IL TAOISMO TRA DOLORE E SOFFERENZA

Il 9 novembre, al Tempio Taoista di Caserta, il Reverendo Maestro Li Xuan Zong ha parlato all’evento pubblico: “Ascoltare la sofferenza”. Erano presenti molti novizi e iniziati taoisti, oltre a un numeroso pubblico esterno. Nello stile della dottrina, poche cose essenziali, pratiche e precise, senza esasperazioni manieristiche.


Venerdì 9 novembre 2018, ore 19.00. Al Tempio Taoista di Caserta, il più importante d’Europa, si è svolto l’insegnamento: “Ascoltare la sofferenza”, aperto al pubblico. Ha celebrato l’argomento il Reverendo Maestro Li Xuan Zong (Vincenzo di Ieso), Prefetto Generale della Chiesa Taoista d’Italia, tra i fari del Taoismo in Occidente e in diretta connessione colle autorità religiose della Cina.

Normalmente, ogni venerdì, il Reverendo Maestro apre gli insegnamenti della Tradizione a tutti gli interessati, dai fedeli, agli studiosi, ai semplici curiosi. Tuttavia, questo evento ha abbracciato un tema preciso e composito, che ha ricevuto una certa diffusione ed è stato gestito nell’equivalenza di un pubblico dibattito. Ciò, probabilmente, nell’esigenza di esplicitare una realtà di cose, inerenti il dolore e la sofferenza, assai prossime al quotidiano della nostra provincia. Perché è normale che il Taoismo a Caserta inizi dal casertano.

Il Prefetto Generale, disposto in prossimità dell’altare sacralizzato alla divinità Lao-Jun, ha parlato rivolto agli iniziati e ai novizi taoisti, seduti in prima fila e al pubblico che riempiva la sala, nelle file successive.

Abbiamo apprezzato l’approccio al tema, posto tra psicologia, metafisica e “marzialità”: «Corpo e mente sono due campi di battaglia continui». Il Maestro si è espresso senza pietismo né fronzoli, sezionando il problema dove possibile e sospendendolo dove necessario. Farsi delle domande e risolvere alcune di esse: «Quando una persona che amiamo soffre, la vogliamo più vicina. Ci appartiene, è come il nostro soffrire» e diversamente: «Quando una persona che non amiamo soffre, la allontaniamo, abbiamo paura di entrarci in contatto». Da questa premessa, estendersi, nella dottrina taoista, verso fatti spesso lasciati in ombra.

Inizialmente ero intenzionato a riportare tutti i caratteri principali del discorso, che ha trovato efficace completamento negli interventi del pubblico e – cosa rara – senza scadere nel buonismo, o nel sentimentalismo spiccio. Mi ha frenato un pensiero: redigere una sintesi/relazione di questo evento ne avrebbe significato l’impoverimento, a causa di passaggi molto delicati e necessitanti dell’interazione diretta coi relatori, nella finalità di evitare incomprensioni e pericolosi superficialismi.

Quindi mi limito a fotografare alcuni aspetti trattati, senza schiudere i risultati prodotti nella serata. Dalla connessione empatica inter-personale tra amore, dolore e sofferenza, agli effetti sulle “parti” dell’uomo: corpo, anima e spirito. Profondi gli interrogativi e le affermazioni concernenti i limiti alla disponibilità, includendo i tranelli dell’egoismo camuffato da bontà incondizionata. La visione ultima della ricchezza umana letta nella chiave spirituale, nell’uomo come parte di Dio: «è nostra opzione se cercare di riparare la ferità dell’umanità, o se continuare a lacerarla. Possiamo dare a chi non ha, o possiamo continuare solo a pretendere».

Quanto riportato non rende l’idea della cura del pronunciato. Uno spessore inedito alla nostra percezione culturale. Non sappiamo dire con certezza se la diversità sia sempre ricchezza, ma in questo caso sicuramente lo è.

Consigliamo ai lettori di andare ad ascoltare le lezioni direttamente al Tempio della “Grande armonia”, i venerdì, a Via Puccini 16, verso le ore 18.00 e magari di chiedere nuovamente il “Senso” del Tao, la “Via”, quando si manifesta come condizione di dolore e stato di sofferenza.

Antonio Dentice d’Accadia
©Corriere di San Nicola 


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