Il Comitato Emergenza Rifiuti non si limita ad elencare i problemi, ma ne propone la soluzione. Le “chiavi” in una lunga lettera indirizzata al commissario, ai giudici e al ministro degli interni
Manifestazione pubblica per sollecitare lo svuotamento della Uttaro e conseguente immediata bonifica dell’intera zona.
Piano alternativo (studiato da Lega Ambiente, da altre associazioni ambientaliste e da numerosi docenti universitari dell'Università Federico II di Napoli esperti in materia ambientale) per superare lo stato di emergenza, prevedendo la creazione in località isolata e geologicamente idonea, ma facilmente raggiungibile, di un sito argilloso capace di contenere tutti i rifiuti della Regione Campania per un periodo di almeno tre anni, da trattare in loco in maniera analoga agli attuali ex CDR, in modo da poter rifare a norma questi ultimi e consentire l'avvio di una gestione normale del ciclo dei rifiuti da parte di Comuni, Province e Regione con l'avvio della raccolta differenziata, il funzionamento dei Consorzi di Riciclaggio e l'individuazione di un trattamento maggiormente idoneo e immediato rispetto agli inceneritori progettati o in costruzione.
Questa la linea su cui si sta muovendo il Comitato civico per l’ emergenza rifiuti, che non si limita, come suo costume sin dalla nascita, soltanto ad elencare le gravi problematiche esistenti, bensì anche e soprattutto -e questo è probabilmente il maggior merito che bisogna ascrivergli- a proporre le soluzioni più idonee al fine di uscire definitivamente da una situazione ormai non più sopportabile per la gente del “quadrilatero maledetto”.
Ecco il testo completo della esauriente e dettagliata comunicazione che Roano, Messina & C. hanno inviato al prefetto-commissario Pansa, alla Magistratura ed al Ministero degli Interni.
«BONIFICA DEL SITO E DELLE ISTITUZIONI LOCALI. ORA!
Il Tribunale Civile di Napoli ha accolto il ricorso ex art.700 c.p.c. presentato dal Comitato Emergenza Rifiuti e ha verificato la fondatezza circa l’individuazione e utilizzo di un sito illegittimo, illegale, inquinato e inquinante. La magistratura penale di Santa Maria Capua Vetere, a seguito denunce del Comitato Emergenza Rifiuti ha posto i sigilli alla discarica e inviato 12 avvisi di garanzia ai responsabili di questo disastro. La questione è chiusa.
Tale sito, alterando i dati reali con dichiarazioni false (il sito era infatti di 200.000 mc e non di 450.000 come dichiarato), è stato offerto al commissario Bertolaso da uno pseudo comitato tecnico-scientifico. Il Commissario, senza alcuna verifica seria e affidabile, circondandosi, infatti, di personaggi incompetenti e ben noti agli onori delle cronache giudiziarie, ha dilapidato tempi e risorse finanziarie enormi perpetuando e aggravando il vasto inquinamento ambientale e tutte le sue matrici, in particolare le falde acquifere e l’aria.
Vale la pena ricordare che tale sito è stato scelto e caldeggiato, contro ogni logica ambientale e ingegneristica, dal Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Caserta, di concerto con il sindaco della città capoluogo e dal sig. Prefetto, con la conseguenza di tentare di sanare situazioni pregresse di illegalità nonostante i commissari delegati, prefetti di Napoli e Caserta avessero più volte, a partire dal 1994 rappresentato tali illegittimità e informato la stessa Autorità giudiziaria. Il sito scelto per il suo esiguo volume era già pieno di rifiuti e, se non fosse intervenuto il sequestro, entro pochi giorni la discarica sarebbe stata comunque chiusa.
Il Comitato Emergenza Rifiuti esprime la sua profonda soddisfazione e gratitudine alla magistratura che, ancora una volta, ascoltando le ragioni della società civile, ha fatto trionfare la verità e posto un punto fermo sulla cosiddetta emergenza rifiuti. Tale organo dello Stato che, pur operando in un contesto difficile, ha rapidamente portato a termine le indagini e avviato il procedimento per punire i colpevoli. Ai magistrati e alle forze dell’ordine un sostegno forte della gente per andare fino in fondo su questa impresa e un ringraziamento che ha un duplice valore: aver confermato il valore della democrazia; aver ridato speranza nelle istituzioni e nel patto sociale ad un popolo abbandonato. Il sostegno va ancora alla Magistratura in un momento in cui, con le strumentali pressioni anche di amministratori pubblici, si tenta di far arretrare un processo di ritorno alla legalità del nostro territorio.
