"Il Senso della Vita: Discernimento & Consapevolezza" -PARTE I-
Il saggista Antonio Serino ha concluso il suo ultimo libro: il sesto di una irrefrenabile voglia di comunicare il proprio pensiero alla ricerca dell'incontro con Dio.
(PARTE I)
"Farsi accompagnare nel cammino della propria vita dalla compagnia di Cristo vuol dire la possibilità di incontrare tanti altri che stanno altresì cercando la verità o, se vogliamo, un’altra realtà, e ciò significa far crescere la comunità, perché si apre il dialogo con Dio, si comunica agli altri di un Dio che è prettamente sociale, che ci consente di affrontare le diversità moderne con cognizione e sicurezza".
Con la forza del suo pensiero, maturato attraverso una lunghissima esperienza di fede, rafforzata giorno dopo giorno partecipando, impegnandosi con i fatti e non con gli intendimenti, offrendosi alla comunità che vuole costruire un vero percorso di cambiamento, Antonio Serino ha scritto il suo ultimo libro dal titolo "Il Senso della Vita: Discernimento & Consapevolezza".
L'autore ha dentro qualcosa di irrefrenabile: si chiama voglia di comunicare, di far conoscere il proprio pensiero per accrescere di contenuti il dialogo, per creare nuove occasioni di confronto. Non gli interessano condivisioni o critiche. E' uno che ci crede nel cambiamento, uno che vive dal di dentro tutte le problematiche legate alla fede, uno che non ha paura di affrontare, per come li vede con la costanza della sua presenza, gli ostacoli che quotidianamente si interpongono tra il desiderio, declamato per lo più nei cosiddetti salotti, di dare una svolta alla vita, rendendola più semplice e a misura umana, e la realtà, dove la vita si vive esattamente all'opposto.
Serino ha in se stesso il suo primo tenace interlocutore, che lo attanaglia fino ad esasperarlo. Alla fine gli chiede tregua, lo convince a dialogare, gli chiede la carità di ascoltarlo, si inebria di gioia quando la comunità parla del Dio di tutti, si accascia e si deprime, ma senza mai demordere, quando si imbatte con la falsità e con l'ipocrisia.
"L’uomo ha perso la cognizione della sua vera natura, che non è quella di vivere per sopravvivere, ma è quella di rispondere alle domande esistenziali: da dove veniamo? cosa facciamo? dove ci vuole portare la vita? ma più fondamentale è la domanda: come vogliamo costruire la nostra vita?".
E poi: "dal suo intelletto, proteso verso l’individuazione di ciò che gli avrebbe procurato solo bene, l’uomo ha tralasciato il senso della ragionevolezza, della consapevolezza, della meditazione o della ancor più semplice riflessione".
Il fedele cattolico che mette in pratica la Parola di Gesù "acquisisce ed avrà a propria disposizione un catalogo di possibilità di interventi che, una volta azionati lo metteranno in condizioni di modificare la vita guardando, ascoltando, riflettendo, analizzando, comprendendo e vivendo di conseguenza".
Un libro, secondo me, da proporre ai soloni e agli stolti; ma anche agli ignoranti. Un libro da leggere con la consapevolezza che nessuno di noi è Dio. Sperando che a capirlo siano soprattutto i soloni, gli stolti e gli ignoranti.
(Nicola Ciaramella)
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ANTONIO SERINO è nato e vive a San Nicola la Strada. E’ laureato in Scienze dell'Economia e Gestione delle Imprese. La sua esperienza formativa ha forte matrice cattolica perché fin da piccolo la sua famiglia era composta da persone cattoliche, particolarmente attive nella parrocchia. Per questo motivo ha partecipato alle varie associazioni cattoliche presenti.
Ha mosso i primi passi nell’Azione Cattolica per poi passare alla vita della Parrocchia fino al Movimento Giovanile Missionario, promosso e curato dallo storico Direttore Diocesano Don Antonio Pasquariello. In questo Movimento, unitamente a tanti altri amici, ha contribuito all’animazione locale mediante raccolte fondi, mostre di oggetti di artigianato africano, nonché attività oratoriali per bambini.
Ha fatto parte ed ancora annovera la sua presenza in associazioni culturali e religiose, in quanto fermo assertore che la coesione sia uno strumento basilare per la crescita sociale e solidale.
Da circa trent’anni è componente del Consiglio degli Affari Economici della Parrocchia, di cui conosce la difficile gestione economico patrimoniale.
