinare il territorio con rifiuti provenienti da ogni parte.

QUESTO DISARMO GENERALIZZATO DELLA POLITICA E DELLE ISTITUZIONI DEVE ESSERE FERMATO

La struttura commissariale si è resa responsabile di un’emergenza che dura da 13 anni:

-per aver puntato esclusivamente sulla realizzazione dei CDR e degli inceneritori (chiamati in Italia “termovalorizzatori”);

-per non aver costruito gli impianti per il recupero e valorizzazione della frazione umida;

-per non aver favorito massicciamente la raccolta differenziata;

-per non aver sollecitato la costruzione di impianti per il recupero e il riciclo degli inerti;

-per aver escluso dalle decisioni le comunità locali;

-per avere delegittimato gradualmente i consorzi obbligatori (che si sono trasformati in poco tempo luoghi di affarismo, di clientelismo e di illeciti affari) e di non aver esercitato gli adeguati controlli.

In questo quadro, si ritiene di particolare gravità il protocollo d’intesa sottoscritto dall’Amministrazione provinciale, il Comune di Caserta e il Commissario di Governo per l’Emergenza Rifiuti nella Regione Campania l’11 novembre 2006 che si articola su una linea di illegalità, di incompetenza e ignoranza di provvedimenti dello stesso Commissario di Governo, che va contro gli interessi della comunità locale (si confrontino le condizioni poste dall’A. Comunale per realizzare la discarica a Caserta nel 1995 e quelle, invece, accettate dal sindaco di Caserta nel 2006). Esso aggrava, inoltre, una situazione insostenibile sul piano ambientale e sanitario dei comuni di Caserta, San Nicola e San Marco Evangelista. Per lo stato di degrado di tutta l’area, la stessa Giunta Regionale, approvando con delibera n.711 del 13/06/2005 il Piano Regionale di Bonifica dei Siti Inquinati della Regione Campania (B.U.R.C. del 9 settembre 2005) ha dichiarato l’area Uttaro Sito di Interesse Nazionale, dove l’unica attività consentita, previa Valutazione di Impatto Ambientale, è la messa in sicurezza e la bonifica. Vale la pena precisare e ricordare che detto Piano è stato congiuntamente definito dal Commissario di Governo per l’Emergenza Bonifiche e la Tutela delle Acque e l’Assessorato Regionale all’Ambiente.
CONSIDERATO

-che la salute è un diritto inalienabile riconosciuto e sancito dalla Costituzione italiana;

-che l’Unione Europea ha avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia per le sovvenzioni che con le bollette Enel alla voce A3 per le fonti rinnovabili dovrebbero essere destinate alle energie pulite come il solare, l’eolico, il fotovoltaico e, invece, sono utilizzate in gran parte per costruire inceneritori dei rifiuti, raffinerie, ecc. che, invece, inquinano;

-che se lo Stato (contrariamente agli altri paesi europei) non intervenisse con sovvenzioni per rendere spendibile sul mercato l’energia prodotta dai termovalorizzatori non ci sarebbe alcun interesse a costruirli;

-che ormai non esiste alcun dubbio a livello scientifico: le nanoparticelle (pm inferiore a 2,5) sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili e non esistendo filtri in grado di bloccarle, una volta penetrate nell’organismo, restano dentro di noi a vita, come una piccola bomba ad orologeria;

-che esistono tecnologie alternative già utilizzate anche in Italia (ad es. trattamento a freddo) che, affiancate ad una raccolta differenziata spinta (porta a porta), riescono ad eliminare i rifiuti residui non riciclabili con un impatto ambientale molto basso e più controllabile;

-che è riconosciuto come la raccolta differenziata e il riciclaggio sono l’unica strada che può risolvere definitivamente il problema dei rifiuti, creando ricchezza e occupazione, nel pieno rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini;

-che, vista la realtà in cui opera il settore dei rifiuti in Campania (presenza della camorra e controllo del territorio da parte della malavita organizzata, appare imprescindibile l’affidamento in mano pubblica del ciclo dei rifiuti.

OCCORRE RISTABILIRE LE CONDIZIONI DI LEGALITA’

consentendo ai cittadini, ai comitati, associazioni, ecc. di intervenire nei processi decisionali e ai decisori politici di assumersi più serenamente le loro responsabilità per risolvere un problema che non è tecnico ma che trova nelle scelte errate strumentali posizioni che favoriscono la camorra e gli affaristi.
Il CONSIGLIO COMUNALE

CHIEDE

AL COMMISSARIO DI GOVERNO

-Di invertire la strategia per la risoluzione dell’emergenza rifiuti in Campania, favorendo la costruzione di impianti per il recupero dai rifiuti urbani e mercatali della frazione umida, che costituisce il vero problema igienico-sanitario del ciclo dei rifiuti e può rappresentare, invece, una forte spinta per la fertilizzazione dei terreni campani e l’agricoltura della nostra regione. In tale direzione il Comitato propone la sottoscrizione di un protocollo di intesa tra il Commissariato e le Organizzazioni professionali degli agricoltori per definire tempi e modalità di uno specifico intervento su tale fondamentale questione.

