La colpa è solo loro, non può mica essere di Pascalino o Micaluccia...
Bisogna bacchettarli continuamente, altrimenti non ce ne usciamo da questo maledetto Covid.
Dopo tanto letargo ora hanno il dovere di dare l’anima per salvare il popolo dal marasma in cui lo hanno condotto.
-L'Editoriale di Nicola Ciaramella-
Mo diranno, come al solito, che noi ce l'abbiamo con la "politica", che consideriamo causa di tutti i mali della società, e che invece di cercare le colpe bisogna stare tutti uniti per combattere il nemico virus.
E così, ancora una volta, vorranno passarla liscia e far passare il fasullo messaggio che loro sono bravi, che non dormono la notte e che noi siamo i soliti allarmisti.
Ci hanno rotto le scatole con questi discorsi del cavolo. Nessuno ha l’umiltà di riconoscere i guai che hanno combinato con la loro abulia durante le fasi di calma apparente, quando, luglio imperante, bisognava cominciare a preparare il terreno.
Presidenti di regioni infelici che scrivono al capo di un governo sgangherato e che ricevono suppliche da rappresentanti di terre disastrate.
Una cosa che di primo acchito fa sorridere, ma poi decisamente piangere.
Di esempi ce ne sono a iosa. Dappertutto.
Gli "amici fritz" (il grande Mascagni ci perdoni) di tutti i colori e a tutti i livelli (nazionale, regionale, provinciale, comunale) che si messaggiano tra di loro e i cari italiani tutti (dalle Alpi alle Madonie e al Gennargentu) costretti ad assistere a questi spettacolini da quattro soldi è l’orrendo quadro di una orrenda situazione nata e cresciuta in un orrendo marasma.
Le sorti di una nazione e dei suoi valorosi abitanti nelle mani di improvvisati "letterati".
Mentre il nemico Covid avanza e dilaga, mentre si accentua e diventa ormai incolmabile la distanza tra ricchi e poveri (non c’entra niente il bravissimo ex quartetto), mentre si accende il tifo dell’Inps nell’arena dei vecchietti, mentre va a rotoli la già malmessa economia, gli "amici fritz" (ora è decisamente nostra la colpa se il Maestro Pietro si sta rivoltando nella tomba) si stanno tutti premurando e stanno facendo a gara per lasciare tracce, in tempi in cui non esistono più i tracciamenti, di un loro fantomatico “impegno”.
Tutti a dire che loro c’erano, che hanno detto e che hanno lavorato duramente.
Sì. Certo che c’erano e che hanno lavorato! Eccome! Tutti ad elencare liste della spesa davanti a folle spesso smascherate e ravvicinate. Mentre, nel loro colpevole silenzio, si alzava lentamente la tempesta e non gli argini per contenerla. Una procella in arrivo di cui tutti parlavano, dalla mattina alla sera, comprese anche le lucertole prima di essere mangiate dai pipistrelli.
Di loro non si è avvertita per lunghissimi mesi, durante i quali il nemico non è mai morto, neanche una innocente imbarazzante aulenza.
Gli attuali drammatici numeri dei contagi (che si dovevano contenere), delle strutture sanitarie e risorse umane (che si dovevano aumentare), dell’economia (che si doveva rafforzare), sono la esatta dimostrazione del fallimento e della incapacità di chi amministra il nostro stiracchiato stivale, di tutti i colori e a tutti i livelli, a tutte le latitudini e a tutte le longitudini.
Una nazione di valorosi abitanti in mano a mezzecalzette dalla faccia tosta. E meno male che ci sono le mascherine (sovente ridicolmente personalizzate) ad attutirne la bruttezza e la scarsa simpatia. La tv ne è piena. A tutte le fasce orarie, comprese quelle riservate ai bambini.
Un fallimento di tutti, a tutti i livelli, di tutti i colori, a tutte le latitudini e a tutte le longitudini.
Tutti avrebbero potuto e dovuto fare qualcosa. Tutti avrebbero dovuto contribuire.
Anche, ad esempio...imparando ad usare skype e le dirette facebook non solo per farsi belli e chiedere voti, ma anche per organizzare, che so, conferenze on line finalizzate a sensibilizzare i cittadini su una seconda possibile pericolosa ondata in arrivo...
Oltre, naturalmente, avvalendosi dei poteri a loro assegnati dalle leggi, a prendere provvedimenti per bloccare o scongiurare il ripetersi di situazioni sconcertanti riprese da tv, telefonini di privati e segnalate sui social da cittadini allarmati.
