Alle "falde" di San Nicola


Dal percolato ai rubinetti: siamo ai confini della realtà? In alto, la ex fabbrica Saint Gobain e la discarica Lo Uttaro. In basso, la d.ssa Giovanna Corona autrice della tesi sulle acque di falda dell’area di San Nicola la Strada.

In esclusiva i passi salienti della tesi sullo "stato di salute" dell'acqua che bevono i sannicolesi. L'importante studio è stato eseguito dalla neo dottoressa in biotecnologie Giovanna Corona, che lancia un severo monito ai governanti: "Mai abbassare la guardia!". Alte concentrazioni di elementi superiori ai limiti stabiliti dall'Oms riscontrati della zona di confine tra i comuni di San Nicola, San Marco, Maddaloni e Caserta, dove prima la Saint Gobain e poi Lo Uttaro hanno sconvolto gli equilibri biologici.



“Che acqua beviamo a San Nicola la Strada?”. E’ stata certamente questa la domanda che si è posta la dottoressa in scienze ambientali Giovanna Corona prima di cominciare l’interessantissima tesi che l’ha portata, nello scorso giugno, al conseguimento della seconda laurea in Biotecnologie presso il polo scientifico di Caserta della Seconda Università degli Studi di Napoli.
D’obbligo sottolineare l’importanza di uno studio dai notevoli contenuti sperimentali e dalla precisa connotazione geografica (“Le acque di falda dell’area di San Nicola la Strada e i loro possibili effetti sulla salute”) che ha riscosso il pieno consenso ed il plauso oltre che della commissione esaminatrice anche dei tanti esperti, amministratori e semplici cittadini che hanno appreso dalla nostra stampa la pregevolezza dell’opera.
Nulla forse di più attuale per questi tempi e soprattutto per questa zona, notoriamente martoriata da gravissime problematiche ambientali e costantemente ai limiti d’allarme.
Il merito della giovane figlia del congedato comandante della polizia municipale sannicolese è indubbiamente enorme, se si considera che è stato sottoposto ad un vero e proprio chek-up lo stato di salute dell’acqua che esce dai rubinetti dei sannicolesi in un momento in cui le denunce delle organizzazioni ambientaliste riguardanti la...libertà di circolazione consentita al percolato dello Uttaro sono al vaglio della magistratura penale e civile.
Prezioso per quanto "semplicissimo" l’animus dell’egregio lavoro. Giovanna Corona parte dalle potenziali fonti “storiche” di inquinamento del territorio di riferimento per giungere alla meta prefissata attraverso due fasi operative: analizzare, prima, in modo uniforme ed attendibile un numero vasto e qualificato di campioni di acque di falda prelevati da altrettanti pozzi disseminati sul territorio sannicolese per stabilire il grado di concentrazione in essi dei principali elementi (nitrati, cloruri, magnesio, radon, ecc.) fondamentali per la vita e l’equilibrio dell’organismo umano; confrontare, poi, i livelli di presenza riscontrati con i parametri guida dettati dalle massime organizzazioni sanitarie mondiali al fine di evidenziarne la eventuale pericolosità.
Inesorabili e per certi versi preoccupanti le conclusioni: valori elevati (e quindi dannosi per la salute degli abitanti) delle concentrazioni dei vari elementi sono presenti nella zona di confine tra i comuni di San Nicola, San Marco, Maddaloni e Caserta (il tristemente famoso “quadrilatero della morte”) dove imperano l’ex SaintGobain e tutte le discariche che nel corso degli ultimi decenni si sono avvicendate nell’area più inquinata del mondo, alias Lo Uttaro.
Un messaggio chiaro ed inequivocabile idealmente diretto a chi è chiamato ad amministrare le “sorti” di una fin troppo già sfortunata popolazione.
L’autrice alla fine della tesi ringrazia, tra l’altro, i cittadini. Noi, invece, siamo a ringraziare la giovane neo biotecnologia per l’utilissimo contributo offerto alla “causa”, sperando che chi è chiamato a decidere accolga questi risultati con la dovuta attenzione e soprattutto con l’intento di mettere in moto tutti quei meccanismi legislativi di controllo per far sì che i rubinetti dei sannicolesi siano dispensatori di benessere e non di pozioni velenose.
Ci è doveroso, infine, un ulteriore ringraziamento a Giovanna Corona per averci concesso, in esclusiva, la pubblicazione di un ricco sunto del suo eccellente elaborato che non esitiamo a mettere a disposizione dei lettori.


