IL POETA DELL’AURORA

Un anno fa si spegneva, prematuramente, Raimondo Stancapiano

 


Un anno fa si spegneva, prematuramente, Raimondo Stancapiano, stimato dirigente della Provincia, ma soprattutto artista dall’animo profondo e sensibile che ha lasciato una traccia indelebile nel mondo della poesia e del teatro casertano. La più bella testimonianza nelle parole di un suo fraterno amico che ricorda le due notti di Assisi “passate all’agghiaccio per veder sorgere il sole...”.

Si è svolta sabato 7 marzo, presso la Chiesa dei Salesiani in Via Don Bosco a Caserta, una toccante cerimonia religiosa in commemorazione di Raimondo Stancapiano (nella foto) ad un anno dalla sua prematura scomparsa.
Dotato di forte ed inesauribile carica umana ispirata ai pregnanti ed irrinunciabili valori della famiglia e dell’amicizia, il noto e stimato dirigente dell’amministrazione provinciale di Caserta viene oggi ricordato soprattutto per le sue eccelse qualità artistiche estrinsecatesi attraverso numerose ed apprezzate esperienze letterarie e teatrali.

Nato il primo dicembre del ’48, Stancapiano entrò giovanissimo nel mondo della cultura casertana, aggiudicandosi per due volte consecutive, a metà degli anni Settanta, il premio letterario “Casa Hirta” con due volumi di poesie inedite.
Ma la sua passione principale è stata sempre il teatro. Con la sua compagnia riempì fino al collasso i teatri casertani e della provincia, facendo innamorare di questa nobile e “povera” arte giovani concittadini che poi sarebbero diventati attori famosi. La Caserta anni ’70-‘80 regalava cultura e ripetuti momenti di aggregazione: la maturazione del giovane Raimondo non poteva non fondersi tra spontanee amicizie sorte con artisti noti del momento, come Agostino Santoro, futuro primo batterista degli Avion Travel, Corrado Sfogli della Nccp e tantissimi altri.
Nel 1976 Stancapiano inizia una corrispondenza epistolare (in gran parte ancora oggi conservata nell’Archivio Storico della Cultura Italiana di Firenze) con il grande Eduardo De Filippo, il quale, venuto a conoscenza dei suoi successi, gli offre un provino.
E proprio sulle tavole del palcoscenico incontra la sua futura moglie, Tina Benedetto, che, oltre alla passione per il teatro, condividerà con lui la passione per la vita.
Raimondo e Tina coroneranno il loro sogno d’amore nel 1980 e da quel momento sceglieranno la famiglia come principale palcoscenico delle loro emozioni.
Dalla loro unione nascerà Francesco, erede di quella naturale sensibilità artistica paterna, che lo scorso gennaio ha brillantemente esordito come attore nella compagnia teatrale sannicolese “I Vari...età” di Vittorio Di Tommaso. Insomma, buon sangue non mente! Miglior regalo non avrebbe potuto fare al suo carissimo papà, da Lassù privilegiato spettatore di una carriera appena all’inizio.

Ecco le bellissime parole che un suo fraterno amico, Gerardo Capobianco, ha voluto scrivergli in questa triste occasione, riproponendo ai parenti e ai tantissimi amici e con ancora più profonda e sincera commozione quanto già ebbe a dedicargli durante la cerimonia dei funerali, nel momento, cioè, certamente  più doloroso del loro splendido rapporto. Con l’intento, oggi come un anno fa, di tracciare il giusto e meritato ricordo di una persona che non potrà mai essere dimenticata:

