Cronaca dalla Città del Nobel

Pochi giorni dopo le intense fatiche per l’organizzazione della Maratonina sannicolese, i podisti dell'Asd Atletica San Nicola hanno partecipato alla 38.ma edizione della Maratona di Stoccolma, la quarta più importante d'Europa, che ha visto gareggiare 22mila atleti provenienti da tutto il mondo. Giuseppe Nuzzo racconta l’avvincente spedizione, iniziata "con auto anni ‘90 da sette posti appositamente presa in prestito".

Non me ne vogliate, ma questa volta il racconto della spedizione oltre alpi dei maratoneti di San Nicola parte da lontano. Dobbiamo tornare indietro di qualche domenica e precisamente all’8 maggio, quando avevamo programmato in settimana un lungo da fare insieme tutti noi che ci stavamo allenando per la maratona di Stoccolma. Ebbene, alle ore 8.00 in punto eravamo all’appuntamento solo io e Romeo Gatto, ma dopo quindici minuti arrivavano il nonno e Mandarino con facce tirate e sguardo fisso sull’asfalto: avevano già fatto diversi km ma comunque si univano a noi senza proferire parola. Verso Caserta e in via Leonardo Da Vinci incrociavamo Alfredo Giombetti che proveniva dal  bar Boys con donne e altri pseudo atleti al seguito. A quel punto i due maratoneti Maiello e Mandarino, rendendosi conto che il passo della comitiva era molto più lento di quello che la loro tabella spaziale, probabilmente scritta loro personalmente dal campione olimpionico Stefano Baldini, prevedeva e senza nemmeno salutarci, decidevano di andar via ad un passo e con uno stile spettacolare tanto che a noi umani non restava che ammirare solo i tatuaggi disegnati sui loro polpacci che si allontanavano velocemente e che nella determinazione delle falcate ricordava quello di famosi calciatori Naingolan e Kulibaly per intenderci. Con noi chiavici di podisti restava l’umile maratoneta Romeo Gatto in arte “Gattoven“ per le imprese che si apprestava a realizzare e che ci avrebbe fatto compagnia per ben 33 km.

Eccoci giunti al fatidico appuntamento per la partenza, che i più ansiosi fissano alle 5 del mattino, con il sottoscritto che decide di passare a prendere uno per uno, a cominciare dal Mandarino, con auto anni ‘90 da sette posti appositamente presa in prestito per questa trasferta. Con i soliti 15 minuti di ritardo li prelevo quasi tutti, per ultimo Gattoven che ci aspetta fuori la chiesa della Rotonda dalle 4 ma lo troviamo seduto ai semafori dove ha ben pensato di spostarsi nella speranza che lo si prenda per un migrante e gli si dia qualche spicciolo.
Ci avviamo così alla volta di Roma, aeroporto di Ciampino, ma prima passiamo a prendere Giombetti che ci aspetta nella casa  romana sulla Tuscolana. La nostra auto è capiente ma molto lenta tanto che sull’autostrada sulle salite temiamo più volte di dover far scendere qualcuno a spingere per continuare la marcia, ma per fortuna riusciamo a giungere a casa di Giombetti che ci accoglie offrendoci la colazione ma comunicandoci le sue precarie condizioni di salute, premessa, questa, di ciò che poi sarà la nostra spedizione in terra vichinga. Dopo aver atteso l’imbarco previsto per le 10.20 ci viene comunicato che a causa di problemi tecnici l’aereo partirà solo dopo gli accurati controlli, per cui Giombetti e qualcun altro di noi pensa persino di abbandonare, ma finalmente dopo un ora di ritardo ci fanno imbarcare alla volta di Stoccolma. 
In aereo si chiacchiera del più e del meno, ci si squadra con gli altri pseudomaratoneti provenienza per lo più laziale; Maiello e Mandarino continuano ad assumere un atteggiamento spocchioso per via dei loro precisi e puntuali allenamenti, speranzosi il primo di arrivare davanti a Gattoven e trenta minuti davanti al sottoscritto, il secondo di fare un esordio con il botto alla sua prima maratona. 

