LO UTTARO: SOLIDARIETA’ DAL MONDO


Dalla Sicilia alla Francia, un coro di dissensi per come Bertolaso e Co. stanno gestendo la questione rifiuti in provincia di Caserta. Chieste le sue dimissioni



«Fino a quando la politica non si renderà seriamente conto che la scelta di inserire, con funzioni delicate e di responsabilità come quelle annose della gestione dei rifiuti in Campania, all'interno delle Istituzioni Soggetti, pagati dai cittadini tutti, nostro malgrado,   come il Dott. G. Bertolaso, siamo sicuri che la spaccatura tra la politica stessa ed i cittadini sarà sempre più marcata e che tra pochissimo non potrà assolutamente essere colmata.
Ci chiediamo, sommessamente, quale uomo politico si è accorto che proprio per colpa (o forse per fortuna?) di tale superbia ed arroganza la stragrande maggioranza dei cittadini si sta organizzando in gruppi di studio seri, per approfondire temi che ritengono decisivi anche per l'avvenire dei propri figli, impegnandosi per essere pronti a rispondere a qualsiasi attacco di falsa informazione come si tenta di propinare da parte di alcuni soggetti ai cittadini per confondergli il più possibile le idee.
Argomento serio quello dell'informazione, ma questo è un altro problema.
Stiamo assistendo, in questi giorni, con riferimento ai comportamenti del Commissario Bertolaso, ad un esempio fulgido di gestione autoritaria ed arrogante della gestione dei rifiuti in Campania, tema che, come è ovvio, coinvolge tutti i cittadini giorno dopo giorno ed al quale i cittadini stessi porgono una corretta attenzione per le conseguenze che le scelte relative hanno sulla qualità complessiva della loro vita.
E su questo tema pretendono, giustamente, di partecipare alle decisioni che il Dott. G. Bertolaso ritiene di volere e potere imporre sulla base di motivazioni peraltro non sufficientemente chiare e comprensive di tutti gli elementi che intervengono a condizionare le soluzioni del problema.
Non soltanto, ma il Dott. G.  Bertolaso, per di più, si permette di attaccare  non solo il Ministro Alfonso Pecoraro Scanio, ma addirittura ed in più riprese il Vescovo di Caserta , Monsignor Raffaele Nogaro ed il Missionario Comboniano Padre Alex Zanotelli, registrando un quantomeno "strano" assenso  della CEI (ci chiediamo come mai e ci auguriamo di scoprirlo al più presto), con accuse infamanti che leggiamo sui giornali locali (ci auguriamo che siano smentite al più presto o dallo stesso Bertolaso o dai giornalisti che le hanno pubblicate).
Ci si chiede sommessamente, date le parole usate dal Bertolaso in questione che dice di pensare tanto alla nostra salute, se è in grado oltre che di attaccare Uomini della vera Chiesa quali Zanotelli e Nogaro, se ha anche il coraggio di dire come stanno realmente le cose.
Se il Commissario dei rifiuti Bertolaso ha altrettanto coraggio (ed appoggio) nel comunicare alla cittadinanza italiana che è stato informato molto bene da esperti del settore con quali modalità è possibile risolvere il problema, che evidentemente lui, facendo parte del sistema deve risolvere in altro modo: discariche ed inceneritori nei luoghi da lui (solo da lui?) stabiliti.
Questo personaggio, peraltro, ci preoccupa ancora di più quando, leggendo le sue gravi dichiarazioni aggiunge (leggiamo sui giornali) che laddove non gli sarà  permesso di attuare quanto da lui deciso chiamerà in causa l'"Esercito". Ci affidiamo in questo caso al buon senso del Ministro Parisi, perché, per fortuna il Dott. G. Bertolaso non è ancora stato investito del potere di mobilitare autonomamente l'Esercito.
E da qui la differenza tra l'autorità (che ci richiama a ben altri momenti  bui della nostra storia) e l'autorevolezza.
Non è un caso che Padre Alex non abbia alcuna intenzione di rispondere alle accuse di tale personaggio. Non ne ha alcun bisogno.
Ma noi sì.
Chiediamo al Governo le dimissioni immediate dell'attuale Commissario  e di avviare concretamente una vera soluzione del problema rifiuti con l'attuazione del Piano di Gestione Integrata dei Rifiuti; la raccolta differenziata porta a porta: (umido e secco), il riciclo delle merci e dei materiali; riduzione dei rifiuti a monte, la realizzazione di impianti di compostaggio per produrre concime dalla frazione umida dei rifiuti etc., quanto è stato oggetto di confronto e discussione tra lui ed un gruppo di esperti del settore.
Suggeriamo, inoltre, al Dott. G. Bertolaso che si è permesso di dire che i comitati, la cittadinanza e le massime istituzioni religiose già citate stanno dalla parte della illegalità, di essere un po' più cauto su tali argomenti, di prendersi un po' di tempo, di riflettere...giusto giusto il tempo per concludere, doverosamente, con le auspicate sue dimissioni ed andare via.