«Che cosa dire di Raimondo Stancapiano? Tanto. Ci vorrebbe un libro. Pur se è stata di breve durata, la conoscenza che ho avuto del caro Raimondo ha segnato quel periodo della mia vita ed ha lasciato un ricordo indelebile. Anche se è stata breve la sua esistenza, è stata vissuta intensamente, con la sua famiglia, i suoi affetti, i suoi amici, i colleghi, i suoi amori che sono stati la poesia e il teatro.
Il mio ricordo di Raimondo inizia nel lontano 1965, quando, ancora giovincelli, incrociammo i nostri passi nell’aula del Geometri di Caserta, Prima “B”..... che bei tempi........non posso dimenticare quei momenti. Io venivo da lontano, dalla provincia di Avellino, scendevo da una montagna dell’alta Irpinia, ero turbato, somigliavo ad un pesce fuor d’acqua, ero seduto in un angolo, in silenzio; ed ecco mi compare davanti il caro Raimondo e subito fu amicizia, seria, disinteressata, duratura, sincera. Da allora diventammo amici inseparabili. Caserta, la città vecchia, la Reggia, il Parco, e tanto altro, non avevano segreti per lui. Con entusiasmo me li fece conoscere. Peccato che poi le nostre strade si sono divise; però siamo rimasti sempre amici, spesso ci siamo sentiti per telefono, ci siamo anche ritrovati di tanto in tanto, sia per momenti belli che per quelli tristi.
Cosa dire o scrivere di Raimondo? Ci vorrebbe un libro, non un piccolo trafiletto per parlare di Raimondo. Quei cinque anni trascorsi insieme, sono stati i più belli della mia vita, non ci siamo mai separati; gli studi, le passeggiate, il biliardino, lo scopone scientifico e  -perché no?- il teatro. Tempi bellissimi, spensierati, giovani. Raimondo era un vulcano di idee, scriveva molto, poesie, commedie, strofette, e non solo. Caratterialmente era giulivo, solare, estroverso, altruista, buono...... sono pochi i termini per descrivere la sua personalità; pronto ad aiutare tutti e tutto, pronto a dare consigli, .......e tanto ancora.
E che dire della sua religiosità? Cattolico credente e fervente, non mancava mai alla celebrazione della Messa domenicale e si comunicava tutte le volte. In molti suoi scritti, infatti, esalta la bellezza del creato e del suo Creatore, pone Dio al di sopra di tutto e di tutti. Amava tanto anche la natura, ed i suoi scritti sono rivolti per la maggiore ad essa. Le sue poesie sono allegre, vive, anche se velate, alcune volte, di tristezza, era il suo modo di vivere, di fare.
Quando poi volle cimentarsi con il teatro, con il buon Don Elio e i ragazzi di San Vitaliano, mettemmo in sesto una compagnia teatrale da fare invidia; il nostro palcoscenico principale era quello dei Salesiani. Abbiamo passato pomeriggi interi a provare, riprovare, l’energia data da Raimondo era inesauribile, tutti eravamo entusiasti. Le commedie rappresentate erano per la maggiore quelle scritte da lui, tutte comiche, allegre, ricordo fra le tante: “L’avvocato dalle cause perse”, “Il ritorno di Napoleone Bonaparte”, e tante altre ...Ci cimentavamo anche con altri autori, fra i quali il grande Totò, Eduardo De Filippo ed Eduardo Scarpetta. Il suo intendo era di tenere noi ragazzi lontano dalla strada, vivevamo gli anni delle riforme, gli anni delle rivolte giovanili, degli scioperi, delle lotte studentesche...Lo stare insieme era costruttivo. Ricordo quella volta che siamo andati con la scuola a Perugia, ad un convegno studentesco; ogni istituto presentava un proprio lavoro, noi rappresentammo, in un teatro affollatissimo, “La livella” di Totò, dove io ero il marchese e lui il povero Gennaro “netturbino”. Raimondo poi lesse un brano di Scarpetta dal romanzo “Vincenzo De Pretore”. Che successo! Applausi da morire.
Era amante della natura, tanto amante che passammo due notti all’agghiaccio, sulla torretta del castello di Assisi, insieme ad altri amici, per vedere sorgere il sole. Che spettacolo! Un’alba indimenticabile, tinta dei suoi infiniti colori. Vedere l’aurora fra quelle aspre montagne è stata un’esperienza fatta da me grazie a lui e mai più provata.
