UN’ALTRA PIZZA PAGATA!


Devo assolutamente togliermi il vizio di scommettere sulle cose impossibili



Un’altra pizza pagata. L’ennesima scommessa persa. Mi devo togliere il vizio.

Dico al compagno di fila, che è molto scettico al riguardo: “Stasera verranno! Sono sicuro! Mi gioco una margherita con mozzarella di bufala e rucoletta!

Ore 21. “Se è amore non si muore” è cominciato in perfetto orario. Sulla scena del Plauto lo splendore di una grande attrice. In platea lo squallore della loro assenza. No, non arrivano.

Verranno con un po’ di ritardo, capita a tutti. Ma verranno!”, continuo a ripetere da perfetto imbecille che sono.

L’amico sorride divertito dalla mia certezza e già pregusta la pizza, anzi comincio a sentirne anch’io l’odore.

Ore 21.30. La grandissima Tina Femiano ha appena concluso la stupenda narrazione della storia di Attilio Romanò, ucciso per errore dalla camorra.

Di quella gente nemmeno l’ombra!

Di quella gente nessuno è venuto. Di quella gente che dice che a San Nicola non si fa cultura. Di quella gente che dice che il Plauto è fermo o che muove timidi passi. Di quella gente che, dopo aver fatto la lavatrice, comprato il pane o eseguite le altre commissioni di casa impartite dalla moglie (nulla di male, per carità!), si mette alla scrivania (o al tavolo che sta in cucina perché l’acqua sta cominciando a bollire) non più di diciotto minuti ogni fine settimana per scrivere quattro pensieri da dare in pasto a chi non ha altro da pubblicare, dedicando complessivamente al massimo un’ora e ventidue-ventitre minuti al mese  per quella San Nicola che dice di avere nel cuore e che vuole migliorare soprattutto nei rapporti sociali e culturali.

Chiedo al compagno di fila, sussurrandogli nell’orecchio durante una brevissima pausa della recitazione: “Ma che fa sta gente per la cultura, oltre che criticare? Ma perché si lamenta sempre e non partecipa a niente? Perché non la si è vista mai a otto puntate di Ubi Talk Show in cui si è parlato di giovani e delle eccellenze artistiche ed umane della nostra terra? Perché non la si vede mai nei grandissimi appuntamenti culturali che si svolgono al Plauto, dal Don Chisciotte alla storia della musica napoletana cantata da Le Rondinella e agli eccelsi monologhi su femminicidi e figlicidi interpretati dalla Femiano? Ma cosa crede di fare, sta gente, non facendo assolutamente nulla per contribuire a fare cultura a San Nicola?”.

Il compagno di fila, certamente più concreto e meno idealista di me, sorride. A tratti ride.

Ore 23.30. Dopo esserci entrambi già alimentati di cultura, andiamo a mangiarci la pizza. A mie spese, ovviamente, perché da stupido che stupidamente continuo ad essere scommetto sempre sulle cose più impossibili.

Ore 23.54. Arriva per me la margherita con mozzarella di bufala e rucola. Per l’amico una mare e monti.
Ad un altro tavolo, un po’ più distante dal nostro, c’è qualcuno di quella gente che mi ha fatto perdere la scommessa. Loro mangiano ortolana.
Sì, perché nell’orto è utile che costoro stiano a fare cultura. Per fare qualcosa di veramente costruttivo per il loro terreno. Oh, pardon!, per la loro terra volevo dire.

CiNico