(Il Comitato civico No! Acquasalata di Siracusa - Fabrizio Ardita Consigliere Provinciale di Siracusa - Casa del Consumatore Siracusa - Centro Sociale La Libertà, Siracusa - Isola delle Femmine per il Coordinamento Comitati Cittadini Siciliani - Comitato Civico contro la Privatizzazione dell’acqua - Gli Indignati di  Agrigento, Campobello di Licata e Licata - La Soglia – Gruppo comboniano di Licata - I Cittadini Invisibili Ragusa - Giovanni Iacono capogruppo Italia dei Valori Ragusa - Collettivo Migranti di Catania e Ragusa - Rete Regionale Siciliana Rifiuti Zero - Consiglia Salvio, Napoli)»


Dal quotidiano francese Le Monde

«Les mines d'ordures de la Camorra

Les habitants de Lo Uttaro, une localité au sud de Caserte, sont amers. Dans les prochains jours, la gigantesque décharge d'ordures installée sur la commune, où sont déjà enfouis des centaines de milliers de mètres cubes de déchets, va reprendre du service. Le site était fermé depuis 2001 en raison de "risques majeurs pour l'environnement". Le voilà à nouveau réquisitionné pour répondre à "l'urgence déchets" déclenchée dans la région de Campanie.

Sans parler des rues de Naples, régulièrement jonchées de tas d'ordures, tout l'arrière-pays napolitain, de Salerne à Caserte, est une gigantesque poubelle. L'entrée de nombreuses localités se fait entre deux haies de détritus. La campagne est piquetée de décharges sauvages d'où s'élèvent des fumerolles suspectes. Au milieu des vergers en fleurs, en bordure de zones habitées, parfois m’me autour des bâtiments historiques, c'est partout le m’me spectacle de sacs d'ordures éventrés, de réfrigérateurs hors d'usage ou de vieux pneus.

"Fin avril, il y aura au total un million de tonnes de déchets abandonnés dans la nature, mis dans des lieux de stockage temporaires ou enfouis "sous le tapis". Si rien n'est fait, la situation va devenir explosive. Avec l'arrivée des fortes chaleurs, des risques d'épidémie sont à craindre", prévient Guido Bertolaso, le commissaire extraordinaire chargé par le gouvernement de la gestion des déchets dans la région. Nommé le 9 octobre 2006, il se trouve confronté au m’me casse-t’te que ses prédécesseurs : il y a quatorze ans que la récolte des ordures est sous administration spéciale dans la région napolitaine. Sans aucun résultat. D'autant qu'elle se heurte à la puissante influence de la Camorra, la mafia locale, qui gère les déchets depuis des décennies.

