V Domenica di Quaresima: DA UNO SGUARDO IL FUTURO




Don Franco: “Quando i gesti non sono in sintonia con le parole, si crea un cortocircuito che non porta da nessuna parte”.

 

I gesti a volte dicono più delle parole... Un gesto arriva più velocemente al cuore, e le parole servono a spiegare meglio il significato del gesto. Il problema è che quando i gesti non sono in sintonia con le parole, si crea un cortocircuito che non porta da nessuna parte. Il Vangelo di questa quinta domenica di quaresima è pieno di gesti e poche ma significative parole. Gesù è nel Tempio, al cospetto del massimo segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo.
La donna di cui non viene riportato il nome,viene messa in mezzo, tra Gesù e i suoi storici accusatori, gli scribi e i farisei.
Le parole dei farisei sembrano una innocente domanda di discepoli che vogliono sapere dal maestro tutto quello che riguarda il peccato e la condanna secondo la legge di Mosè. Tutti i gesti e il tono della voce che ci pare di udire leggendo il racconto di Giovanni, dicono che il loro vero interesse è accusare Gesù con le sue stesse parole.
Gesù questa volta non risponde subito con altre parole ma con un gesto tanto strano quanto incredibilmente efficace. Si china e scrive per terra.Con un gesto simbolico Gesù riassume la sua storia e la sua identità. Non rimane in alto a pontificare sul bene e sul male, ma scende a terra, proprio là dove immaginiamo sia la donna e dove questa donna rischia di finire mentre viene lapidata. Gesù si china a terra proprio dove questa donna anche dal punto di vista morale e spirituale si trova. La donna ha fatto qualcosa che non doveva fare, e lei per prima lo sa. Forse lei stessa conosce bene la legge di Mosè ed è consapevole che deve morire per la sua condotta. Che sia giusta o meno questa legge mosaica, la donna si trova a terra anche spiritualmente, perché vede i responsabili religiosi del suo tempo pronti a condannarla. Gesù prima di rispondere alla domanda maliziosa dei farisei e degli scribi, si china a livello della donna con un gesto che è già inizio di perdono e misericordia.
Cosa avrà scritto per terra? Alcune tradizioni dicono che ha scritto i peccati dei presenti per metterli di fronte alla loro piccolezza. Gesù si alza solamente quando tutti sono andati via e rimane solo con questa donna. E' il gesto della resurrezione nella quale vuole coinvolgere anche lei.
La risolleva prima spiritualmente e poi la invita risollevarsi nella vita ("Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più").
I gesti di Gesù sono stati il veicolo efficace di quello che le parole hanno detto. Lui condivide realmente la condizione della donna, e in questa condivisione profonda e vera la donna si sente risollevata e invitata a vivere di questa misericordia perenne. Siamo noi questa donna, quando ci sentiamo a terra e la polvere si mescola con la nostra tristezza e paura di non farcela. Siamo noi anche questi farisei e scribi, quando alziamo le mani e puntiamo il dito per condannare, diventando ciechi verso noi stessi. Siamo noi anche Gesù, quando ci mettiamo gli uni al livello degli altri, quando siamo capaci di piegarci nella condizione di chi si sente a terra e ha bisogno non di condanne ma di misericordia.

(Dalla pagina Fb di Don Francesco Catrame, Parroco di S.Maria degli Angeli in San Nicola la Strada)

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