Carenza di infermieri: un dato assurdo nella sanità campana



Gennaro Mona, presidente dell’Opi Caserta, individua le responsabilità nel blocco del turn-over e nelle mancate assunzioni, “provvedimenti politico-sanitari imposti per fronteggiare la crisi economica e nel tentativo di rispettare i piani di rientro delle Regioni in deficit”.
Il grido allarme e il motivo dell’impegno: “E’ giunta l’ora di invertire la rotta!

 

Incessante e sempre più puntuale l’impegno del presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) di Caserta, Gennaro Mona, per affermare il giusto ruolo da protagonista della professione infermieristica nel complesso panorama della sanità italiana.
Non si contano le occasioni in cui egli quotidianamente si batte, su tutti i fronti, per dare più valore alla professione infermieristica, non solo nel campo del lavoro, ma anche e per certi versi soprattutto in quelli dell’università e della ricerca.
Dopo la partecipazione, nello scorso mese di giugno, all’ultimo importante congresso svoltosi in Puglia alla presenza di autorità nazionali del settore, il noto ed apprezzato infermiere sannicolese, in servizio all’Asl Caserta, punta il dito, in un suo intervento diffuso dai media, sulla carenza -in generale e nella fattispecie nel settore infermieristico- di personale nella sanità campana, tema che non esita a definire "caldo quanto mai". 

«Spesso le aziende sanitarie -afferma in un comunicato- oltre che pensare alla salute dei cittadini sono costrette a fare i conti con i budget e con tutto ciò che ne scatusisce.
Questo va a impattare, in primis, sulla risposta all’esigenza dell’utenza e, “in secundis” sul rapporto utenza-assistenti (medici/infermieri). Gli studi dicono che il rapporto infermiere/paziente dovrebbe essere di 1:6, mentre in alcune realtà campane si arriva addirittura a 1:17. Che la carenza di infermieri ci sia e che sia un dato negativo per la gestione dell’assistenza sono realtà suffragate anche da una serie di dati provenienti da una serie di studi, che indicano che il tasso di mortalità risulta del 20% inferiore quando ogni infermiere ha in carico un numero di pazienti pari a 6 o meno, rispetto a quei contesti dove ogni singolo infermiere ha in carico 10 o più pazienti».

«Un altro studio -continua la rivelazione statistica di Mona- ha sottolineato che il rischio di morte aumenta con l’esposizione a turni con ore di presenza infermieristica inferiori di almeno 8 ore rispetto al monte-ore programmato oppure con turni nei quali il turn over dei pazienti è molto elevato. In questo contesto diventa la cartina di tornasole la retribuzione per straordinario (laddove è pagato), che aumenta con una media del 11,05 per cento. Qui vale la pena ricordare lo stress correlato al carico di lavoro da un lato e gli attacchi psicologici o fisicidi cui spesso gli infermieri sono vittime. Tra l’altro la mancanza del personale di supporto (ad esempio gli OSS) fa sì che i pochi infermieri in servizio debbano svolgere mansioni che non gli competono, quindi demansionando il ruolo. Bisogna assolutamente e in modo rapido aumentare il rapporto infermieri/assistiti innanzitutto in quelle aree in cui, sia per epidemiologia che per tasso demografico, il divario tra bisogno e offerta è significativamente al di sopra della media di 1:6. Solo in questo modo si potrà riuscire ad accompagnare l’evoluzione dei bisogni con l’appropriatezza di ciò che può offrire il SSN».

«Negli anni, -conclude Gennaro Mona- il numero degli infermieri alle dipendenze del Servizio Sanitario Nazionale è diminuito drasticamente. Responsabili ne sono il blocco del turn-over e le mancate assunzioni, provvedimenti politico-sanitari imposti per fronteggiare la crisi economica e nel tentativo di rispettare i piani di rientro delle Regioni in deficit. E’ giunta l’ora di invertire la rotta».

©Pubblicato da Corriere di San Nicola
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