 

nicola ciaramella

 


LE ACQUE DI FALDA DELL’AREA DI SAN NICOLA LA STRADA (CE) E I LORO POSSIBILI EFFETTI SULLA SALUTE

di G.Corona
(relatore D.Tedesco; correlatori E.Cuoco e S. De Francesco)

 

 

 

INTRODUZIONE

 

            San Nicola la Strada è una città che ricopre una superficie di circa 4,6 km2. E’ caratterizzata da una geologia costituita quasi esclusivamente da ignimbrite campana (Fig.1), materiale vulcanico derivante dai due periodi di maggiore attività dei Campi Flegrei.

 


Fig.1: Stratigrafia tipo del sottosuolo di San Nicola la Strada (fonte: Dott. Tommaso Di Fratta)


 

Potenzialmente sono tre le principali fonti di inquinamento delle falde a carico della cittadina in esame:

 

1.                 La composizione vulcanica del sottosuolo:

In realtà, stando alla definizione di inquinamento, che riguarda, cioè, solo sostanze immesse dall’uomo, in questo caso non si può parlare di vero e proprio inquinamento, ma di semplice “contaminazione” naturale. A tal proposito, infatti, cita il T. U. Ambiente “sito contaminato: un sito nel quale i valori delle concentrazioni soglia di rischio (CSR) risultano superati”. (D.Lgs n.152/2006).

 

 

Il materiale vulcanico fuoriesce direttamente dal mantello terrestre, costituito da un’enorme varietà di elementi chimici, appartenenti alle tre serie di decadimento radioattivo. Quasi tutti questi elementi si presentano in fase solida, per tendono a rimanere intrappolati all’interno della roccia. Uno solo di questi, appartenente alla catena radioattiva discendente dall’ uranio – 238, ovvero il radon – 222, si trova allo stato gassoso, caratteristica che gli consente di fuoriuscire dalla roccia vulcanica. Questo fa sì che il radon - 222 possa diffondersi facilmente all’interno della sottosuolo e, da qui, penetrare nelle falde e, quindi, risalire in superficie, attraverso la costruzione di pozzi o l’incanalamento all’interno di pompe di tiraggio o condutture, con il rischio di accumularsi all’interno di luoghi chiusi, fuoriuscendo dai comuni rubinetti.

 

2.                 La presenza, nel passato, di un’area industriale:

Fino a circa 20 anni fa, nelle aree alla periferia del territorio di San Nicola la Strada, sorgevano la zona industriale A.S.I. “San Nicola”, ma appartenente, geograficamente, al Comune di Caserta e la zona industriale “Ponteselice”. In particolare, all’interno della zona A.S.I. “San Nicola”, nell’attuale area “Ex-Saint Gobain”, sorgeva l'industria “Saint Gobain” (Fig.2) , da cui prende il nome, appunto, l’intera area. Questa era una fabbrica di vetri, specchi e cristalli ed era situata esattamente a ridosso dell’abitato di San Nicola e degli insediamenti residenziali dei propri dipendenti in via Appia e in viale Lincoln di Caserta.

 


Fig.2: Area industriale “Saint Gobain”
(Fonte: www.corrieredisannicola.it)

 

Durante il periodo di attività della Saint-Gobain, fu attribuita all’industria una causa di inquinamento idrico ed atmosferico, generato da acque di scarico e da emanazioni nocive, fumi e polveri. Essa, secondo l’elenco di cui all’art. 216 del T.U. sulle leggi sanitarie, figurava tra le industrie insalubri di II classe e, come tale, presumendosi non pericolosa, poteva essere esercitata nell’abitato, pur esigendo speciali cautele per l’incolumità del vicinato. (PRG, 1984)

Sempre all'interno dell'area “Ex – Saint Gobain” è, presente un capannone, residuo dell'attività dell'industria Ucar Carbon (o Graftech), finalizzata alla lavorazione della grafite, ormai dismessa da oltre 10 anni. All'Ucar fu attribuita la responsabilità di una contaminazione a carico del suolo e delle acque sotterranee durante il periodo di attività, motivo per cui su questo sito è attualmente in atto un procedimento di bonifica.

