La Medugorje (non soltanto) di Maddaloni


Si è svolta, con la partecipazione di fedeli provenienti anche da San Nicola la Strada, la tradizionale Via Crucis lungo la “montagna” verso il Santuario di San Michele.

 

Mercoledi 23 marzo, ore 15.10. Sono appena arrivato presso la Chiesa di San Benedetto in Maddaloni. E’ partita, da pochi minuti, la processione della Via Crucis verso il Santuario di San Michele Arcangelo e Santa Maria del Monte.
Alle mie spalle sento una voce che mi dice: “Ueee!!! Vieni da San Nicola per salire lassù?”. Seduto su di un poggio di pietra davanti alla chiesetta, con lo sguardo molto sorpreso, ma visibilmente sorridente, un amico, di nome Tommaso, che abita lì da trent’anni e che non vedevo da almeno venti: “Purtroppo non posso venire, ho la gamba malmessa, ma ci sono anch’io con tutti gli altri”. Un incontro cordialissimo, durato una manciata di attimi, perché la montagna mi chiama e devo far presto per raggiungerli. Ci riesco, nonostante qualche lievissimo affanno (sì, perché tanto ben messo fisicamente non lo sono neanche io).
Una volta entrato in coda alla processione, vedo qualche altro mio compaesano. Non sono l’unico sannicolese. Sono felice.
Man mano che si sale e ci si ferma alle stazioni lungo il sentiero irto e scosceso della montagna, magnificato da una lunga coda di partecipanti, anche un po’ aiutandosi ed appoggiandosi l’un l’altro nei punti più difficili del percorso, assistiti dai volontari della Protezione Civile di Maddaloni, l’emozione diventa sempre più grande. Vedi, giù, una meravigliosa vallata, inimitabili città allontanarsi e diventare cartolina. Ma lo sguardo va soprattutto in alto, verso quell’emblema sublime di una antica fede, sempre più rinnovata e ancor sempre più forte, alimentata dal desiderio di vivere, perché “chi ama Dio sceglie la vita”, come spesso ripete Don Angelo, infondendo negli animi colori e speranza. Ai lati del sacro corteo, mentre si prega con ardore e ci si pervade di una gioia quasi sconosciuta, negli occhi entra uno squarcio di natura. In tutta la sua genuinità ed in tutta la sua incorrotta purezza. Una lagrima ti scende quando vedi lo splendore della nostra terra. Quella terra tanto offesa dagli uomini e tanto amata da Dio.
Siamo a metà strada. Il cielo si imbrunisce e comincia a piovere. Gli ombrelli si aprono, ma l'impressione è che a nessuno interessi molto proteggersi dalle gocce, anche se a tratti diventano scroscianti. Il desiderio di perdersi nella maestosa vista di quel campanile che si staglia in alto è più grande di qualsiasi terrena ansia.
UItima stazione. Siamo giunti al Tempio. Don Angelo celebra il momento finale del rito sotto il “porticato della Misericordia”. Sì, perché questo è l’anno della misericordia, come ha voluto Papa Francesco per il Giubileo. La Via Crucis è all’epilogo. Ma è solo l’inizio di un cammino che non si può interrompere. Lungo quel sentiero, reso ancora più selvaggio dalla presenza di animali liberamente pascolanti, ho vissuto emozioni che non conoscevo. Di sasso in sasso, tutti magicamente calpestati passo su passo: cerco gli aggettivi per definire il mio stato d’animo. Non ci riesco a descrivere cosa sento in quel momento. Neanche ora che sto scrivendo.
"La vostra Medugorje è qui", disse Mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta. Mai parole più profonde sono state proferite per definire un’esperienza unica in un paesaggio unico. Un'esperienza di fede alla ricerca di Dio.
Accanto a me, senza mai allontanarsi, un Signore. Non mi ha mai lasciato. E’ ancora qui. Non andrà mai via.

Nicola Ciaramella