CARO SIGNOR PRESIDENTE...



L’appello del 22 maggio del Capo dello Stato sull’emergenza rifiuti (pubblicato dal “Sole24ore”) ha suscitato “tristezza”, “delusione” e un’inevitabile ondata di ...perplessità tra i cittadini impegnati nella dura lotta contro Lo Uttaro. A Napolitano hanno risposto, con educazione ma senza peli sulla lingua, il rappresentante del Comitato antidiscarica Lorenzo Tessitore e il giornalista Nunzio De Pinto. Per il neoborbonico Pasquale Costagliola, invece, l’intervento del Quirinale “è la chicca finale su di una malefica torta fatta di menzogne e tradimenti”.

Ma procediamo con ordine.
Vediamo cosa è scritto, tra l’altro, nella lettera del Capo dello Stato inviata al noto quotidiano economico:

«Fin dal giugno dello scorso anno, poco dopo l’inizio del mio mandato, in occasione della mia prima visita a Napoli, sollecitai, di fronte al penoso trascinarsi dell’emergenza rifiuti, “un’azione risoluta – senza cedere alla disinformazione e alla demagogia – contro cieche resistenze a decisioni improrogabili e contro palesi illegalismi”.
Da allora molti sforzi sono stati compiuti, da parte del Commissario nominato dal governo, e alcuni risultati sono stati acquisiti : ma non in misura sufficiente a evitare che la situazione si aggravasse fino al punto da risultare ormai “tragica” come l’ha definita il sindaco Iervolino. E dunque ora – non solo da napoletano che vive l’angoscia della sua città, ma nella consapevolezza delle responsabilità che mi competono nell’interesse generale delle popolazioni e delle istituzioni – desidero rivolgere un estremo energico appello.
Lo rivolgo alle autorità di governo perché si proceda senza alcun ulteriore tentennamento all’attuazione del decreto sottoposto alla mia firma l’11 maggio scorso. Lo rivolgo a quanti, investiti di funzioni parlamentari, fanno ostacolo alle scelte individuate nel decreto. Lo rivolgo agli amministratori locali, a quanti tra loro, in nome di ragioni particolari anche comprensibili, alimentano polemiche e capeggiano contestazioni. Nulla può coprire un complessivo, fatale ritardo – provincia per provincia – nell’indicare soluzioni valide per un problema elementare e vitale che solo in Campania è rimasto irrisolto fino a dar luogo a rischi gravissimi per la collettività.
E rivolgo infine il mio appello ai cittadini della mia regione : non è il momento di un processo alle responsabilità, non è il momento di abbandonarsi a ogni sorta di timori e di chiusure respingendo decisioni divenute oggi indispensabili e senza concrete alternative se non si vuol vedere Napoli e la Campania precipitare in un disastro ecologico e sanitario, con pesanti ripercussioni sulle prospettive dell’economia e del lavoro. Per non parlare di assurdi atti di vandalismo, che possono solo innescare ulteriori rischi per la sanità pubblica.
Faccia ciascuno la sua parte con senso di responsabilità. E si faccia sentire com’è necessario – anche a tutela dell’immagine del paese – l’autorità dello Stato».

Ed ecco ora cosa hanno risposto, in altrettante lettere inviate a Giorgio Napolitano, alcuni tra i personaggi più conosciuti e maggiormente impegnati nella protesta contro l’Ecomostro dell’Appia Nord.