E invece non hanno fatto niente. Si sono chiusi nel silenzio. “Disarmati” di lanciascintille e forniti solo di tric-trac. Comunicazione istituzionale zero. Liste della spesa (cosiddetti programmi) a iosa.
Le campagne elettorali potevano essere l’occasione migliore per dimostrare la loro valenza e la qualità dei loro discorsi.
Invece si è assistito, dappertutto, a deprimenti smargiassate.
Campagne elettorali, a tutti i livelli e di tutti i colori, arricchite di povertà di idee, dominate dall’odio, dalle offese, dalla mancanza di rispetto e di educazione nei confronti dei rispettivi avversari, dalla presunzione di essere i migliori e che solo loro capiscono e sanno fare.
Campagne elettorali blaterate sulle ali delle solite frasi e parole comuni come “amore per la propria terra”, “al servizio della gente”, “nuovo”, “largo ai giovani” ed altre stronzate per poi ritrovarsi, come sempre, con la solita e comune brama di potere dei vecchi, con l’indifferenza nei confronti dei cittadini che chiedono e non ottengono, con giovani che di nuovo hanno solo il nome ma non il cognome.
Programmi elettorali squallidamente copiaincollati, compresi errori di grammatica e di punteggiatura, dove non si sono mai trovate parole come pace, salute, ambiente, solidarietà.
Campagne e programmi elettorali di pessimo esempio per i giovani che vogliano avvicinarsi alla politica, a quella pura.
Campagne e programmi elettorali dove l’unica cosa che viene insegnata ai giovani è come fottere gli altri per realizzare i propri disegni.
Una degenerazione totale della sublime arte di governare.
Ma ora, buttato fuori lo sfogo, inevitabile, cerchiamo veramente di concentrarci tutti per rallentare subito la diffusione di questo maledetto virus, nemico subdolo che predilige prendersela con gli innocenti risparmiando i colpevoli.
Ora è tempo in cui bisogna armarsi (non solo di mascherine, ma soprattutto di fiducia e determinazione) e partire per vincere anche questa seconda battaglia di questa dannata guerra.
Tutti.
Tutti dobbiamo contribuire nel richiamare continuamente al loro dovere quella “classe” che avrebbe dovuto fare tutto (studiare, osservare, controllare, predisporre, provvedere) e non ha fatto un bel cavolo.
Tutti, ciascuno con i propri mezzi a disposizione, abbiamo il dovere di bacchettare continuamente costoro che hanno lasciato la popolazione in questa babilonia incredibile, dove ormai tutto è fuori controllo.
Tutti dobbiamo contribuire, con tutti i mezzi che la democrazia e la civiltà ci mettono a disposizione, a far capire a costoro che hanno l’obbligo di proteggerci e di proteggere la nostra terra.
Tutti. Senza sosta.
Le file di ventiquattrore per sperare di essere accolti in ospedale, i posti in ospedale e i medici che mancano, la mancata preparazione del personale sanitario, i negozi e piccoli imprenditori che non ce la fanno a sopravvivere nello stesso tempo in cui se ne fottono delle restrizioni gli imprenditori che finora hanno campato evadendo le tasse, i controlli contro gli assembramenti sui lungomare o nei locali pubblici selvaggi dei grandi e piccoli comuni, eccetera eccetera eccetera. La colpa è solo loro. Avrebbero dovuto provvedere a preparare il terreno e invece sono andati in letargo.
Sono tutti colpevoli e tutti ora hanno l’obbligo di fare qualcosa per salvare tanti ingenui e innocenti, come Pascalino e Micaluccia, che sono stati fregati.
E’ tempo di provare in tutti i modi consentiti e plausibili a richiamare alla responsabilità gli attori della politica, i rappresentanti delle istituzioni, di tutti i colori e a tutti i livelli, nazionale, regionale, provinciale e comunale.
E’ tempo di far sì che nessuno dei nostri amministratori (a tutti i livelli e di tutti i colori, a tutte le latitudini e a tutte le longitudini) possa o debba sentirsi in pace.
Bisogna marcarli, bisogna cazziarli, bisogna tenerli svegli ed attivi giorno e notte per fargli capire che è finito il tempo dell’inerzia, dell’inettitudine, della sfacciataggine, del menefreghismo, della corsa al comando.
Bisogna richiamarli, uno per uno, senza distinzione di colore e di carica, ai loro doveri, affinché si mettano seriamente a lavorare dando anima e sangue come hanno fatto e fanno i cittadini di buona volontà.
Bisogna far sentire il nostro fiato sulle loro spalle.
Solo così potremo farcela.
E ce la faremo! Nonostante tutto. NONOSTANTE LORO.
Nicola Ciaramella
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