Covid19: il Punto sulla Ricerca
Il Prof. Angelo Pezzullo, presidente del Comitato Scientifico della “Fondazione La Casa della Speranza”, ci aggiorna sulle sperimentazioni in corso in tema di farmaci e vaccino ed espone importanti riflessioni sulle prospettive future: “Uno degli effetti più importanti e significativi della pandemia è sicuramente la spinta alla scienza in tutto il mondo. Perché, se si è ben capita la lezione del virus, non c'è altra soluzione che stare insieme e cooperare per il bene dell'Umanità».
Ancora non risulta ben chiara la prospettiva che ci attende.
Potremmo però rifarci alle esperienze del passato per ipotizzarla. Pensiamo in particolare all'epidemia detta “Spagnola” agli inizi del 900, ma anche alla peste nera e al vaiolo nel 500, all’asiatica e, più recentemente, alla influenza suina e alla malattia di Creutzfeld-Jacob più conosciuta come sindrome della “Mucca pazza”.
Le linee di ricerca sono fondamentalmente due:
1) farmaci;
2) vaccino.
Sul primo punto sono cominciati protocolli di studio cosiddetti “Off label” di farmaci utilizzati in passato per altre patologie.
In particolare i medicinali antimalarici chinolina ed idrossichinolina (Plaquenil).
Naturalmente sono stati testati anche antivirali come Kaletra, Remdesivir.
Sul punto vaccini, vi sono decine di gruppi al lavoro e tra questi quello della Oxford University in partnership con la Aventis di Pomezia che hanno già cominciato la sperimentazione del nuovo vaccino su oltre 300 volontari.
Quello che certamente più interessa è quanto incidono questi studi sul trattamento dei pazienti.
La Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) ha pubblicato un manuale, a cura di un nutrito gruppo di lavoro di specialisti lombardi, per impartire dei suggerimenti, se non delle linee guida per gli operatori.
Naturalmente il trattamento dei pazienti è diverso e specifico per le varie fasi della malattia.
Non bisogna neanche trascurare l'utilità delle misure di supporto. La terapia steroidea potrebbe rallentare la clearance del virus.
La terapia antibiotica con Azitromicina per contrastare le possibili infezioni batteriche.
Nello specifico vi è una indicazione ad un trattamento antivirale precoce in pazienti con sintomi lievi ma con presenza di comorbidità o con manifestazioni cliniche di malattia moderata o severa (Lopinavir/ritonavir). Remdesivir è un analogo nucleotidico che viene incorporato nella catena di RNA virale nascente.
Sempre nelle prime fasi, è importante l'impiego della cloro-china attiva come antivirale nei confronti del virus della SARS (9, 10) e dell’influenza aviaria. La cloro-china ha un’efficacia antivirale nonché un'attività immunomodulante.
Nel febbraio 2020 un panel di esperti in Cina ha riassunto i risultati dell’impiego di cloro-china nel trattamento dell’infezione acuta da COVID-19, suggerendo che l’impiego del farmaco al dosaggio di 500 mg BID per 10 giorni si associ al miglioramento del tasso di successo clinico, alla riduzione dell’ospedalizzazione e al miglioramento dell’outcome del paziente.
Il nostro protocollo prevede di utilizzare l' idrossiclorochina 200 mg bid (Plaquenil). E' stato anche dimostrato che l'associazione con l' Azitromicina ne potenzia l'effetto.
In caso di progressione, le armi sono l'eparina a basso molecolare per contrastare la coagulazione intravasale e il Tocilizumab, o Atlizumab, che è un anticorpo monoclonale umanizzato.
La sperimentazione di questo antinfiammatorio, usato per il trattamento dell'artrite reumatoide, è avvenuta per una intuizione del “nostro” Dr. Paolo Ascierto, oncologo di riconosciuta fama mondiale, direttore della Struttura Complessa di Oncologia Sperimentale Melanoma, Immunoterapia e Terapie Innovative dell’Istituto Tumori “Pascale” di Napoli.
Il protocollo è stato proposto all'Agenzia del farmaco (AIFA), secondo i canoni scientifici, ed è stato approvato e messo in atto con risultati assolutamente soddisfacenti tanto da essere adottato da molti altri gruppi di lavoro potendo salvare molte vite umane.
E' un vanto della nostra ricerca che ci è stato riconosciuto dalle più importanti istituzioni nazionali ed internazionali.
Un’altra interessantissima possibilità è quella suggerita dai ricercatori della John Hopkins School of Public Health in uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Investigation: utilizzare l'immunizzazione passiva, ovvero immunizzare un paziente sano iniettandogli gli anticorpi contenuti nel siero sanguigno di un paziente guarito.
Proteggerci con gli anticorpi dei guariti. Una valida soluzione specialmente per i pazienti più a rischio, come ad esempio i familiari ancora sani di un soggetto infetto, o chi lavora negli ospedali curando pazienti malati.
Una soluzione già messa in pratica a Pavia dove hanno utilizzato le prime terapie con anticorpi contro la Covid-19.
In realtà non c'è niente di nuovo sotto il sole. Le immunoglobuline sono già state impiegate contro altre infezioni, come per esempio il tetano o il morbillo.
La vera sfida è però la possibilità di avere il vaccino. Ci stanno lavorando in tutto il mondo e ci sono almeno una decina di gruppi in fase avanzata di ricerca.
Si sono mossi i grandi della Terra.
Il “Mondo contro il Covid-19”. Su iniziativa della Commissione europea, i capi di stato e di governo di Italia, Francia, Germania e Norvegia annunciano un piano di cooperazione globale per la ricerca di un vaccino che azzeri il coronavirus; una mossa che coinvolgerà scienziati e autorità di normazione, industria e governi, organizzazioni internazionali, fondazioni e operatori sanitari. L’iniziativa punta a mettere insieme almeno 7,5 miliardi di euro. Il testo è firmato dal presidente Giuseppe Conte. Al progetto si è attivato anche Bill Gates, già finanziatore della campagna contro la Poliomielite, fiore all'occhiello dalla Rotary Foundation, che si è attivato chiamando anche il nostro capo di governo.
Tutto lascia ben sperare. Se il mondo ha capito la lezione del virus, non c'è altra soluzione che stare insieme e cooperare per il bene dell'Umanità.
Forse è utopia, ma ci piace sperare che sarà così.
Uniti ce la faremo.
Prof. Angelo Pezzullo
Presidente Comitato Scientifico
“Fondazione La Casa della Speranza Onlus” – Caserta
©Corriere di San Nicola
A sx, il Professore Angelo Pezzullo, già Dirigente presso A.O.U. Policlinico - SUN.
A dx, il Dr. Pietro Schettino, sannicolese, Medico Chirurgo PhD specialista in chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva chirurgica e Dottore in Ricerca in Terapie Avanzate Biomediche e Chirurgiche. Svolge la sua attività presso il Policlinico/Seconda Università degli Studi di Napoli e altri istituti privati.
Sono, rispettivamente, Presidente del Comitato Scientifico e Presidente della Fondazione La casa della Speranza Onlus di Caserta, che ha il volontariato medico e l’attenzione per la ricerca nel suo dna.
-Il realismo dei Grandi, il sentimento dei deboli. Nei primi, entrambi coesistono. Difficilmente nei secondi.
Da un lato, il Prof. Pezzullo e il Dr. Schettino; dall’altro, un uomo di speranza come me.
Grazie del prezioso preciso contributo, utilissimo specialmente in questo momento di confusione . Sono onorato di pubblicarlo.
Nicola Ciaramella
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