SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA 2020: LA TRASFIGURAZIONE DI GESU'

Don Franco Catrame: «Se la trasfigurazione rivela chi è Gesù, nello stesso tempo rivela la dimensione dell'uomo, fa prendere coscienza dei suoi limiti, rivela anche la necessità e la capacità di "limitare", di abitare quel limite che gli permette di scorgere oltre».

 

ALZATEVI E NON TEMETE.

Su un alto monte, in disparte, Gesù fu trasfigurato: l'uso del verbo al passivo racconta l'azione del Padre nei confronti del Figlio, come Figlio dell'Uomo sofferente e glorioso, che nella propria Morte e Risurrezione realizza e porta a pienezza tutte le Scritture. In lui la Legge di Mosè diventa Parola nuova da ascoltare, in lui ogni profezia raggiunge il suo compimento, lui - il Figlio amato - possiede la stessa gloria di Dio.
Gesù è al centro tra Mosè e Elia, tra Parola e Profezia, al centro della storia verso cui tutto converge e da cui tutto ha origine. 

Pietro, Giacomo e Giovanni sono chiamati in disparte per essere testimoni muti - Non parlate a nessuno di questa visione - ciò che hanno visto con gli occhi deve passare attraverso l'esperienza della morte e della resurrezione, ha bisogno di passare dagli occhi al cuore, dalla visione alla vita. Ciò che hanno visto e udito non appartiene al presente ma al futuro, se pur nella storia non appartiene alla realtà storica perché la trascende e proietta oltre il visibile e il conoscibile.
Se la trasfigurazione rivela chi è Gesù, nello stesso tempo rivela la dimensione dell'uomo, fa prendere coscienza dei suoi limiti, rivela anche la necessità e la capacità di "limitare", di abitare quel limite che gli permette di scorgere oltre. Pietro prende la parola, prova a dire qualcosa ma è interrotto dall'invito «Ascoltatelo»; come Davide vorrebbe costruire una abitazione a Dio (cfr. 2Sam 7,2) - farò qui tre capanne - ma sarà l'inverso: una nube luminosa li coprì con la sua ombra; ed è proprio l'ombra che rivela il mondo oscuro dell'uomo di fronte alla prospettiva dello splendore del sole e della luce che dal suo limite ha scorto.

 Davanti a loro Gesù è stato trasfigurato è apparsa la sua gloria, ma la dimensione dell'uomo è con la faccia a terra pieno di grande timore.

Forte è la sensazione di quel tocco: la sua mano prende contatto con la pelle di quegli uomini, comunica l'incomunicabile, unisce ciò che sembra separato, due mondi tornano ad essere uno. È incredibile come l'uomo senta il bisogno di toccare e di lasciarsi toccare, di scoprire nel tocco la solidarietà che si comunica per essere forti della forza dell'altro.

Ogni solitudine è spezzata, l'uno diventa il prolungamento dell'altro, le tensioni e le paure si dileguano perché nel tocco trovano una via di uscita. Quante volte Gesù ha comunicato salvezza e guarigione toccando! (cfr. Mt 8,3.15; 9,25.29). L'amore di Dio non ci carica di pesi che non siamo in grado di portare, né ci pone esigenze a cui non sia possibile far fronte. Mentre chiede. Egli offre l'aiuto necessario (Giovanni Paolo II) Mettete da parte il timore e la paura - non temete è l'approccio di Dio con l'uomo - alzatevi, -eghérthete-, toglietevi dalla prostrazione, dalla faccia a terra, fate un gesto di resurrezione, mettetevi in piedi (Ap 7,9)  Non temete le avversità della vita, non angustiatevi per la vostra debolezza.

Don Francesco Catrame 
(Parroco Santa Maria degli Angeli - San Nicola la Strada)

Pubblicato da ©Corriere di San Nicola 
 
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