Chaque jour, la Campanie produit 7 300 tonnes de déchets, soit 2,8 millions de tonnes en 2006. "Autant que les cinq régions limitrophes réunies", précise Guido Bertolaso.
Mais cette collectivité territoriale de six millions d'habitants est bien incapable de les traiter. L'unique décharge officiellement ouverte sera saturée dans quelques semaines, et l'incinérateur construit sur la commune d'Acerra n'entrera en fonction qu'au mois d'octobre. Un second est prévu, mais les travaux n'ont pas commencé. Sur les douze sites de compostage programmés, un seul fonctionne.
De plus, les huit centres de traitement des ordures (CDR), victimes d'"erreurs de conception", sont en attente d'une complète restructuration.
Les déchets urbains qu'ils "traitent", compactés dans d'énormes balles en plastique, sont impossibles à éliminer. "On ne peut pas les brûler car le tri entre rejets secs et humides n'a pas été fait", se désole un représentant de l'association écologique Assises de Naples, en désignant l'impressionnante montagne de balles blanches qui jouxte le CDR de Caivano, dans la province de Caserte. A plusieurs reprises, on s'est résolu à en expédier à l'étranger. Mais d'ici à la fin de l'année, la Campanie en aura accumulé 7 millions de tonnes sur son territoire, selon la Cour des comptes.
"L'idéal serait de rouvrir les balles pour les assécher une à une, mais il faudrait dix ans", explique Guido Bertolaso. Après Lo Uttaro, il peine à convaincre d'autres communes de participer à l'urgence. A Serre, dans le parc naturel du Cilento, au sud de la région, la population se rebelle contre son projet d'enfouissement de millions de mètres cubes.
Et les riverains des futurs incinérateurs sont en révolte contre "une technologie périmée et dangereuse". Habitué aux situations difficiles - il est patron de la protection civile italienne depuis 2001 - Guido Bertolaso souhaiterait mettre en place, avant la fin de son mandat de commissaire spécial, le 31 décembre, les conditions pour retrouver une gestion normale des déchets : "Rien n'est aux normes, dit-il. Nous payons les conséquences d'un système qui n'a jamais fonctionné, qui pare au plus pressé en mettant les ordures dans un trou."
Le dernier rapport de la Cour des comptes constate en effet la faillite du régime de l'administration extraordinaire "dont l'inefficacité a assuré sa propre survie". Selon la Cour, il aurait notamment ralenti la mise en place du tri sélectif, qui ne concerne que 10,6 % de la population contre 24,3 % en moyenne nationale. Pourquoi une telle incurie se perpétue-t-elle d'année en année ? La réponse est aussi dans le rapport de la Cour des comptes, qui pointe "des contextes environnementaux rendus difficiles par la présence d'une criminalité économique bien enracinée".
Depuis trente ans, les déchets sont en effet le business de la Camorra. La mafia napolitaine gère des centaines de décharges clandestines.
Mais les déchets urbains ne sont que la pointe émergée d'un énorme marché. Les environs de Caserte regorgent de déchets industriels, souvent toxiques, importés de toute la Péninsule, voire de l'étranger. Les collines éventrées par les centaines de carrières illégales qu'exploitent les clans mafieux servent à cacher des déchets d'origine douteuse. "On ajoute un désastre à un autre désastre"
, se désole Eleonora Gitto, consultante du conseil régional pour l'environnement.
De nombreux industriels italiens et étrangers cèdent aux tarifs imbattables des entreprises contrôlées par la Camorra. Début 2006, la police a démantelé un réseau qui apportait et enterrait depuis des années dans la région d'Acerra des boues toxiques. Une partie était m’me revendue comme "produits fertilisants" par la grâce de vrais faux documents officiels. La liste des avocats, carabiniers et élus arr’tés à cette occasion en dit long sur la chaîne de complicités dans une région où 42 % des conseils municipaux ont été invalidés et mis sous tutelle pour collusion avec la Camorra.

Début avril, l'un des adjoints de Guido Bertolaso a m’me été interpellé. Nommé depuis une quinzaine de jours pour s'occuper des "installations", il est accusé de liens avec le puissant clan des Casalesi à Caserte : ils auraient usé de toute leur influence pour lui faire obtenir ce poste stratégique, selon les écoutes téléphoniques de la direction antimafia.

