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Numero Storico 27 - Aprile 2004 - Home 19 aprile 2024 16:59:23




Per ricordare Mimmo...Lunedi 28 giugno, alle ore 19, presso il Duomo di Caserta, Mons. Antonio Pasquariello officerà una cerimonia religiosa in suffragio di DOMENICO SPARANO, amatissimo cognato-“fratello” del ns. direttore, prematuramente scomparso il ventotto maggio.



Questa sera Gabriella D'Ambrosio su Prima Rete
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Nuovo Mercato e Piscina comunale: una “sfida” a suon di grandi progetti!



Europee: la soddisfazione di AN "sannicolese"
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Giano Vetusto: tempo di “Biennale”



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IN QUESTO NUMERO


POLITICA

Ma dov'è questa Città?
"Perchè votare un documento fantasma"?
La "Città" non è un punto di arrivo
No, Pasquale, non farlo!
Sannicolesi tartassati
Primarete si dissocia


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SPORT

E chi lo ferma più?
"Maratonina", atto secondo
"RINASCITA" di nome e di fatto!
Le nozze d'Oro della "Maddalena"
Si conclude il Primo "Memorial Santucci"
Scuola "Mazzini", basket vincente!


LAVORO




AUGURI


E’ uscito l’ “atteso” romanzo di Francesco Delvino, Capo della Polizia Municipale di Caserta, ma soprattutto appassionato cultore dell’impegno umano nel lavoro e nella vita: un utilissimo racconto della realtà, spesso sconosciuta e a tratti vituperata, in cui operano i vigili urbani.

Articolo di: Nicola Ciaramella

"C'è bisogno di un caffe"
Un eccellente collega giornalista, un abile scrittore, un serio ed apprezzato professionista, ma soprattutto un uomo che ho la grande fortuna e l’onore di conoscere e che mi assomiglia terribilmente.
Sì, proprio così!
Semplicemente perché egli non detta nulla alla sua penna, se non la passionalità con cui ama affrontare le esperienze di vita e lo spirito di missione e di sacrificio che mette continuamente a disposizione della città e della comunità che vi risiede.
Il suo romanzo, uscito in questi giorni e già disponibile in tutte le librerie, ha un titolo che la dice tutta sulla quotidianità imperversante che ci attanaglia e tende a spingerci continuamente nel ghetto della sfiducia: “C’è bisogno di un caffè” non solo per il gusto di sorbirlo e di accendervi sopra una sigaretta, ma perché “c’è ancora tanto da fare, tutti insieme. Si è già perso troppo tempo!”.
Il sottotitolo (“La sorte è ciò che la vita ti dà, destino è l’uso che ne fai), ereditato da un sociologo americano, è il completamento di una filosofia di vita che appartiene ai “grandi”, e che giustamente si sposa con chi fa del proprio lavoro e delle proprie idee la ragione essenziale dei propri comportamenti. Nella società come in famiglia, davanti a Dio come davanti ai figli.
Insomma, anche se nessuno lo sapeva, il libro era molto atteso…
Ogni ulteriore giudizio sulle incalzanti pagine che Francesco Delvino ci porge, a questo punto, sarebbe…di parte, me ne rendo conto: preferisco illustrare ai lettori, trasportandolo idealmente alla realtà del “giornalista per amore”, quanto ha detto il prof. Michele Mirabella, certamente molto più autorevole di chiunque altro possa presentarci un’opera che va vissuta, come la vita dell’autore “in mezzo alla gente, in una realtà libera, fra mille impegni, problemi, paure, angosce, ma anche fra tante gioie, come i propri figli, gli amici, i parenti.
Del Comandante spero solo, un giorno, di ereditare la notevole forza d’animo, che talvolta ci manca, con la quale egli si impone alle scorribande degli ingiusti e che lascia pochissimo spazio all’umano scoramento.
Certo, dr. Delvino, c’è (sempre) bisogno di un caffè…ma anche, e lei sarà d’accordo, di tanta, tantissima pazienza.
Francesco Delvino, 42 anni, attuale Comandante della Polizia Municipale di Caserta, con la passione del giornalista. Direttore di riviste specializzate di settore, è autore di pubblicazioni tecniche in materia di organizzazione e gestione dei corpi di polizia locale. E’ componente del Comitato tecnico per la polizia municipale in seno all’ANCI e direttore scientifico del MARCOPOLO, master per responsabili dei corpi di polizia locale.
Un libro che si legge come se si gustasse un buon caffè: basterebbe questa frase per sintetizzare ogni recondita analisi su questo romanzo, scritto con parole semplici, costrutti noti, forse in alcuni tratti anche abbastanza banale.
In realtà, il testo racconta di un uomo vivo, delle sue emozioni, della sua caparbietà, dei suoi drammi, della sua capacità di sorridere alla vita. Pensieri e parole quotidiane, drammatici eventi alternati a simpatici episodi di un gruppo di amici, che condivide giornalmente un particolare lavoro: vigilare sulla città, senza essere poliziotti, ma impegnandosi per qualificare una professione che tutti disprezzano, ma che nessuno conosce a fondo.
Un falso romanzo, che delinea le caratteristiche vere dell’attività della polizia municipale, i compiti, i limiti, il nascosto impegno: insomma quello che non si vede, quello che non si vuole vedere.
Con l’autore condivido le origini territoriali, la voglia di crescere, la capacità di managerialità per se stessi, l’amara esigenza di allontanarsi dalla propria terra, che diventa estremamente piacevole se propedeutica ad un successo non solo personale.
Paolo, il protagonista, è un emigrante, che resta nel sud, che vive i suoi valori, combatte con essi per rivalutarli, per esaltarli, per trasmetterli ai suoi collaboratori, mai visti in posizione gerarchica, ma amici, coinvolti in una mission comune di qualificazione del proprio lavoro e della propria dignità umana e professionale.


Prof.Michele Mirabella


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