 

3.                 La presenza di discariche di rifiuti solidi:

Nella zona posta al confine tra i comuni di San Nicola la Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista e Caserta, l’antica Calatia, è situata un’area, denominata “Lo Uttaro”, ricca di cave dismesse di tufo.

 

 

Le periodiche crisi ed emergenze riguardanti lo smaltimento di rifiuti della provincia di Caserta hanno sempre trovato sbocco a Lo Uttaro, dando, così, vita al sito di trasferenza, posto nel deposito dell’ex Ucar, fino all’apertura della discarica “Mastropietro”. (Fig.3)

 


Fig.3: Discarica presso l’area “Lo Uttaro”
(Fonte: www.corrieredisannicola.it)

 

Secondo la relazione delle attività nel periodo 11 maggio – 30 settembre 2007, a cura del Comitato dei Garanti, la discarica “Mastropietro” era “autorizzata a ricevere solamente rifiuti solidi urbani (RSU) prodotti nell’ambito della Provincia di Caserta, in uscita dall’impianto di selezione regionale ex – CDR di Santa Maria Capua Vetere (CE)”.

 

Nel corso di sopralluoghi effettuati da rappresentanti dello stesso Comitato dei garanti, si è avuto modo di constatare che non sempre i rifiuti, al termine della coltivazione, venivano coperti con terreno vegetale o misto, al fine di ridurre la dispersione eolica, l’accesso dei volatili e l’emissione di odori, così come previsto dal T.U. ambientale, D. Lgs. N. 152 del 6 aprile 2006.

 

Inoltre, durante tutti i sopralluoghi si è riscontrata la presenza di percolato in discarica, a causa dell’inefficienza del sistema di raccolta del percolato, tramite le pompe sommerse presenti e, di conseguenza, i serbatoi di raccolta dello stesso risultavano vuoti. I tubi di mandata delle pompe sommerse dei pozzi di raccolta del percolato presentavano strozzature in più punti e la mancata captazione del percolato, aveva provocato l’accumulo dello stesso in enorme quantità sul fondo della discarica. (Lembo e Santagata, 2007)

 

Questo difetto nello smaltimento dei rifiuti potrebbe aver provocato un assorbimento del percolato all’interno del suolo, favorito, comunque, dalle condizioni di porosità e permeabilità, attuando già una prima contaminazione di questo. Inoltre, da qui, il percolato può facilmente discendere all’interno delle falde idriche ed inquinare anche le acque sotterranee.

 

In ultimo, nonostante la discarica fosse autorizzata ad accettare solo rifiuti urbani e trattati nello stabilimento di Santa Maria C.V., diverse ispezioni hanno rivelato la presenza di rifiuti classificati come “pericolosi” e rifiuti “tal quali”.

 

A queste ultime due cause potrebbero essere attribuiti, in particolare, eventuali fenomeni di inquinamento chimico e/o microbiologico.

 

 


CAMPIONAMENTI, ANALISI ED ELABORAZIONE DEI DATI

 

            Le indagini sono state condotte su 20 campioni di acque di falda, prelevati da altrettanti pozzi dislocati sul territorio il più uniformemente possibile (Fig.4) ed hanno riguardato analisi di cromatografia ionica, allo scopo di determinare le concentrazioni degli ioni che più comunemente si ritrovano all’interno di acque di falda (Na+, NH4+, K+, Mg+, Ca+, F-, Cl-, NO2-, NO3-, SO42-); analisi di radionuclidi, alla ricerca delle concentrazioni di radon-222; analisi di spettrometria di massa, per determinare le concentrazioni di vari elementi in traccia, ovvero quegli elementi naturalmente presenti nelle acque e fondamentali per il nostro organismo, ma che, al di sopra di un certo limite, dettato dalla normativa o dalle linee guida del WHO (World Health Organization, o OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità), possono provocare danni alla salute dell’uomo.

 


Fig.4: Distribuzione dei siti campionati

·                    FLUORURI

 


Distribuzione delle concentrazioni di fluoruri

 

Limite: 1,5 mg/l (D. Lgs. N.152/2006 e OMS, 2006)

 

Epidemiologia: Una concentrazione <0,7 mg/l comporta un aumento dell’incidenza della carie dentaria tra i bambini; una concentrazione maggiore di 1,5 mg/l favorisce l’insorgenza di fluorosi dentale (opacità dello smalto, colorazioni giallo – brune) in bambini che completano la calcificazione dentaria; possibile effetto cancerogeno, ma non accertato.