Atterriamo alle 14.30 circa in terra svedese e appena messi il naso fuori ci sentiamo come Totò e Peppino a Milano: ci avevano detto che a Stoccolma fa freddo, le nostre mogli accuratamente ci hanno incatastato nei trolley maglioni, pigiama lunghi e al nonno pure le babbucce, ma il caldo afoso che ci accoglie oltre a farci sentire degli stupidi ci fa addirittura pensare di aver sbagliato aereo e che quella sia terra turca anziché svedese. Ci liberiamo intanto di maglie, maglioni e canottiere di lana e cominciamo a cercare la strada per andare a ritirare i pettorali. L’impatto con la metro di Stoccolma non è dei migliori: qui i mezzi partono così velocemente che io vengo immediatamente sbattuto per terra alla partenza tra le risate dei presenti in carrozza; alla stazione successiva tocca a Nick. Alla stazione prevista scendiamo e ci accorgiamo che i fratelli D’Andrea sono rimasti dentro e li ritroveremo solo dopo mezz’ora ad un’altra stazione; pertanto ad un'ora dalla chiusura all’expo ritiriamo i nostri pettorali e approfittiamo del pasta party gratuito per caricarci di carboidrati. 
Raggiungiamo poi i nostri rispettivi hotel nei quali siamo così divisi: io e Giombetti con i fratelli D’Andrea in zona periferica in hotel con prima colazione, mentre Kulibaly, Naingolan e Gattoven in zona più centrale ma in una pensione senza prima colazione. Per questo motivo Mandarino si è portato dietro delle " 'mposte" e fette biscottate in quantità tale che basterebbe per tutti quelli della pensione. In camera, io mi sistemo con Alfredo e i fratelli D’Andrea in un'altra. Alla vista della camera, però, quando scorgo il letto matrimoniale da una piazza e mezza nel quale avrei dovuto dormire con Alfredo, vengo quasi assalito dal  panico al pensiero di dover trascorrere tre notti lì, quasi abbracciato con uno che non ha certo la fama del grande maratoneta (scusami Alfredo se metto in scarso rilievo le tue prestazioni sportive), ma, purtroppo per lui, le sue precarie condizioni di salute mi fanno tirare un sospiro di sollievo. Sono abituato nelle trasferte a dormire con il santo Ciccio D’Andrea o ancora meglio con il nonno che ha riposto le armi da più di un lustro. Riposte le nostre cose, usciamo per le strade di Stoccolma che alle 22 è illuminata da un sole come fossero le 18 dei pomeriggio a San Nicola in piazza al bar Letizia, orfani purtroppo di Alfredo che quasi febbricitante resta in camera (almeno così dice). Il gruppo di Gattoven e dei professionisti non riesce a raggiungerci in centro, non parlano che dialetto marcianisano o il sannicolese per cui non capiscono un cavolo e non sanno chiedere spiegazioni sulle strade; dopo essere stati respinti da più locali affollati di gente dove cerchiamo invano di entrare, riusciamo a bere finalmente una birra giusto per raccontare che siamo stati da qualche parte; dopo di che ci ritiriamo in hotel con la testa che  gira, di certo non per la birra. Al mio rientro trovo, per fortuna, Alfredo che quasi dorme e visto che la maratona il giorno successivo si disputerà alle 12 evito il solito rituale di preparare canotta e pettorale e mi metto a dormire senza raccontare ad Alfredo quello che abbiamo visto e che ci ha fatto venire il mal di testa; non sia mai che gli si sveglino i sensi, rischierei una brutta nottata.