«Caro Presidente,
condivido la Sua preoccupazione per la tragica situazione che sta vivendo la Campania a causa del “penoso trascinarsi” dell’emergenza rifiuti. Mi chiedo però, leggendo le Sue parole, se sia davvero a conoscenza dello stato di inquinamento ambientale e del livello insopportabile d’illegalità di questa regione.
Per non fare “disinformazione o demagogia” vorrei ricordarLe che in Campania è spesso proprio lo Stato che avalla, quando non promuove, comportamenti illegali a danno dei cittadini. Ne sono una riprova le decine di consigli comunali sciolti per infiltrazioni camorristiche e i vari amministratori, locali e non, coinvolti nelle inchieste della magistratura a causa di collusioni con la criminalità.
Le confido perciò che oltre che abbandonato mi sento tradito, quando un Presidente della Repubblica, di fronte alle legittime rivendicazioni di comunità stanche di decenni di vessazioni e di diffusa illegalità, invoca “un’azione risoluta” contro “cieche resistenze” e “contro palesi illegalismi”. Le posso assicurare che le resistenze sono tutt’altro che cieche quando, come a Lo Uttaro di Caserta, si decide di realizzare l’ennesima discarica in un luogo che, a poche centinaia di metri da una conurbazione di 200.000 abitanti, ne ospita già altre tre per un totale di 6.000.000 di mc di rifiuti. Ciechi probabilmente lo saremo noi quando si faranno sentire gli effetti dell’aumento dell’inquinamento sulla nostra salute. E non ci si può certo accusare della sindrome del Nimby perché il giardino di casa nostra è già pieno di rifiuti.
Purtroppo, però, questo non è solo un problema sanitario ma anche di legalità. Quei “palesi illegalismi”, cui lei fa riferimento, sono di chi, come il Commissario Bertolaso, il Presidente della Provincia e il Sindaco di Caserta, hanno deciso, nonostante la legge non glielo permetta, di aprire comunque in quel luogo una discarica, progettata, realizzata e gestita in spregio anche alle norme ambientali. Se è vero che i cittadini devono rispettare le leggi è altrettanto vero che a queste non possono sottrarsi in primo luogo le Istituzioni.
La dimostrazione che le scelte operate sono illegali, oltre che sbagliate, è data dal fatto che è stato necessario un decreto per imporle anche contro le decisioni della magistratura (vedi Serre). Questo è autoritarismo, non autorità. Non abbiamo bisogno di soluzioni qualsiasi, altrimenti ci  troveremo nella medesima situazione di oggi, se non peggio, non appena il Commissario sarà andato via. E il Sindaco di Napoli ci dica cosa ha fatto e cosa intende fare in concreto per risolvere questa “tragica” situazione.
Lo rivolga, Presidente, il suo appello. Ma non ai parlamentari che tentano di salvare quel che resta del territorio dalla sicumera di un Commissario che ha avuto la supponenza di pensare di risolvere in quindici giorni un problema che si trascina da 14 anni, senza preoccuparsi di un confronto serio con la parte sana della popolazione, ma abdicando presto allo strapotere delle ecomafie. Non a quei pochi amministratori locali che in nome non di “ragioni particolari” ma dei “leggittimi interessi” della comunità che rappresentano hanno tentato di offrire soluzioni alternative che lo Stato ha guardato con sospetto.
Lo rivolga alle istituzioni, di cui Lei è garante, affinché facciano la loro parte per sconfiggere quell’intreccio di criminalità e interessi affaristici che ostacolano la risoluzione del problema. E’ oggi più che mai il momento del processo alle responsabilità. Solo facendo piazza pulita di una classe dirigente incapace e corrotta si potrà ricominciare daccapo, indicando soluzioni valide, rispettose dei cittadini e della legge per un problema che elementare non lo è affatto quando gli interessi criminali sono così forti.
E il disastro economico e sanitario di cui parla è già sotto gli occhi di tutti, e ha avuto pesanti ripercussioni su un economia che è di sottosviluppo e su un lavoro che è quasi sempre nero.
Noi la nostra parte la stiamo facendo. Da mesi chiediamo alle Istituzioni un confronto serio per l’individuazione rapida di soluzioni efficaci. Chiediamo differenziata porta a porta, impianti per il riciclo, per il compost, accordi con i Consorzi, piani per lo smaltimento rifiuti, discariche controllate in luoghi idonei. Come cittadini siamo disponibili a mettere in campo le nostre competenze per uscire da questo tunnel di cui non riusciamo a vedere la fine.
Ma a quanto pare l’unica preoccupazione dello Stato è di usare il pungo di ferro, caricando con l’esercito i cittadini inermi e utilizzando l’autoritarismo per tutelare “l’immagine del paese”. Non è l’immagine che ci preoccupa, Presidente, ma la nostra salute e il futuro che offriremo ai nostri figli.
Venga qui per vedere di persona che territorio stiamo consegnando alle nuove generazioni e come le scelte fatte fin’ora, anche da parte del Commissario, stiano contribuendo a distruggerlo definitivamente.
Con profonda tristezza e delusione la saluto e la ringrazio».

