Lo Uttaro-story su Wikipedia


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Scopriamo, grazie alla segnalazione del ns. lettore Ing. Giuseppe Noli, cosa c’è scritto alla voce “Lo Uttaro”...

«Discarica molto contestata. La discarica denominata correntemente Lo Uttaro è allocata per la precisione nella cava Mastropietro, in una località dove un tempo sorgeva la città antica di Calatia. In questa area, culla della civiltà osco-sannita, in epoca recente si sono utilizzate cave dismesse di tufo come luoghi di abbandono dei rifiuti urbani e speciali. Sempre in questa zona sono presenti altri siti dove il conferimento di immondizia, i resti di cicli produttivi si uniscono a materiali tossici di ogni provenienza. Fino agli anni 80 è stata in funzione la discarica Migliore Carolina che ha seppellite nelle sue pieghe ogni sorta di rifiuto. Si stima a circa tre milioni di tonnellate di residui di ogni tipo interrati nel territorio de Lo Uttaro. Ma oltre ai cosiddetti monti, come venivano chiamate le cave di tufo in dialetto, sono sorte anche vere e proprie montagne di immondizia, scaricata in questo angolo di Caserta così vicino a San Nicola La Strada. Le periodiche crisi ed emergenze hanno trovato sempre uno sbocco a Lo Uttaro, così è sorto il sito di trasferenza, quello di stoccaggio, il deposito dell'ex Ucar. Strano destino per questa zona dove i resti archeologici sono coperti dai rifiuti ma dove malgrado le discariche sono sorti con velleità impianti industriali e persino il nuovo mattatoio ben presto circondati dall'immondizia e trasformatisi anch'essi in archeologia industriale. La creazione della discarica Mastropietro rappresenta un autentico caso di misfatto ambientale. Un delitto multiplo operato contro la gente di Caserta, San Nicola La Strada, Maddaloni, San Marco. Questo enorme invaso si situa appunto al limitare dei quattro comuni, al centro di una conurbazione di circa 300.000 abitanti. La discarica Mastropietro venne decisa con un protocollo d'intesa firmato dal sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti, Il presidente della Provincia di Caserta Sandro De Franciscis ed il Commissario per l'emergenza rifiuti in Campania Guido Bertolaso nell'11 novembre del 2006. Il protocollo firmato dai tre aveva caratteristiche anomale. Il documento impegnava in forma personalistica i firmatari e presumeva persino la sua inefficacia in caso di dimissioni di Bertolaso. Questo accordo passò sotto silenzio in beffa a tutte le affermazioni di democraticità che la Carta di Aalborg, sottoscritta dall'Italia prevedeva, nei casi di impianti pericolosi per la salute dei cittadini. Un impegno di così grave portata non ebbe il passaggio preventivo nelle assisi comunali e provinciali ma fu ratificato a cose fatte a colpi di maggioranza dalle forze politiche al potere negli enti locali soffocando ogni dibattito libero.L'opposizione allo scempio si manifestò con la creazione di un comitato spontaneo di cittadini delle città toccate dalla discarica. Un gruppo di attivisti antidiscarica si raggruppò al di là di ogni schematismo politico, coinvolgendo persone dalle più disparate idee, tutti uniti dall'esigenza di liberare il territorio da una minaccia grave di inquinamento. Il Comer (*), comitato emergenza rifiuti,ha trovato esponenti attivi in Costagliola Pasquale, Alberto Monatanaro di Terra Nostra, Giuseppe Messina di Lega Ambiente,Giovanna Maietta del comitato di Parco Cerasole, Lorenzo Tessitore, Antonino di Fresco, Mariano De Matteis, padre Oreste Farina, Antonio Roano, Agnese Ginocchio, Francesco Gallo. Le manifestazioni di dissenso furono numerose, con cortei, sit-in, denunce. Un presidio ha controllato l'area fino alla notte del 24 aprile 2007, quando un intervento di trecento tra poliziotti, finanzieri e carabinieri travolse gli ultimi cittadini che ostruivano il passaggio ai Tir con i carichi di rifiuti. La resistenza civile si oppose per tre giorni con cordoni di popolazione all'apertura della discarica. Dopo l'intervento massiccio delle forze di polizia seguì una completa militarizzazione dell'area al fine di permettere i conferimenti continui di rifiuti. Sin dall'inizio fu chiaro che oltre che scellerata la scelta di impiantare la discarica fu effettuata con assoluta inefficienza e mancanza di rispetto delle elementari regole di sicurezza. L'invaso della discarica, sorto a ridosso di una precedente discarica,non ha un sistema di raccolta del percolato, non ha coperture dei rifiuti, non ha adeguati impianti connessi. Il comitato emergenza rifiuti ricorse alle vie giudiziarie operando una denuncia penale nei confronti dei responsabili della gestione de Lo Uttaro. L'azione civile si esplicò con il ricorso all'articolo 700 del cpc, sulla falsariga dell'iniziativa del comitato di Serre. Un procedimento giudiziario fu portato di fronte al giudice ordinario che seguiva ad un ricorso al TAR. Il giudice monocratico di Napoli Fausta Como sentenziò clamorosamente per la chiusura della discarica, al provvedimento seguì una sospensione ottenuta dall'avvocatura dello stato per conto della parte commissariale. Il blitz dei NOE e il sequestro della discarica ad opera del giudice Guarriello della Procura di S.Maria C.V. diede un colpo definitivo alla vicenda. Nella cava Mastropietro attrezzata in maniera rozza al conferimento di migliaia di tonnellate di rifiuti provenienti da tutta la regione Campania, furono individuati pericolosi rifiuti tossici, con quantità enormi di carbonio, idrocarburi etc. Malgrado l'evidenza del danno arrecato alle popolazioni della conurbazione casertana si è continuato ad indirizzare le mire verso questa area disastrata che anni addietro fu inserita nell'elenco dei Siti di interesse nazionale meritevoli di bonifica. Infatti con il nuovo Commissario Gianni De Gennaro si parlò alla fine del 2007 di riaprire la discarica malgrado il sequestro operato dalla magistratura. Un tentativo che suscitò l'ennesima reazione popolare ma che fortunatamente si arenò grazie ai rilievi imparziali che mostrarono l'alto inquinamento del sito. Il montare dell'emergenza all'inizio del 2008 comunque ha indirizzato il comune di Caserta ad utilizzare un ennesimo sito della località Lo Uttaro, infatti nei capannoni dell'ex Ucar furono stipate altre tonnellate di immondizia raccolte dai mezzi dell'esercito e della SACE. Questo è l'ultimo colpo in ordine di tempo a questo martoriato lembo di terra casertana».

(*)
Per dovere di cronaca, una precisazione che sarebbe corretto inserire: il ComER è sorto come Comitato Emergenza Rifiuti. Per mesi si è chiamato così, anche nei documenti ufficiali. Fino a quando Nicola Ciaramella, direttore del quotidiano ondine Corriere di San Nicola, ne ha coniato la sigla ora diventata ufficiale: ComER (e non Comer), per l’appunto.