Messaggio di Don Franco Catrame per la “Giornata mondiale dei Poveri”

In occasione della Prima “Giornata mondiale dei Poveri” istituita da Papa Francesco, che si celebra il 19 novembre, il parroco di Santa Maria degli Angeli ha voluto offrirci una sua profonda riflessione.


«NON AMIAMO A PAROLE MA CON I FATTI»: l’espressione che il Papa utilizza, come slogan, per la Giornata mondiale dei poveri, che celebriamo Domenica 19 Novembre, si trova nella prima Lettera dell’apostolo Giovanni. Essa costituisce il preludio al testo in cui per la prima e unica volta si rivela la natura stessa di Dio. «Dio è Amore» (1Gv 4,8) afferma l’evangelista e questo si è espresso nell’invio del Figlio Gesù per la salvezza dell’umanità.
Papa Francesco nel suo Messaggio scrive: «non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dar luogo ad una condivisione che diventi stile di vita».
Questa espressione di Papa Francesco evidenzia il suo pensiero nell’aver istituito tale Giornata. La Chiesa non può essere spettatrice passiva dinanzi al dramma della povertà e i cristiani non possono accontentarsi di una sporadica e frammentaria partecipazione per mettere a posto la coscienza. Il momento di un’azione può essere segno di una vera conversione che porta alla condivisione.
La parola chiave per entrare in questo Messaggio, infatti, è proprio quella di condivisione, ‘che diventa stile di vita’. Papa Francesco ci offre l’esempio paradigmatico di S. Francesco d’ Assisi il quale non si accontentò di abbracciare il lebbroso e di dargli l’elemosina, ma comprese che la vera carità consisteva nello stare insieme, vicino, considerando il dolore e la sofferenza della malattia, come pure il disagio dell’emarginazione. La cultura dell’incontro si risolve nella condivisione, dove l’altro non è più un estraneo, ma è percepito e trattato come fratello che ha bisogno di me.
La dimensione della reciprocità trova riscontro nel logo della Giornata Mondiale dei Poveri.
Si nota una porta aperta e sul ciglio si ritrovano due persone. Ambedue tendono la mano; una perché chiede aiuto, l’altra perché intende offrirlo. In effetti, è difficile comprendere chi tra i due sia il vero povero. O meglio, ambedue sono poveri. Chi tende la mano per entrare chiede condivisione; chi tende la mano per aiutare è invitato a uscire per condividere.
Sono due mani tese che si incontrano dove ognuna offre qualcosa. Due braccia che esprimono solidarietà e che provocano a non rimanere sulla soglia, ma ad andare incontro all’altro. Il povero può entrare in casa, una volta che dalla casa si è compreso che l’aiuto è la condivisione. Diventano quanto mai espressive in questo contesto le parole che Papa Francesco scrive nel Messaggio: «Benedette le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza “se”, senza “però” e senza “forse”: sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio».

Don Francesco Catrame