"En perpétuant l'urgence, on se soumet à un cercle mafieux qui a des conséquences sur la santé publique", s'exclame Giuseppe Comella, directeur du département médecine à l'Institut national du cancer de Naples. Dans le périmètre compris entre les villes de Nola, Acerra et Marigliano, "la fréquence des cancers du larynx, de la vessie, du foie et du côlon est en hausse alors qu'elle baisse dans les régions industrialisées du nord du pays", dit-il. En 2004, la revue britannique The Lancet avait qualifié cette zone de cultures maraîchères et de pâturages de "triangle de la mort". Elle se fondait notamment sur les travaux d'Alfredo Mazza, chercheur à l'université de Pise, qui établissait un lien entre la présence de déchets illégaux et l'augmentation de la mortalité par cancer : "Pendant des décennies, 250 000 personnes ont été exposées à des polluants toxiques très supérieurs à la norme", expliquait l'universitaire.

Au début des années 2000, des prélèvements dans le sol ont révélé "un taux de dioxine plus élevé qu'à Seveso après l'accident", assure Antonio Marfella, un toxicologue de l'Institut sur le cancer de Naples. "Or les gens continuent à manger leurs fruits et légumes et à boire l'eau du robinet", insiste Eleonora Gitto.

En 2003, le pâturage et la vente du lait de brebis ont été interdits dans vingt-deux communes de la région. Après le signalement de nombreuses morts, maladies et malformations parmi les troupeaux, une enqu’te sanitaire avait mis en évidence des taux de dioxine dans le lait douze fois supérieurs à la limite autorisée. Il y a quelques jours, un berger du coin, Vincenzo Cannavacciulo, 59 ans, est décédé d'un cancer de la colonne vertébrale : le m’me type de maladie qui a emporté plus des deux tiers de ses 3 000 brebis en quelques années.

Publiée à la mi-avril, une nouvelle étude de chercheurs italiens, coordonnée par le bureau environnement de l'Organisation mondiale de la santé, dans 196 communes des provinces de Naples et Caserte où ont été recensées plus de 1 000 décharges clandestines, confirme que le fait d'habiter dans un rayon de 1 kilomètre de tels sites accroît la mortalité par cancer du foie, du poumon et de l'estomac, ainsi que certaines maladies congénitales. Dans les huit communes les plus polluées - le fameux triangle de la mort - la surmortalité serait de 9 % pour les hommes et de 12 % pour les femmes. Et le risque de malformations de l'appareil urogénital supérieur de 80 %.
"Il y a un lien manifeste entre la présence des décharges illégales et la hausse des cancers ou des malformations congénitales", admet Guido Bertolaso. Mais le commissaire spécial se refuse à s'attaquer lui-m’me à la maladie endémique de "l'éco-mafia" : "S'il y a des faits d'illégalité, c'est l'affaire de la justice."
Placé sous protection policière au début de son mandat en raison d'intimidations, il préfère mettre les opposants aux incinérateurs et à ses projets de décharges devant leurs contradictions :
"Il vaudrait mieux que les gens protestent contre les décharges illégales plutôt que contre la décision de l'Etat d'ouvrir des installations propres et contrôlées."

Jean-Jacques Bozonnet
Article paru dans l'édition du 25.04.07»