Sveglia alle 8, inusuale per la mattina di una maratona, e colazione alle 9. Purtroppo Alfredo ci comunica che non ce la farà a correre, ma intanto mi accorgo che la mia precisione e alta concentrazione mi ha fatto scordare a casa il caricabatterie dell’orologio, per cui correrò senza riferimenti cronometrici (oddio mi sarebbe bastato il conta ore); per le 10 ci avviamo a piedi alla partenza dove abbiamo appuntamento con il gruppo di professionisti Gattoven. Nick decide di correre con il pettorale di Alfredo qualche km e insieme a me e Mandarino scegliamo l'apposita griglia dove inserirci mentre il capitano, Gattoven e il nonno prendono posto nelle loro rispettive. Alle 12 puntuali si parte e Nick decide di farmi compagnia fino al 17 km: percorriamo a ritmo di 5/5.10 i primi 10 km; Mandarino ci lascia con il suo passo più veloce e armonioso del nostro e va incontro a traguardi insperati ma dettati dalla sua precisa e puntuale preparazione che ha condotto insieme al nonno, ignaro del fatto di aver avuto un piccolo problema muscolare negli ultimi dieci giorni. Proseguo più o meno a ritmo costante fino a quando Nick si ferma e dopo nemmeno un km trovo il capitano a bordo strada che mi comunica di essersi ritirato per via di problemi muscolari e a quel punto vado avanti da solo più o meno allo stesso ritmo 5.10/5.15. Accendo il cellulare, leggo velocemente sul gruppo wapp di Atletica San Nicola la cronaca che sta facendo Anna Pinto e dopo poco mi accorgo che mi ha chiamato Anna Merola, a cui avevo detto di chiamarmi intorno alle 12.10 così mi sarei reso conto del tempo che tenevo (pensavo di essere intorno al trentesimo km e oltre a quell’ora), ma trovo la sua chiamata alle 14.31. La richiamo e non mi risponde, ma richiama lei subito dopo e mi comunica che sto andando piuttosto bene, poi mi passa Luigi Petrella, il marito, che mi dice i parziali e, nel frattempo che scambio qualche parola con loro, scorgo davanti a me insieme al cartello dei 30 km Mandarino che non ha più il passo dell’8 maggio o quello dei primi km di gara e che ci aveva lasciati esterrefatti me e Nick. Gli dico che c'è Anna Merola al telefono, ma mi risponde in stretto dialetto marcianisano che non gliene frega un corno e capisco che ha problemi fisici quando lo sento urlare che gli fa male la gamba e sempre nella sua lingua originale mi chiede come sarà possibile da quel punto in poi fare gli altri 12 km mancanti in quelle condizioni. Vorrei rispondergli ironicamente di farli esattamente come in quella famosa domenica 8 maggio o come ha fatto i primi km di gara, ma riesco a desistere e continuo con il mio passo che poco a  poco va rallentando anch’esso, ma che nonostante i crampi mi consentirà di arrivare al traguardo di questa che per me è stata la diciassettesima maratona. Trovo ad attendermi Nick che mi chiede di Mandarino, gli dico che ha avuto problemi fisici, ci avviamo al deposito borse dove trovo il nonno anch’egli molto affaticato e Gattoven che ha impresso in fronte la felicità di chi ha realizzato un'impresa e infatti ha chiuso con lo strepitoso tempo di 3h 15'; il nonno invece racconta di essere scoppiato per via del ritmo alto impresso a inizio gara ma comunque completa con un ottimo 3h 41' la sua ottava maratona. Eppure dalla cronaca di Anna Pinto sembra che ad un certo punto lo stessi andando a prendere ma evidentemente anche il mio di ritmo è stato troppo alto inizialmente, per la mia scarna preparazione lontano anni luce da quella del nonno.
Noi arrivati nel frattempo ci sdraiamo sul prato al sole attendendo che arrivasse Mandarino ma dopo qualche ora il capitano, da buon padre di famiglia, decide di andare a cercare il neo pupillo di Baldini e dopo aver litigato con gli organizzatori per far allungare il tempo limite in sua attesa ci riporta sano e salvo il neo maratoneta che nonostante un problema fisico alla gamba caparbiamente riesce a portare a termine in piedi la sua prima maratona. 

Approfittiamo della giornata gratuita in metropolitana per i maratoneti e stavolta con la nostra punta di diamante Alfredo usciamo per le strade di Stoccolma dove riusciamo a goderci unicamente il piatto tipico svedese “carne di renna con funghi e patate”. Il giorno dopo ci dedichiamo a fare i turisti e pare basti esibire il pettorale per viaggiare gratis in metro, per cui avvisiamo il gruppo di Gattoven di portare i pettorali, ma Gattoven, orgoglioso della medaglia conquistata a riprova di aver partecipato alla maratona, invece del pettorale esibisce questa al controllore che per poco non gliela stringe al collo ricordandogli che si viaggiava gratis il giorno della maratona e basta. Dopo essere tornati a mangiare lo squisito piatto di carne di renna e visto che il nostro Alfredo non è in forma ci ritiriamo a dormire accompagnati dal sole che alle 23 illuminava ancora il cielo sopra Stoccolma.

Il lunedì si fa ritorno in quel di San Nicola, non senza qualche problema sul volo creato da una comitiva di napoletani che non fanno riposare il capitano, dove finalmente ritroviamo il buio della notte, e purtroppo non solo quello, ma con la consapevolezza di aver vissuto un'altra bellisima avventura. Ringraziamo il mitico Gattoven per aver salvato la spedizione con la sua grande prestazione e un grande Mandarino per aver completato la sua prima maratona. Per i tempi ci saranno altre maratone per lui. 

Giuseppe Nuzzo

(dal sito internet della Asd Atletica San Nicola) 

Nella foto, i podisti della Asd Atletica San Nicola che, pochi giorni dopo le intense fatiche per l’organizzazione della XIV Maratonina di San Nicola, hanno partecipato sabato 4 giugno 2016 alla 38.ma edizione della Maratona di Stoccolma. La “classica del Nord”, 4.a maratona europea più importante, emblema sportivo della città del Premio Nobel (da assegnare certamente all’Asd Atletica San Nicola per l’avventurosa passione che anima da sempre i suoi runners) ha visto gareggiare circa 22mila atleti provenienti da tutto il mondo. Da sinistra: Francesco D’Andrea, Pasquale Maiello, Giuseppe Nuzzo, Romeo Gatto, Nicola D’Andrea, Michele Mandarino.