Festa della Madonna di Lourdes

L’Associazione presieduta da Nicola Fiorito e la Parrocchia di Santa Maria degli Angeli insieme per celebrare il 162.mo anniversario della Prima Apparizione.
Profonda riflessione di Don Franco Catrame: «Con l’ “Eccomi” di Maria inizia una nuova, fondamentale pagina nella storia dell’umanità e nel cammino di salvezza».

 

 162 anni fa, l’ 11 febbraio 1858, la Vergine apparve per la prima volta a Lourdes. A Bernadette Soubirous, la figlia quattordicenne di un povero mugnaio, la “bella Signora” parlò per 18 volte, fra l’11 febbraio e il 16 luglio.
La Parrocchia S. Maria degli Angeli guidata dal parroco Don Francesco Catrame e l’Associazione Nostra Signora di Lourdes di San Nicola la Strada hanno organizzato, per celebrare questo sacro evento, la Festa Liturgica della Beata Vergine di Lourdes, che si svolgerà dal 1° all’ 11 febbraio.
In programma varie manifestazioni religiose con momenti solenni animati da cori, cantanti e musicisti.

La Festa si concluderà domenica 11 febbraio con una fiaccolata di preghiera per la pace nel mondo che si snoderà dalla Chiesa di Santa Maria degli Angeli alla “Grotta delle Madonnelle” in Via Appia.

«“Eccomi sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto”: con queste parole pronunciate da Maria -
ci dice Don Franco Catrame, sempre pronto e disponibile a donarci sue profonde preziose riflessioni- inizia una nuova, fondamentale pagina nella storia dell’umanità e nel cammino di salvezza.

Sono parole piene di significato, ognuna di esse è fonte di riflessione per ogni cristiano chiamato a confrontarsi con la propria vocazione, e in particolare noi giovani che in questi anni della nostra vita siamo chiamati a compiere scelte importanti, scelte che dovrebbero essere coerenti con la fede che professiamo. Non si tratta di un cammino semplice, anzi spesso ci lasciamo sopraffare dai dubbi, dalle incertezze, non riusciamo ad abbandonarci completamente al progetto che Dio ha su ognuno di noi, quasi temendo le conseguenze del nostro sì. Maria, invece, con il suo “Eccomi” rappresenta l’esempio più alto di essere umano che accoglie, pur non comprendendolo a pieno, la sua vocazione, ciò a cui è stata chiamata: diventare la madre di Dio.

Il racconto dell’Annunciazione, infatti, è un racconto di vocazione e perciò è un racconto che ci riguarda, perché tutti siamo segnati da una vocazione, da una chiamata. Anche a noi, in modi diversi, Dio ha mandato un angelo per consegnarci un messaggio e la nostra vita non è altro che la risposta alla chiamata del Signore. Dovremmo seguire Maria per imparare il “sì”, per imparare “l’Eccomi!”. La grande libertà che Dio lascia a noi uomini mi ha sempre colpito molto: l’Onnipotente parla, chiede, chiarisce anche attraverso i segni, ma non costringe. Maria non si sente costretta, ma sa bene Chi è che le chiede di accogliere in sé il sublime mistero: è Dio in Persona che lei ama da sempre con tutta se stessa e di cui si fida pienamente. Anche non sapendo nulla di ciò che stesse per accadere e non essendo a conoscenza delle conseguenze del suo gesto, Maria ha detto “Sì” all’angelo: un sì incondizionato, piegandosi al volere di Dio, che tra tante donne aveva scelto le, la più umile, semplice e buona per farla diventare Madre di Dio.

Rileggendo il brano dell’Annunciazione, una parola che mi ha sempre colpito molto è “serva”. L’angelo viene mandato a Nazareth, cioè nel “Terreno dell’umiltà” perché nel terreno dell’umiltà è nata la vocazione di Maria, la cui grandezza sta proprio nella sua umiltà. Maria non si inorgoglisce per la predilezione che Dio ha mostrato nei suoi confronti, sa di essere protagonista e al tempo stesso serva della volontà divina, per questo sceglie liberamente e spontaneamente di pronunciare il suo sì. In noi, invece, è proprio l’orgoglio che ci impedisce l’apertura della nostra libertà, impedisce la lealtà del sì e dell’Eccomi. L’Eccomi di Maria è un Eccomi totalmente leale, senza limiti e tentennamenti. E’ un Eccomi limpido, molto diverso da quello che pronunciamo noi: il nostro sì, spesso, è pieno di paure, di perplessità quasi che non riuscissimo a fidarci pienamente di Dio, ad accettare il progetto che Egli ha su ognuno di noi ed è per questo, forse, che chiudiamo la porta alla vera felicità. Dio sta sulla porta e bussa, sta a noi, alla nostra volontà, aprire e dire “Eccomi”.

Nell’annuncio dell’Angelo c’è un riferimento importante: l’esperienza di Elisabetta, che rappresenta un modo per collegare tra loro, nella Storia, i due eventi che fanno parte di un unico progetto. Maria doveva sapere di Elisabetta: Giovanni, infatti, sarebbe nato per preparare la strada alla venuta di Gesù. Prima della chiamata di Maria c’è stata la chiamata di Elisabetta, perché nessuna vocazione è solitaria, neanche la vocazione di Maria: tutto si muove secondo un disegno per cui le vocazioni devono convergere per formare un quadro unitario.

L’incontro di Maria con l’Angelo ha cambiato la Storia, da quando il Figlio di Dio aveva iniziato a vivere nel suo grembo era successo un fatto straordinario, destinato a stravolgere la valutazione di tutti gli eventi storici futuri: Dio si era dichiarato nella Storia, venendo lui stesso a farne parte. E per fare questo aveva scelto una semplice ragazza ebrea».

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