 

·                    NITRATI

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di nitrati

Limite: 50 mg/l (OMS, 2006)

 

Epidemiologia: Può determinare metaemoglobinemia, ovvero una modifica nella molecola dell’emoglobina che la rende incapace di legarsi all’ossigeno. I nitrati, ossidati a nitriti, legano l’emoglobina convertendola in metaemoglobina.

 

·                    CLORURI


Distribuzione delle concentrazioni di cloruri

Limite: N.N. (Valore indicativo consigliato = 200 mg/l da D.P.R. n. 236/1988)

 

Epidemiologia: Nessuna. Effetti a carico delle proprietà dell’acqua, con variazioni nel sapore e presenza di eccessive quantità di depositi dopo evaporazione.

 

 

 

·                    SOLFATI

 

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di solfati

 

Limite: 250 mg/l (D.Lgs. n.152/2006)

 

Epidemiologia: Ipotizzati, ma non dimostrati, possibili effetti lassativi per concentrazioni > 500 mg/l; alterazione delle proprietà dell’acqua per concentrazioni > 250 mg/l.

 

 

 

·                    SODIO

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di sodio

 

Limite: N.N. (Valore indicativo = 200 mg/l da D.Lgs. n. 31/2001) 

 

Epidemiologia: Possibile correlazione positiva con l’ipertensione arteriosa; aggravamento dell’insufficienza cardiaca congestizia cronica.

 

 

 

·                    CALCIO E MAGNESIO

 

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di calcio

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di magnesio

 

Limiti: N.N. (Valori indicativi per il calcio = 350 mg/l da OMS, 1972 e per il magnesio = 50 mg/l da D.P.R. n.236/1988).

 

Epidemiologia: Nessun effetto dimostrato sulle persone; effetti sulle proprietà dell’acqua, con formazione di depositi ed incrostazioni, soprattutto se l’acqua scorre in tubi riscaldati o è riscaldata a sua volta.

 

 

 

·                    RADON – 222

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di radon – 222

 

Limiti: 100 Bq/l (Raccomandazione 2001/98/EURATOM)

 

Epidemiologia: se inalato, può decadere all’interno dei polmoni emettendo particelle α, le quali, irradiando le cellule basali dell’epitelio polmonare, a più elevata attività mitotica, possono provocare lo sviluppo di tumori; I suoi isotopi figli, polonio, piombo e bismuto, possono attaccarsi alle particelle di aerosol ed essere respirati. Una volta entrati nei polmoni possono aderire alle pareti e non essere più espulsi, favorendo, ancora una volta, lo sviluppo di neoplasie.

 

Gli elementi in traccia sono elementi metallici con funzione di cofattori di molecole proteiche o di metallo – enzimi. La perdita di questi cofattori rende le molecole inattive. Una loro eccessiva e continua assunzione però, può risultare dannosa per l’organismo.

 

 

 

·                    FERRO

 

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di ferro

 

Limite: 200 µg/l (D.Lgs. n.152/2006)

 

Epidemiologia: tossicità derivante da un eccesso di ioni ferrosi, in quanto essi sono in grado di reagire con i perossidi presenti all’interno del’organismo, formando radicali liberi (non dimostrata); causa di tumori ai polmoni in addetti ai lavori nelle miniere di ferro (osservato ma non dimostrato).

 

 

 

·                    MANGANESE

 

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di manganese

 

Limiti: 50 µg/l (D.Lgs. n.152/2006); 400 µg/l (OMS, 2006)

 

Epidemiologia: probabile (osservato negli esperimenti ma non dimostrato) causa di problemi neurologici (tremori, disordini motori), preceduti o accompagnati da sintomi psicologici (irritabilità, emotività).

 

 

 

·                    ARSENICO

 

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di arsenico

 

Limite: 10 µg/l (D.Lgs. n.152/2006 e OMS, 2006)

 

Epidemiologia: piccole quantità, nell’alimentazione umana, stimolano la crescita, una eccessiva e continua inalazione, però, fa dell’arsenico un elemento cancerogeno per l’uomo (dato dimostrato), poiché provoca cancro ai polmoni; inoltre, l’ingestione provoca cancro della cute e del fegato (dato dimostrato) e cancro della vescica e dei reni (da dimostrare).