-Di revocare il protocollo d’intesa sottoscritto in data 11 novembre 2006 che destina nel comune di Caserta l’ennesima discarica e concordare con l’A.P. il piano di bonifica dei siti inquinati a partire da quelli che insistono tra i comuni di Caserta, S.Nicola La Strada e San Marco Evangelista nell’ambito del Piano Regionale di Bonifica dei Siti Inquinati;

-Di attivare un adeguato organismo tecnico-amministrativo per supportare i comuni campani e vigilare circa il rispetto dell’O.P.C.M. del 9 febbraio 2007 (G.U. n.38 del 15/02/07) che prescrive all’art.5 l’obbligo di avvalersi, in via esclusiva, per lo svolgimento del servizio di raccolta differenziata, dei Consorzi istituiti con L.R. 10/02/1993, n.10;

-Di tenere conto, per la scelta di siti adeguati, dei numerosi documenti tecnici già esistenti presso il Commissario di Governo come, ad esempio, le conclusioni del Gruppo Tecnico di Diagnostica o il Piano Provinciale per il recupero delle cave abbandonate abusive e dismesse nella Provincia di Caserta, approvato e legge già dal febbraio del 2003;

-Di ricostituire il Gruppo Tecnico di Diagnostica, formato da rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, del Servizio Geologico Nazionale, dell’ENEA, dell’Istituto Superiore della Sanità, della Seconda Università di Napoli e da un tecnico nominato dalla comunità locale individuata per la localizzazione di un qualsivoglia impianto di smaltimento rifiuti, allo scopo di avere la massima garanzia scientifica riguardo a decisioni da intraprendere sulla localizzazione di impianti per lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti.

AL PRESIDENTE DELLA REGIONE

-Il rispetto dell’art. 52 comma 56 della Legge Finanziaria 2002 (L. 28 dicembre 2001, n. 448) che prevede che le regioni adottino le disposizioni occorrenti affinché i soggetti pubblici, o a prevalente capitale pubblico, utilizzino materiali riciclati in misura non inferiore al 30% del fabbisogno;

-L’istituzione di un fondo di rotazione per finanziare giovani imprenditori che intendono realizzare stabilimenti per la lavorazione del materiale recuperato dagli impianti pubblici o dalle attività edilizie (inerti).

AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA

-Vista la comprovata relazione tra inceneritori e aumento dei tassi di incidenza e mortalità per tumore e considerato che già a causa dell’alto livello d’inquinamento e il basso livello della qualità della vita hanno ridotto di ben due anni l’aspettativa di vita per gli abitanti della Regione Campania rispetto al resto del Paese, il Comitato chiede una inequivocabile presa di posizione dell’A.P. contro l’insediamento di inceneritori o termovalorizzatori, come dir si voglia, sul territorio della provincia di Caserta a favore di tecnologie a basso impatto, che recuperino le risorse e che non siano pericolosi per la salute come, ad esempio i sistemi meccanico biologici del trattamento dei rifiuti;

-Di istituire un tavolo di lavoro con una task force per il perfezionamento del Piano Provinciale del Ciclo Integrato dei rifiuti esistente già approvato nel 1997 attivando gli organismi partecipativi (associazioni ambientaliste, comitati, ecc.) e di porre in essere le misure volte ad assicurare l’informazione e la partecipazione dei cittadini in conformità ai principi della “Carta di Aalborg”, approvata anche dall’Italia, già dal 27 maggio 1994;

-Azzeramento di ogni scelta commissariale sul territorio della provincia a partire dalle localizzazioni di impianti definitivi quali quelli di Pignataro Maggiore e Santa Maria La Fossa;

-Di istituire i Forum Agenda 21 permanenti aperti a tutti i soggetti interessati e coinvolti dal processo di sviluppo e dalla sostenibilità ambientale, sociale, economica del territorio con funzioni di consultazione e di validazione dei Piani di Azione;

-Di attivare un’apposita struttura per supportare i comuni nell’elaborazione del piano finanziario previsto dall’art. 8 del D.P.R. 158/99 ai fini della determinazione della tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani.

IL CONSIGLIO COMUNALE DI CASERTA

IMPEGNA LA GIUNTA COMUNALE

-A revocare il protocollo d’intesa che destina in località Uttaro una discarica e concordare con l’A.P. e i comuni interessati il piano di bonifica dei siti inquinati a partire da quelli che insistono tra i comuni di Caserta, S.Nicola La Strada e San Marco Evangelista nel rispetto del Piano Regionale di Bonifica dei Siti Inquinati;

-A partecipare ai processi decisionali per l’insediamento degli impianti definitivi, qualora il territorio comunale fosse giudicato idoneo, senza strumentalizzazioni ma con la consapevolezza della gravità della situazione e nella prospettiva di fare un territorio migliore e più vivibile;

-Ad elaborare entro l’anno il piano finanziario previsto dall’art. 8 del D.P.R. 158/99 ai fini della determinazione della tariffa del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani e passare così dall’iniqua tassa sui rifiuti solidi urbani (TARSU) alla tariffa basata sull’effettiva produzione di rifiuti;

-A procedere subito ad affidare al Consorzio di bacino obbligatorio (ACSA) lo svolgimento del servizio di raccolta differenziata così come stabilito dall’O.P.C.M. 9 febbraio 2007 ed evitare ulteriore danno alle pubbliche finanze così come già contestato al Comune dalla Procura Regionale della Corte dei Conti nel novembre 2006;

-A procedere a breve ad effettuare le gare d’appalto per la pulizia degli uffici comunali e giudiziari e quella per lo spazzamento della città.»