Il Comitato ringrazia i legali e quanti, che con la loro professionalità e partecipazione hanno consentito di raggiungere un tale obiettivo.
E’ necessario ricordare che il Comitato, sin dalla firma del protocollo d’intesa (11 novembre 2006) si era preoccupato di informare le autorità sul reale stato delle cose, delle scelte interessate del sito effettuato sulla base di dichiarazioni false di pubblici dipendenti e del successivo stato di assoluta precarietà e illegalità della discarica e di come essa è stata gestita da personale scelto incautamente dal dr. De Franciscis e dal vice prefetto dr. Provolo nella qualità di commissario e vice commissario del Consorzio ACSA Ce3 cui il dr. Bertolaso aveva delegato la gestione. Già ad aprile, a cantiere ancora aperto,
Tutta la vicenda si basa su un arrogante presupposto di impunità da parte di tutti i decisori, protagonisti di questa sporca storia.
La Magistratura, ancora una volta, è stata costretta a fermare scelte illegali e pericolose effettuate da una classe politica incapace e non all’altezza di gestire la cosa pubblica, esponendo le popolazioni e l’ambiente, in ragione di una pervicace e persistente emergenza rifiuti, a pericolo sanitario certo.
Vale la pena precisare ancora che sia il dr. Bertolaso, sia il Prefetto sig.ra Stasi, sia il Sindaco e il Presidente della Provincia furono subito edotti da questo Comitato sullo stato reale del sito di Lo Uttaro, delle sue pregresse vicende e del suo stato di illegalità, grazie alla connivenza di quegli stessi funzionari incaricati poi a indicare il sito nella commissione di cui faceva parte pure l’arch. De Biasio. Il Comitato, così come l’Università Federico II (prof. De Medici) sin dal febbraio 2007 avevano indicato siti alternativi e ipotesi di lavoro diversi dalla discarica. Lo stesso Bertolaso, in una audizione alla Camera dei Deputati aveva dichiarato che in Campania esistono ben 665 siti (cave) idonei ad essere trasformati in discariche! Il Comitato ha inutilmente sollecitato
In tutta questa situazione, nonostante la presenza della discarica sul territorio, mentre la raccolta differenziata a Caserta, così come nella conurbazione (S. Nicola, Maddaloni, San Marco E.) è precipitata a percentuali ridicole,
ADESSO CI ASPETTIAMO GIUSTIZIA e UNA BONIFICA GENERALE, DALLE ISTITUZIONI AL SITO ABUSIVO, ILLEGALE E PERICOLOSO DI LO UTTARO. Occorre rapidamente ridare fiducia nelle istituzioni democratiche alla gente e alla popolazione campana cui è stata tolta anche l’onorabilità da affaristi, colletti bianchi e da una classe politica non meritevole della fiducia accordata.
Per questi motivi il Comitato Emergenza Rifiuti chiede:
-Alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha operato il sequestro della discarica illegale e pericolosa, considerato che la discarica da un punto di vista biologico e chimico è in piena attività, di affidare ad horas la “gestione” della discarica al Genio militare con la consulenza degli organi dello Stato di cui in precedenza si sono avvalsi i prefetti Improta e Catalani, per la messa in sicurezza del sito, il recupero e allontanamento del percolato, il controllo del biogas;
-Al Prefetto Pansa
1) l’immediato avvio del procedimento per lo svuotamento e la bonifica sia del sito Mastropietro sia di tutta la zona Lo Uttaro già dichiarata Sito di Interesse Nazionale e che si sarebbe già dovuta attuare sin dal
2) la predisposizione di un accurato studio di caratterizzazione e messa in sicurezza avvalendosi di professionalità universalmente riconosciute come tali;
3) l’accoglimento delle proposte delle associazioni ambientaliste e dei vari comitati per superare l’attuale crisi regionale sul ciclo dei rifiuti;
-Al sig. Ministro degli Interni l’invio di una commissione di accesso alla Provincia di Caserta ed al Comune di Caserta, per accertare eventuali irregolarità degli atti amministrativi. Sarebbe opportuno, inoltre, disporre anche, in via cautelativa, il trasferimento di quanti, nella Provincia, nella Prefettura e nel Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti, secondo le accuse della magistratura hanno generato, con le loro dichiarazioni false, le omissioni, ecc. l’attuale scempio ambientale e istituzionale».