 

 

 

·                    SELENIO

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di selenio

 

Limite: 10 µg/l (D.Lgs. n.152/2006 e OMS, 2006)

 

Epidemiologia: effetto genotossico in vitro, con interferenza delle attività metaboliche, ma nessuna dimostrazione che lo stesso accada anche nel corpo umano;  nei ratti, a lungo termine, si sono osservate diminuzione della crescita e varie patologie a carico del fegato; in un piccolo gruppo di pazienti affetti da artrite reumatoide, a cui è stato somministrato selenio, si sono avuti effetti sulla sintesi di alcune proteine del fegato.

 

 

 

·                    URANIO

 

 

 


Distribuzione delle concentrazioni di uranio

 

Limite: N.N. (Valore consigliato = 15 µg/l da OMS, 2006)

 

Epidemiologia: causa di nefrite (infiammazione del rene); correlazione osservata con la fosfatasi alcalina e la β-microglobulina nelle urine, con conseguenti, seppur modeste, alterazioni della funzione dei tubuli prossimali.

 

 

 

CONCLUSIONI

 

Dalla mappatura delle distribuzioni delle concentrazioni dei vari elementi, si nota che i valori più elevati si riscontrano nella zona periferica di San Nicola, al confine con i Comuni di San Marco Evangelista, Maddaloni e Caserta...

 

 

 


In rosso: i siti campionati; in verde: industria “Saint Gobain” e area “Lo Uttaro”.

 

...in corrispondenza della ex- area industriale (“Saint Gobain”)  e nei pressi delle discariche di rifiuti solidi (Area “Lo Uttaro”).

 

Per quanto riguarda l’area industriale, notizie storiche riportano l’esistenza, nel passato, di vere e proprie cave utilizzate per gli scarichi e gli scarti delle fabbriche e, geograficamente, tali cave risultavano essere situate nei pressi dei punti campionati.

 

Sopralluoghi effettuati nelle discariche di rifiuti solidi, invece, riportano errori nella raccolta del percolato, il quale non verrebbe raccolto nelle apposite vasche, ma si troverebbe a diretto contatto con il suolo, con il rischio di penetrare all’interno delle falde.

 

Le analisi condotte in questa sede, tuttavia, non sono ancora sufficienti a dare una causa certa alle elevate concentrazioni di metalli nelle falde idriche di San Nicola la Strada, ma possono, comunque, essere un primo passo per un progetto di più ampio respiro per lo studio della composizione chimica delle acque sotterranee in quest’area, in rapporto alla geografia ed alla geologia del territorio.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Barbuti S., Bellelli E., Fara G. M., Gianmanco G., Igiene, seconda edizione, Monduzzi Editore, 2002.
Baynes J., Dominiczak M.H., Biochimica per le discipline biomediche, UTET, 2000.
Colin Baird, Chimica ambientale, Ed. Zanichelli, 1997.
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Decreto Legislativo n. 31 del 02/02/2001 Attuazione della Direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano.
Decreto Legislativo n.152 del 06/04/2006 Testo Unico Ambientale – Norme in materia ambientale.
Lembo G., Santagata N., Relazione attività discarica “Lo Uttaro” nel periodo 11 maggio – 30 settembre 2007, Ord. Comm. N.142 dell’11/05/2007, in riferimento del Protocollo d’Intesa dell’11/11/2006,Comitato dei Garanti.
Nuti R., Caniggia A., Metodologia clinica, VIII edizione, Edizioni Minerva Medica, 2002.
Regio Decreto n.1265 del 27/07/1934 Testo Unico in Leggi Sanitarie, art.216.
Vallario A., Studio geologico per la elaborazione del Piano Regolatore Generale del Comune di San Nicola la Strada, giugno 1983.
World Health Organization, Guidelines for drinking – water quality, First addendum to third edition, Vol.1 Recommendations, 2006.

 

 

 

VOGLIO RINGRAZIARE...

 

Il Preside della Facoltà di Scienze Ambientali Prof. Paolo V. Pedone;
Il Prof. Dario Tedesco, mio relatore;
I Dott. Emilio Cuoco e Stefano De Francesco, miei correlatori;
Il Dott. Nicola Ciaramella e il Dott. Giuseppe Messina, che mi hanno aiutato a reperire materiale utile per il mio studio;
I cittadini di San Nicola la Strada che mi hanno permesso di campionare i loro pozzi;
La mia famiglia, senza la quale non avrei mai potuto raggiungere questo (secondo) traguardo.