Dal 2019 coordina il gruppo Famiglia Betania, fortemente voluto dal già parroco di Santa Maria degli Angeli, Don Franco Catrame, un insieme di famiglie che studia le esortazioni apostoliche firmate da Papa Francesco, necessarie alla famiglia di oggi per comprendere e vivere in un modo più consapevole la vita odierna.
Dal 2020 collabora con il "Corriere di San Nicola".
Scrittore, saggista, ha scritto i seguenti libri (tutti pubblicati integralmente su "Corriere di San Nicola"):
-“Working progress”, 2021;
-"Cara famiglia”, 2022;
-“I quaderni della Famiglia Betania”, 2023;
-“Giovani e chiesa a confronto: quale religione?”, 2023;
-"La fede è in noi", 2024;
-"Il Senso della Vita: Discernimento & Consapevolezza", 2024.
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“I nostri pensieri sono fiori che
nascono liberi e si protendono verso l’infinito.
Solo con una accurata coltivazione, però, essi
potranno conservare la freschezza e
la vivacità con cui sono nati”
(Antonio Serino)
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Al caro amico Vincenzo
che mi ha accompagnato
nei pensieri e nelle azioni
e che mi ha indirizzato
verso l’unico vero
scopo della vita.
(Antonio Serino)
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PRESENTAZIONE
L’obiettivo principale che oggi la Chiesa si propone con maggiore interesse è realizzare una catechesi in grado di promuovere e idealizzare nuove forme di pedagogia per comprendere la fede fino in fondo. Ciò vuol dire studiare ed applicare nuovi sistemi e nuove metodologie per inculcare la prospettiva del bene, che non è relativo solo ai concetti cristiani ma scende più nel dettaglio, fino ad arrivare alla necessità di far combaciare i nostri desideri con l’ottenimento del bene e del vero. In definitiva il progetto è tener conto di un percorso che conduca verso l’obiettivo centrale, che è l’incontro con Dio. Per questo motivo occorre procedere nella ricerca continua e analitica della configurazione del Suo essere: creatore, protettore e soccorritore. Per essere in grado di poterlo fare è indispensabile che tale cammino sia fatto con e tra quegli uomini che sono anch’essi alla ricerca di Dio, ma che sono talmente distratti oppure concretamente egoisti da scegliere di volerlo trovare per la strada, e non nel posto più certo e sicuro di poterlo trovare, cioè la chiesa. E’ un lavoro dettagliato e certosino che non lascia spazio ad altre alternative, che pone le fondamenta di una nuova civiltà sul concetto che la fede deve essere formalizzata nel prossimo futuro tenendo presente quei concetti e quei valori, espressi dal cristianesimo ma da attualizzare in base al fabbisogno odierno. La cultura fideistica deve trovare un posto di primo piano per cui deve essere posta prima di ogni altro parametro, sia di ordine morale che sociale: il messaggio di Dio prevale su tutto e deve pervenire scevro di ogni retorica e filosofia. Infatti, la prospettiva del Dio indescrivibile ha originato nel lungo andare una dura secolarizzazione per cui oggi risulta molto complicato riconoscere il Dio che ci è stato presentato dalle Sacre Scritture o volerlo semplicemente idealizzare secondo una propria e personale concezione. Oggi non comprendiamo appieno la figura di Dio quale realmente è, si tende a rappresentarla con la sfera dei nostri pensieri, con le modalità a noi più congeniali, mentre andrebbe compresa con le nostre azioni, in particolare con la necessità di stare con gli altri ai quali non va richiesto di convertirsi in toto, quanto invece proporgli di affinare di più i sentimenti e gli atteggiamenti, al fine di discernere le modalità che rappresentano il Regno di Dio. Quindi, farsi accompagnare nel cammino della propria vita dalla compagnia di Cristo vuol dire la possibilità di incontrare tanti altri che stanno altresì cercando la verità o, se vogliamo, un’altra realtà, e ciò significa far crescere la comunità, perché si apre il dialogo con Dio, si comunica agli altri di un Dio che è prettamente sociale, che ci consente di affrontare le diversità moderne con cognizione e sicurezza, per cui ben vengano i processi dinamici di sviluppo della fede, delle diverse soggettività espresse nel mondo: sono il risultato di una incontenibile voglia di cambiamento, che solo l’amore di Dio può colmare.