Potrei continuare ancora per molto, come dicevo ci vorrebbe un libro.
Amava la natura. Altra esperienza fatta insieme fu quando, con altri quattro amici, siamo andati sul Matese: quindici giorni di campeggio in una tenda militare messa a disposizione dal padre di uno di loro. Quindici giorni che sono rimasti indelebili nel mio cuore. Il caro Raimondo era sempre il primo ad alzarsi, voleva ammirare la natura in tutti i suoi aspetti, era insaziabile ed era capace di coinvolgerci. Amava scoprire quanto ci circondava, ci faceva fare delle grosse camminate ed annotava ogni cosa; penso che molte poesie siano nate dopo questa esperienza.
Cinque anni indimenticabili. Si! cinque anni indimenticabili, tra studio, passeggiate, giochi e teatro.
Lo studio per Raimondo non era altro che un gioco, passavamo giornate intere a farci reciproche domande sulle materie scolastiche da noi affrontate, ovviamente le domande dovevano essere le più difficili e per ogni risposta sbagliata si pagava un pegno; il pegno, all’epoca, consisteva in una sigaretta rimediata alla meno peggio. Studiare con Raimondo era un passatempo. Le nostre passeggiate, poi, erano lunghe. Spesso salivamo a Casertavecchia oppure andavamo nel parco del Palazzo Reale; Raimondo era un cicerone infallibile, conosceva tutto di tutti. Molti pomeriggi piovosi li passavamo in casa e dopo lo studio lo scopone scientifico; quante partite, interminabili, allegre, e tutte con i soliti “pegni” da pagare.
Gli anni, purtroppo, sono volati. Finito lo studio, ci separammo ed io tornai nella mia verde Irpinia portando con me un bagaglio di esperienze indimenticabili. Da allora è trascorso tanto tempo, ma la nostra amicizia non è mai finita; siamo rimasti sempre in contatto, ci siamo rispettati, voluti bene. La nostra amicizia è continuata inalterata anche con le nostre rispettive famiglie; però, purtroppo, il buon Dio ha disposto diversamente, una malattia atroce ci ha privato della presenza del caro Raimondo. Il Dio da lui tanto amato se lo è ripreso...Si, ripreso. Perchè penso che Raimondo, con il suo gioviale carattere, con la sua semplicità, il suo modo di fare, ha conquistato un posto in Paradiso.
Caro Raimondo, non voglio dirti addio, perchè l’addio separa per sempre, ma voglio dirti arrivederci, perchè tu sarai sempre con noi, nel nostro quotidiano, nei nostri pensieri.
Un pensiero per la tua amata.
Cara Tina, anche tu hai vissuto con noi quei momenti spensierati, hai conosciuto Raimondo quando io ero ancora a Caserta, tanti anni fa, hai avuto la fortuna di vivere accanto ad un uomo unico, buono, hai attinto da lui tante cose belle. Portale nel tuo cuore per sempre, insegnale a chi ti sta vicino e pensa che Raimondo non ti lascerà mai, vivrà sempre con te, nei tuoi pensieri. Chi si ama non sarà mai dimenticato, l’amore è immortale, la morte non può vincere l’amore: è un insegnamento del buon Dio ed è la pura e santa verità.
Un pensiero anche per il tuo caro figliolo.
Francesco, mi hai chiesto di parlare del tuo papà, spero di averti accontentato. So che non è molto, ma i miei ricordi sono rapportati a pochi anni, pochi anni però vissuti intensamente e con tanti insegnamenti. Spero ti abbia fatto piacere conoscere ulteriori risvolti della personalità di tuo padre. Posso dirti una sola cosa: il tuo papà è stato un grande. Fanne tesoro di questi insegnamenti, ricalca le orme di papà e portalo sempre nel cuore, lui non ti abbandonerà mai, sarà sempre con te fino alla fine dei tuoi giorni».


Nicola Ciaramella


(nella foto in alto, Raimondo Stancapiano.
Nella foto qui sotto, il figlio Francesco debutta come attore nello spettacolo “Amicizia, risate e solidarietà” andato in scena al teatro Don Bosco il 16 gennaio di quest’anno)