«(Traduzione e adattamento di Amina Iacuzio) - Gli abitanti a ridosso della zona de Lo Uttaro, località a sud di Caserta, sono amareggiati. Nei prossimi giorni riprenderà a funzionare la gigantesca discarica che sorge nel comune, dove già sono interrati centinaia di migliaia di metri cubi di rifiuti. Il sito era stato chiuso nel 2001 a causa di “gravi rischi per l’ambiente”. Eccolo di nuovo requisito per rispondere alla ”emergenza rifiuti” dichiarata nella regione Campania. Anche senza parlare delle vie di Napoli, di norma costellate di mucchi di rifiuti, tutto l'entroterra napoletano da Salerno a Caserta è una gigantesca pattumiera. Per entrare in molte località bisogna passare tra due barriere di spazzatura. La campagna è punteggiata da scarichi selvaggi da cui si alzano fumi sospetti. In mezzo ai frutteti in fiore, attorno alle zone abitate, a volte anche attorno agli edifici storici, è ovunque lo stesso spettacolo: sacchi di spazzatura sventrati, frigoriferi fuori uso e vecchi pneumatici. "A fine aprile, ci saranno in tutto un milione di tonnellate di rifiuti abbandonati, o messi in luoghi di stoccaggio temporaneo o nascosti "sotto il tappeto"." Se non si interviene, la situazione diventerà esplosiva. Con l'arrivo del gran caldo sono da temere rischi di epidemia” avvisa Guido Bertolaso, il commissario straordinario incaricato dal governo della gestione dei rifiuti nella regione. Nominato il 9 ottobre 2006, si trova a dover risolvere lo stesso rompicapo dei suoi predecessori: sono quattordici anni che la raccolta dei rifiuti è in amministrazione straordinaria in Campania. Senza alcun risultato. Tanto più che si scontra con la potente influenza della Camorra, la mafia locale, che gestisce i rifiuti da decenni. Ogni giorno, la Campania produce 7.300 tonnellate di rifiuti, cioè 2,8 milioni di tonnellate nel 2006. "Quanto le cinque regioni limitrofe insieme", precisa Guido Bertolaso. Ma quest' Ente locale con sei milioni di abitanti è incapace di smaltirli. L'unica discarica ufficiale sarà satura tra alcune settimane, e l'inceneritore costruito nel comune di Acerra entrerà in funzione soltanto nel mese d'ottobre. Un secondo inceneritore è previsto, ma i lavori non sono cominciati. Dei dodici siti di smaltimento già progettati, uno solo funziona. Inoltre, gli otto centri di smaltimento esistenti sono in attesa di una ristrutturazione completa, in quanto sono stati “progettati in maniera errata”. I rifiuti urbani da "smaltire” sono compressi in enormi palle di plastica, e sono impossibili da eliminare. "Non si possono bruciare perché la selezione tra rifiuti secchi ed umidi non è stata fatta", spiega sconsolato un rappresentante dell'associazione ecologica Assises di Napoli, indicando l’impressionante montagna di palle bianche che fiancheggia il sito di Caivano, in provincia di Caserta. Molte volte alla fine sono state spedite all’estero. Ma entro la fine dell'anno la Campania ne avrà accumulate 7 milioni di tonnellate, secondo la Corte dei Conti. "L'ideale sarebbe riaprire le palle per svuotarle una ad una, ma ci vorrebbero dieci anni", spiega Guido Bertolaso. Dopo Lo Uttaro, fa fatica a convincere di altri comuni a partecipare all'emergenza. A Serre, nel parco naturale del Cilento, a sud della regione, la popolazione si ribella contro il suo progetto di sotterrare milioni di metri cubi. Ed gli abitanti delle località scelte come sede dei futuri inceneritori sono in subbuglio contro "una tecnologia vecchia e pericolosa". Guido Bertolaso è a capo della Protezione Civile italiana dal 2001, ed è dunque abituato alle situazioni difficili. Vorrebbe organizzare prima della fine del suo mandato, il 31 dicembre, le condizioni per una gestione normale dei rifiuti: "Nulla è a norma” - dice." Paghiamo le conseguenze di un sistema che non ha mai funzionato, che rimedia all’emergenza ficcando i rifiuti in una buca" L'ultima relazione della Corte dei Conti constata infatti il fallimento dell'amministrazione straordinaria “la cui inefficienza ha garantito la propria sopravvivenza". Secondo la Corte avrebbe in particolare rallentato la messa in atto della raccolta differenziata, attuata soltanto dal 10,6% della popolazione contro il 24,3% della media nazionale. Perché tale incuria si perpetua di anno in anno? La risposta è sempre nella relazione della Corte dei Conti, che indica "contesti ambientali resi difficili dalla presenza di una criminalità economica ben radicata". Da trenta anni i rifiuti sono infatti un business della Camorra. La mafia napoletana gestisce centinaia di discariche