UN PIZZICO DI SAN NICOLA IN LIBANO

Giovane paracadutista sannicolese nella imminente spedizione di pace che la leggendaria Folgore effettuerà nella terra dei cedri


La stragrande maggioranza di loro non erano neppure nati quando nel lontano 1982 bersaglieri e paracadutisti furono immediatamente mobilitati per pacificare i campi profughi di Sabra e Chatila, in Libano, che furono teatro di sanguinose faide in cui persero la vita migliaia di donne, bambini ed anziani. Ora, 25 anni dopo, i paracadutisti della Folgore (nella fattispecie si tratta di oltre 1.500 paracadutisti, di cui 600 del 186° Reggimento di stanza a Siena, 300 dell’8° Reggimento di stanza a Verona, tutti agli ordini del comandante della Brigata Folgore, Generale Maurizio Fioravanti, il prossimo 18 aprile si avvicenderanno con i commilitoni della Pozzuoli del Friuli nell’ambito della missione di peacekeeping “Leonte
2”. Vi resteranno per almeno sei mesi. Un nostro conterraneo è in procinto di partire. “Avevo appena due anni” – ha affermato il ventisettenne paracadutista della Folgore, che non vuole apparire per evidenti ragioni di sicurezza – “quando la Folgore è andata in Libano. Quello che so di quella missione, che fu la prima dalla fine della seconda Guerra Mondiale, me lo hanno raccontato alcuni marescialli ed ufficiali, all’epoca poco più che ventenni. So, ad esempio, che le popolazioni libanesi ci hanno voluto bene sin dal primo momento e spero che anche a distanza di 25 anni il loro affetto nei nostri confronti non sia cambiato”. Il giovane parà di San Nicola la Strada sta terminando la licenza e subito dopo Pasqua raggiungerà i suoi colleghi, molti dei quali sono già giunti nel paese dei cedri per prendere conoscenza con l’area di pertinenza. “Perché hai scelto di fare il volontario nell'E.I.”, gli abbiamo chiesto. “Fin da piccolo” – ha risposto – “ero abituato a vedere la divisa dell’Esercito e le prime missioni all’estero del nostro Esercito hanno contribuito non poco a motivarmi nella mia scelta”. “Ma la Brigata Folgore è stata una tua scelta?”. “Sì, la mia passione per la Folgore è scattata a diciassette anni, è stato amore a prima vista. Mi piace lanciarmi con il paracadute, confrontarmi con me stesso, la vita all’aria aperta, aiutare chi soffre, ma non sono un guerrafondaio. Ho già effettuato una missioni fuori area, in Iraq e rivedo ancora, come fosse oggi, i volti dei bambini e le loro espressioni. Erano tutti bellissimi, purtroppo spesso denutriti ed ai quali mancava di tutto. Quella esperienza mi ha fatto crescere molto, ecco perché ora sono contento di tornare in missione, per poter aiutare chi ha bisogno di noi”. Ecco qua la semplice storia di uno tra i tanti ragazzi della Folgore che è in procinto di partire per il Libano e che, per motivi di sicurezza, non vuole farsi scattare una foto ed ha chiesto di evitare riferimenti particolari. Ci rivedremo al ritorno.

Nunzio De Pinto