Raffaele Cantone, giuglianese tra i giuglianesi

Incontro al "Marconi": il magistrato da anni impegnato contro la camorra ha risposto alle domande di studenti, giovani e adulti sul tema della legalità.


L’incontro voluto dalla dirigente scolastica dell’Istituto G. Marconi di Giugliano, Giovanna Mugione, si è svolto il 22 gennaio in un clima di grande emozione; erano insegnanti, adulti, giornalisti ma soprattutto giovani a voler incontrare il magistrato e Presidente Anac.
L’incontro è stato organizzato fin nei minimi particolari: tappeto rosso, servizio di accoglienza a cura delle studentesse dell’istituto. E’ stato proiettato un video con immagini e notizie sulla vita del magistrato mescolato ad alcune letture teatralizzate.
E’ stata la Preside Giovanna Mugione ad accogliere con un discorso sentito Raffaele Cantone, ad elogiare le sue doti di uomo e di servitore dello stato, a sottolineare la grande professionalità, la moralità mescolate ad un profondo senso di umiltà.
Sì, perché Raffaele Cantone lo si incontra all’ufficio postale e mentre passeggia per le strade della città con i suoi figli come un giuglianese qualunque.
Ma chi è Raffaele Cantone?
Raffaele Cantone ha fatto parte della Direzione distrettuale antimafia napoletana fino al 2007, grazie al suo impegno molti componenti del clan dei casalesi sono stati condannati all’ergastolo, fra cui Francesco Schiavone, Augusto La Torre e Mario Esposito. Dal 2003 vive sotto scorta e dal giugno 2013 è componente della task force per l’elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata. Presidente onorario dell’associazione “Libera Giugliano” dal 27 marzo 2014, viene nominato presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione).
Il giornalista Ansa Alfonso Pirozzi ha rotto il ghiaccio con la prima domanda, chiedendogli perché ha scelto di continuare a vivere a Giugliano.
Perché non dovrei viverci? Non è la brava gente che deve andar via, ma i criminali” è stata la sua risposta.
E poi: "Mi sento molto più protetto quando sono a Giugliano che in certe periferie di Milano e Roma; continuo a frequentare i vecchi amici e a fare le stesse cose di prima. I miei figli hanno vissuto momenti difficili, spesso andavano a scuola scortati dalla macchina della polizia; spero che con il tempo capiscano che tutto questo è stato fatto per una causa nobile”.
A chi gli ha chiesto se avesse paura ha risposto: “Tutti abbiamo paura, le minacce spesso però restano minacce e parole mentre la nostra paura invece può diventare un’occasione per il malaffare. A Giugliano c’è delinquenza e camorra ed è questo quello che dobbiamo combattere; ma c’è qualcosa di peggio ed è voltarsi dall’altra parte, far finta di niente, non dire la verità. Non è vero che la camorra non ci riguarda, anzi ci tocca da vicino perché ci ruba il futuro, annulla qualsiasi possibilità di sviluppo e lavoro; bisogna fare l’operazione verità e chiamare le cose con il loro nome e prendersi la responsabilità di dire ai nostri ragazzi che se non avranno un futuro nella loro terra, questo sarà anche colpa nostra”.
Raffaele Cantone ha parlato di corruzione, delle baby gang e degli ultimi episodi che hanno colpito il napoletano.
Una studentessa gli ha chiesto cosa pensasse della fiction televisiva “Gomorra” e al riguardo ha risposto che quelle immagini non hanno conseguenze sulle persone perbene, mentre possono essere dannose per altri e ha raccontato l’aneddoto di un ragazzino di dieci anni che ha detto alla sua insegnante “Maestra, però un lato positivo Gomorra ce l’ha: è che questi possono comprarsi tutto”.
Raffaele Cantone ha raccontato episodi della sua vita di magistrato e di quando quest’ultima si scontra con quella di uomo e di padre. Di quando è stato accompagnato sul luogo di un agguato e la vittima, un ragazzo diciottenne con una sfilza di precedenti penali, giaceva sotto ad un lenzuolo, con scarpe e abbigliamento di classe, e di aver pensato a quel giovane e alla sua breve vita e a quanti come lui credono che sia normale barattare la propria vita per un paio di scarpe o per una motocicletta.
Sulla politica ha detto che se ci lamentiamo dei politici è anche colpa nostra; se pensiamo che siano corrotti, quando scegliamo di votare l’amico o il parente forse non siamo migliori di loro: “A Giugliano c’è qualcosa di buono, è poco ma c’è; negli ultimi tempi c’è più gente in giro, ma gli imprenditori preferiscono investire fuori da questo territorio per ovvie ragioni; l’operazione verità va fatta sempre, non bisogna nascondere l’immondizia sotto al tappetino; a Giugliano c’è il marcio e questo è un dato di fatto. Io mi indigno e mi offendo solo quando si dicono cose non vere e quando si ha paura della verità”.
A questo proposito ha raccontato che quando passava per Via Sant’Anna e leggeva la targa che recitava “A Mena Morlando vittima della criminalità” restava indignato perché la giovane non era stata uccisa dalla criminalità e non si osava neppure dire la verità.
Oggi, per fortuna, la targa recita “A Mena Morlando vittima della camorra” e poi anche "…ti hanno fatto precipitare nell’oscuro oblio delle coscienze. Ma tu sei tornata a vivere nel segno della Giustizia. Ora sono tanti gli occhi per guardare, le orecchie per sentire e le voci per parlare. Ora che il tuo sorriso è diventato nostro e i tuoi sogni vivono in tutti noi la camorra non ha futuro.”
E’ vero: l’ “operazione verità” non fa male.

Giovanna Angelino
(Corriere di San Nicola)