Lorenzo Tessitore
Comitato contro la discarica Lo Uttaro, 23/5/2007


«Signor Presidente,
mi rivolgo ad Ella con la deferenza dovuta al mio Presidente (fra l'altro Ella mi ha anche conferito l'alta onorificenza di "Cavaliere" della Repubblica), ma in merito al suo appello all'emergenza rifiuti, mi consenta di dissentire proprio nella parte in cui Ella si rivolge a "me" ed ai miei conterranei. I suoi conterranei non protestano perché oggi fa tendenza oppure perché, come citato da tutti i sondaggi, gli italiani non hanno affatto fiducia nella politica e nei suoi interlocutori politici, ma semplicemente perché intendono affermare un diritto che è sancito dalla Costituzione: il diritto alla salute. Dissento, con tutta l'umiltà possibile, perché ho diritto a salvaguardare la mia salute e quella dei miei familiari e, poiché sono un altruista, anche dei miei concittadini. Non posso consentire che per 15 anni la politica ed i politici abbiano "abusato" di me, della mia profonda lealtà alle istituzioni (sono discendente di più di una generazione di appartenenti alle Forze dell'Ordine e due miei figli sono anch'essi volontari nell'Esercito degli Italiani), della mia pazienza, della mia profonda ingenuità (nonostante i miei 56 anni), che mi porta ad essere sempre ottimista, del mio essere cattolico praticante (porgi l'altra guancia 77 volte 7). La misura è colma ed a Caserta la legge, che discende direttamente dalla Carta Costituzionale, è stata messa sotto i piedi. Anche se la legge mi, anzi, ci ha dato torto, non vuol dire che essa sia infallibile. Solo Nostro Signore Gesù Cristo lo era ed egli ha dato la sua vita per me, per Lei, per tutti. La discarica Lo Uttaro è illegale, l'ho detto in tutte le salse, i comitati civici hanno la documentazione a dimostrazione di ciò, eppure la Magistratura non interviene. Signor Presidente pensi che neppure i dipendenti sono tutelati, non hanno caschi, guanti, scarpe antinfortunistiche, mascherine, spogliatoi, docce, armadietti, eppure l'Ispettorato del Lavoro non è mai intervenuto. Lo scorso 1° Maggio, in occasione della Festa del Lavoro, Ella disse che i lavoratori sono martiri. Cosa si sente di dire a questi lavoratori della Uttaro ? Non voglio mancarLe di rispetto, ma perché non viene a fare una visita alla Uttaro, magari insieme al Vescovo di Caserta, Monsignor Raffaele Nogaro, l'unico che ci è così profondamente vicino anche a costa di subire gli effetti negativi di una parte della CEI? Se sono stato irrispettoso Le chiedo umilmente scusa, ma potrà comprendere perché dissento dalla sua richiesta di aiuto».

Nunzio De Pinto
24/5/2007 


Non ha scritto al Presidente, ma ha voluto lo stesso far sentire il proprio disappunto, il responsabile dell’Associazione “Terra Nostra”, il neoborbonico Pasquale Costagliola.
Ecco il testo della sua email fatta pervenire a tutti gli organi di informazione della provincia.

«L’ultimo colpo alla credibilità delle istituzioni in Campania la sta dando la vicenda dell’emergenza rifiuti. Un sistema di potere che va dagli organi dello stato centrale a quello delle diramazioni regionali si sta accanendo contro la gente diffamandola, criminalizzandola ed ingannandola. L’intervento di Napolitano è la chicca finale su di una malefica torta fatta di menzogne e tradimenti. Il presidente ha sancito clamorosamente con le sue affermazioni la illegalità ufficiale di Bertolaso con i suoi rimedi al male che uguagliano il male stesso. L’appoggio generale che il commissario ha strappato con le sue pantomime da dimissioni ha buttato a mare le speranze dei campani. A Caserta la discarica aperta è un misfatto ambientale di cui pagheremo lo scotto per gli anni a venire, un imposizione alla gente del capoluogo di Terra di Lavoro che fa il paio con i tanti episodi di crimini ambientali perpetrati in nome dell’emergenza. Si sta distruggendo il presente ed il futuro di un popolo mentre personaggi  come Bassolino hanno ancora la faccia di parlare sulla crisi che rimonta alla sua responsabilità. Molti parlano sulla vicende drammatiche che stanno distruggendo la immagine del Sud ed infangando il nostro onore. Ma  costoro non hanno titolo per farlo causa le responsabilità enormi che pesano sulle loro spalle. Da Bassolino a Iervolino passando per presidenti delle province, FIBE e collaboratori, commissari e subcommissari è tutto un mondo che andrebbe processato al più presto e che dovrebbe innanzitutto smettere di pontificare sulle disgrazie che ha causato.
Occorre che qualcuno si svegli ed affermi pubblicamente che il re è nudo, che accusi i veri responsabili del misfatto che stiamo vivendo e li cacci dal palazzo. Questo qualcuno deve essere il popolo campano, quello vero e non i simulacri delle  improbabili rappresentanze di associazioni e comitati che hanno convissuto con il potere colpevole». 

Pasquale  Costagliola,
presidente dell'Associazione "Terra nostra"