clandestine. Ma i rifiuti urbani sono soltanto la punta emergente di un mercato enorme. I dintorni di Caserta abbondano di rifiuti industriali, spesso tossici, importati da tutta la penisola o dall'estero. Le colline sventrate dalle centinaia di cave illegali sfruttate dai clan mafiosi servono a nascondere rifiuti d'origine incerta. "Si aggiunge un disastro ad un altro disastro", si rattrista Eleonora Gitto, consulente per l'ambiente del Consiglio regionale. Molti industriali italiani e stranieri cedono alle tariffe imbattibili delle imprese controllate dalla Camorra. All'inizio del 2006, la polizia ha smantellato una rete che da anni seppelliva nella regione di Acerra fanghi tossici. Una parte erano anche rivenduti come "prodotti fertilizzanti" grazie a veri falsi documenti ufficiali. L'elenco degli avvocati, carabinieri e pubblici amministratori arrestati in questa occasione la dice lunga sulla catena di complicità in una regione in cui il 42% dei consigli comunali è stato sciolto e commissariato per collusione con la Camorra. All’inizio di aprile uno degli assistenti di Guido Bertolaso è stato anche arrestato. Nominato da quindici giorni per occuparsi degli "impianti", è accusato di legami con il potente clan dei Casalesi, che avrebbero utilizzato tutta la loro influenza per fargli ottenere quel posto strategico, secondo le intercettazioni della direzione antimafia. "Perpetuando l'emergenza, ci si sottopone ad un giogo mafioso che ha conseguenze sulla salute pubblica", dice Giuseppe Comella, direttore del Dipartimento di Medicina all'Istituto nazionale del cancro di Napoli. Nella regione compresa tra le città di Nola, Acerra e Marigliano "l’incidenza del cancro della laringe, della vescica, del fegato e del colon è in aumento, mentre si abbassa nelle regioni industrializzate del nord del paese", dice. Nel 2004 la rivista britannica The Lancet aveva chiamato questa zona di culture e pascoli il "triangolo della morte". Si basava in particolare sui lavori di Alfredo Mazza, ricercatore all'università di Pisa, che stabilivano un legame tra la presenza di rifiuti illegali e l'aumento della mortalità per cancro: "Durante alcuni decenni 250.000 persone sono state esposte a sostanze inquinanti tossiche molto superiori alla norma", spiegava l'universitario. All'inizio degli anni 2000 i prelievi del suolo hanno rivelato "un tasso di diossina più elevata di quello registrato a Seveso dopo l'incidente", garantisce Antonio Marfella, un tossicologo dell'istituto sul cancro di Napoli. "Ma la gente continua a mangiare frutta e verdura ed a bere l'acqua del rubinetto", insiste Eleonora Gitto. Nel 2003 il pascolo e la vendita del latte di pecora furono vietati in ventidue comuni della Regione. Dopo la segnalazione di numerose morti, malattie e malformazioni fra gli animali, un'indagine sanitaria aveva messo in evidenza livelli di diossina nel latte dodici volte superiori al limite autorizzato. Alcuni giorni fa un pastore di questa zona, Vincenzo Cannavacciulo, 59 anni, è morto di un cancro della colonna vertebrale: lo stesso tipo di malattia che nel giro di qualche anno ha ucciso più di due terzi delle sue 3.000 pecore. E’ stato pubblicato a metà aprile un nuovo studio di ricercatori italiani, coordinato dall'ufficio ambiente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, condotto in 196 comuni delle province di Napoli e Caserta. La ricerca registra in questa zona più di 1.000 discariche clandestine, e viene confermato che il fatto di abitare in un raggio di 1 chilometro da tali siti aumenta la mortalità da cancro del fegato, del polmone e dello stomaco, come pure alcune malattie congenite. Negli otto comuni più inquinati - il famoso triangolo della morte – l’aumento di mortalità sarebbe pari al 9% per gli uomini e al 12% per le donne. Ed il rischio di malformazioni dell'apparecchio urogenitale è superiore dell’80 %. "C'è un legame evidente tra la presenza di discariche abusive e l'aumento del cancro o delle malformazioni congenite", ammette Guido Bertolaso. Ma il commissario speciale rifiuta di attaccare quella malattia endemica chiamata "l'eco-mafia": "Se ci sono fenomeni di illegalità, è un problema che riguarda la giustizia." Messo sotto scorta di polizia all'inizio del mandato in seguito a minacce, preferisce sottolineare le contraddizioni degli avversari degli inceneritori e dei suoi progetti di discariche: "La gente farebbe meglio a protestare contro le discariche abusive piuttosto che contro la decisione dello Stato di aprire impianti puliti e controllati." (27 aprile 2007-08:34)»