Convegno su bullismo e cyberbullismo
Promosso dal Comune, si terrà lunedi 28 maggio nel salone borbonico. Tra i relatori la pedagogista De Luca e Don Francesco Catrame.
Lunedi 28 maggio, alle ore 18:30, presso il Real Salone Borbonico, si terrà un importantissimo convegno, organizzato dall’amministrazione guidata da Vito Marotta su input dell’assessore alla cultura Maria Natale, sul tema “Bullismo e Cyberbullismo - da preoccuparsi a occuparsi”.
Dopo il saluto del sindaco e dell’assessora, il giornalista Luigi Russo introdurrà l’argomento, mentre la dott.ssa Anna De Luca, nota pedagogista esperta in counselor vittimologico, spiegherà come gli specialisti aiutano le vittime di reati e violenze.
A portare il suo contributo ci sarà anche l’Associazione di promozione culturale e dei diritti della persona Sirio.
A dare man forte, vista l’importanza del tema trattato, ci sarà anche Don Francesco Catrame, parroco della parrocchia di Santa Maria degli Angeli, che in veste di educatore parlerà della gravità del problema, sensibilizzando i giovani per prevenire gli atti di bullismo.
A conclusione della serata, un ospite speciale: il giovane attore Francesco Feola del laboratorio teatrale “Non solo sipario”.
«Il bullismo -ci ha spiegato Don Franco Catrame- è un comportamento ripetuto nel tempo e messo in atto da ragazzi, detti “bulli”, nei confronti di altri (ritenuti più deboli e indifesi) definiti “vittime”. Il rapporto tra il bullo e la sua vittima è fatto di molestie, prepotenze, prevaricazioni e umiliazioni. Gli ambienti in cui il bullismo è più frequente sono la scuola e Internet, in quest’ultimo caso si parla anche di cyberbullismo.
Ma perché alcuni ragazzi diventano bulli e altri, invece, vittime?
Le cause di questi ruoli e di queste distorte capacità di relazione tra i ragazzi sono anzitutto da ricercarsi nell’ambiente familiare e nel modello educativo che i genitori trasmettono ai figli. I bulli sono ragazzi educati a dominare o prevaricare gli altri e non perché i genitori siano a loro volta prevaricatori, ma perché, magari, nella relazione di coppia, mettono in atto comportamenti aggressivi nei confronti dell’altro coniuge. Possono diventare bulli anche i ragazzini a cui i genitori dicono sempre “sì” per compensare il senso di colpa dovuto alle lunghe assenze dal lavoro.
Le vittime dei bulli, invece, sono ragazzini timidi e introversi, magari troppo bene educati, che vengono visti e “vissuti”, dal branco dei bulli, come dei deboli o dei perdenti. I genitori possono facilmente accorgersi se il loro bambino è vittima di bullismo, così come possono scoprire se lo stesso, invece, si comporta da bullo.
La vittima del bullismo torna spesso a casa con libri e vestiti sgualciti o addirittura con dei lividi sul viso, sulle mani e sul resto del corpo.
La vittima di bullismo può anche chiedere continuamente del denaro ai genitori (per darlo magari ai compagni bulli che lo minacciano).
Le difficoltà a rivelare le vessazioni subite possono indurre la vittima a manifestare anche irritabilità, comportamenti aggressivi o stati d’ansia e depressione. Anche il bullo può essere facilmente smascherato.
Il ragazzo che mette in atto comportamenti da bullo è di solito aggressivo e incapace di instaurare una relazione paritaria con gli altri; di solito manifesta anche scarso rispetto delle regole e tende a disobbedire sempre ai genitori o ad altre figure adulte di riferimento. Il bullo può anche tornare a casa con oggetti o piccole somme di danaro di cui i genitori sconoscono la provenienza. Le conseguenze del bullismo sono devastanti sia per i bulli che per le vittime. I primi possono sviluppare dei disturbi della condotta, i secondi, invece, gravi disturbi psicologici come scarsa autostima, ansia e depressione. Se i genitori scoprono che il figlio è vittima di bullismo, devono immediatamente denunciare il fenomeno a insegnanti e dirigenti scolastici.
Bisogna anche incontrare i genitori dei bulli per porre in essere severe strategie che impediscano ai loro figli di mettere in atto prepotenze e vessazioni. Il ragazzo vittima del bullismo deve inoltre parlare del problema con i genitori e gli insegnanti, non deve né vergognarsi, né sentirsi in colpa. C’è da dire, inoltre, che il bullismo può essere diretto e indiretto. Il primo si manifesta con atti di violenza che colpiscono direttamente la vittima; il secondo, con azioni che tendono a escludere o emarginare la vittima dal gruppo. Si parla di bullismo indiretto anche quando la vittima è oggetto di calunnie e maldicenze.
Questa forma di bullismo è frequentemente messa in atto dalle femmine, le quali tendono a parlar male della vittima con le altre compagne.
Quando le maldicenze vengono invece divulgate via chat, social network ed e-mail, si parla di cyberbullismo. Questa forma di bullismo può essere denunciata alle autorità perché penalmente perseguibile. Se le maldicenze vengono divulgate da minorenni, la responsabilità penale ricadrà sui genitori. Il bullismo, dunque, si può sconfiggere denunciandolo e facendo prevalere le giuste regole della giustizia contro le ingiuste condotte della prepotenza e della violenza. La strategia migliore per combattere il bullismo è la prevenzione, alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza. La scuola è il primo luogo di relazioni sociali per i bambini e, in virtù del suo ruolo educativo, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo, come promuovere la conoscenza reciproca, favorire l’autostima dei ragazzi, insegnare l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti invece di negarli, spiegare l’importanza del rispetto di regole di convivenza condivise.
Riconoscere il bullismo non è sempre facile. Da parte di insegnanti e genitori sono necessari ascolto ed osservazione dei ragazzi.
Più il tempo passa, più i ruoli si definiscono e le conseguenze diventano dannose. Contro il bullismo si dovrebbero attivare sia la scuola che la famiglia: è importante che genitori e insegnanti comunichino tra loro e si metta in atto un intervento condiviso e coerente. Se un genitore ha il sospetto che il proprio figlio sia vittima o autore di episodi di bullismo, la prima cosa da fare è parlare e confrontarsi con gli insegnanti. Viceversa, se è un insegnante ad accorgersi di atti di bullismo, dovrebbe convocare i genitori, sia del bullo che della vittima, e organizzare insieme una strategia condivisa per porre fine alle prevaricazioni».
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