SANNICALATIA, STORIA DI UN REGNO CHE NON C’E’ PIU’

 


Esisteva un piccolo regno, Sannicalatia, immerso tra lussureggianti vigneti e alti pioppi.
Le sue genti erano felici, perché si accontentavano di poco, solo del loro vivere quotidiano e del tepore dell'astro splendente.
Le giornate trascorrevano amene: i fanciulli giocavano senza timori, i giovinetti amoreggiavano nei cortili, le donne aiutavano i mariti nei campi, i vecchi seduti nella piazzetta raccontavano i bei tempi che furono.
Un triste giorno, salì al trono un tiranno molto ambizioso, dal cuore di pietra e di spietata ferocia.
Assoldò dei guerrieri mercenari e rase al suolo ogni cosa.
Laddove c'erano alberi, furono erette enormi torri, laddove c'erano prati in fiore, vennero costruiti lugubri ghetti.
Il sole non aveva più modo di affacciarsi e le ombre la facevano da padrone.
Gli abitanti, ahimé tapini, stretti nella funesta morsa, avevano né la forza né il coraggio di reagire.
Il meschino reuccio di ciò godeva e, non pago delle sue storture, si accanì in maniera sadica contro la plebe.
Vennero svuotati i granai, furono istituite pesanti gabelle, ogni bene venne razziato.
Non contento ancora, il trucido reuccio fece catturare dai suoi sgherri un terribile drago che, in cambio della libertà, offrì i suoi malefici servigi.
Il mostro infieriva sulle genti con ogni sorta di letale strumento.
Lanciava lingue di fuoco e nell'aria diffondeva miasmi fetidi e venefici.
Le misere casupole arroventate si sgretolavano e crollavano come castelli di sabbia.
Le ignave genti morivano arse o schiacciate.
Per chi scampava alla Morte, era solo questione di tempo; la falce non tardava ad abbattersi per i cancri sanguinolenti procurati dalle inalazioni delle putrescenti sostanze.
La vita scomparve, Sannicalatia scomparve.
Anche l'infame reuccio, i suoi fidi ministri e l'intera sua corte perirono, perché alcuno sconto fu fatto a loro dalla forza distruttrice del mostro.
Oggi, solo i cocci di una pietra miliare della regina delle strade e i resti di un pinnacolo della madre chiesa, rinvenuti in uno scavo archeologico nel lontano novembre del 2437 e conservati nei musei vaticani, rimangono a testimonianza del piccolo regno di Sannicalatia e a mesta memoria della scellerata ingordigia umana.

Salvatore Motta