Antonio Serino
PARTE PRIMA
IL PERCHE’ DEL DISCERNIMENTO
1-BETANIA
Innanzitutto perché citare o fare riferimento proprio a Betania? Più volte citata nei Vangeli, Betania è il nome di un piccolo villaggio posto nelle vicinanze del Monte degli Ulivi, in prossimità di Gerusalemme. Oggi vi si possono trovare solo alcuni ruderi che ne attestano l’avvenuta costruzione al tempo di Gesù, e la presenza della residenza di Lazzaro con le sorelle Maria e Marta costituiscono l’interesse di quanti, turisti e pellegrini vi giungono per svariati interessi. Betania fu diverse volte mèta di Gesù che si recava spesso da Lazzaro e sorelle per prendervi alloggio. Ma oltre alla presenza di Gesù riscontrata in quelle circostanze, altri eventi hanno caratterizzato questo piccolo villaggio, come l’incontro di Gesù col lebbroso Simone o, quando al termine del Suo peregrinare su questa terra ci lasciò con la Sua Ascensione al cielo. Proprio per questa straordinaria ambientazione con la presenza in loco di Cristo Betania veniva definito il luogo dell’accoglienza e della disponibilità degli abitanti, come per dire di un luogo ove chiunque poteva trovare sicuro aiuto dai suoi residenti. E’ in forza di quell’accoglienza che Betania ha lasciato sempre il buon ricordo a chi vi si recasse, ed in particolare ha lasciato impresso nella memoria di quei fortunati la certezza di avere trovato un conforto gratuito, origine delle riflessioni e nelle meditazioni che offriva. Quindi, piace indicare questo nome a simbolo di riflessione, per rimarcare un riferimento per porre la personale attenzione sui punti fondamentali su cui si concentra il carattere spirituale di ognuno, spingendolo a riflettere sul proprio essere e per pòrsi le questioni fondamentali che riportano l’uomo alla verifica del suo essere. Personalmente mi ritengo fortunato nel riuscire a decifrare l’apporto benefico che mi proviene dall’esperienza di cattolico, e come tante volte accerto e confermo, il motivo principale di questa certezza perviene dalla predisposizione a ”sentire” la voce che viene da Dio, o meglio, riuscire a disporre la mente, ma ancor più specificatamente il cuore, ad ogni specie di INCONTRO che mi trovo di fronte, che può essere un vero e proprio incontro con una persona, oppure partecipare ad un tipo di dialogo o colloquio in cui si aprono gli occhi alla verità, oppure un momento in cui mi trovo a vivere una sensazione o una emozione che sconvolge a tal punto da provocare una crisi perché, semmai, riempie di interrogativi e di dubbi che vanno contro quelle certezze che nel corso degli anni sono state accumulate senza porsi alcuna domanda del genere: cosa ho ricavato da questo incontro? Come mi può agevolare questa esperienza nuova in cui mi sono imbattuto? Oppure, cosa vuol dire adesso, per me, trovarmi di fronte a questa nuova situazione che mi mette in discussione e mi pregiudica la vita che finora vivevo senza preoccupazione? Si tratta della cosiddetta “crisi d’identità ”cioè una fase della propria vita in cui non ci si riconosce più rispetto a prima, un momento in cui tutto ciò che si inizia a considerare è diverso da quello che prima era semplicemente normale. Ma ciò capita spesso e per lo più a tante persone che purtroppo, non danno il giusto peso alla questione e così tirano avanti. Eppure nella storia abbiamo incontrato personaggi e visto di vicende che di tali eventi hanno fatto il culmine della loro conversione. Il caso più eclatante e notorio a tutta la cristianità riguarda i famosi Re Magi che, una volta trovato il Bambinello, su segnalazione dell’Angelo hanno cambiato strada per ritornare a casa. Noi sappiamo che quell’evento, divenuto storico perché indicato espressamente nei libri biblici può prestarsi anche ad altre interpretazioni, visto che le Sacre Scritture sono piene di riferimenti sottintesi. Qui potremo dare una spiegazione a quello che è successo a loro partendo da un riferimento che non sia quello storico, ma dando al fatto un indirizzo più spirituale. Quei Re Magi (i Sapienti), che per tanto tempo erano alla ricerca del Bambinello (noi diremmo che si trovavano in uno stato di conversione perché erano alla ricerca di Dio) sono giunti alla fine della loro missione (cioè con l’aiuto della Grazia hanno finalmente compreso il verso senso della vita, perché sono riusciti a trovare Dio) ma dove? Nel posto più singolare che non avrebbero mai potuto cercare, se non indirizzati dalla loro compagna di viaggio, la Cometa (che rappresenta la loro FEDE), e cioè in una capanna, tra la gente povera. E nel momento in cui sono stati fortunati nella loro ricerca, hanno potuto ringraziare DIO per la loro Fede mostrandogli tutto ciò che l’essenza umana poteva donare, doni che rappresentano l’umanità, la regalità, la divinità. Quel momento così magico, quell’incontro, li trasforma rendendoli più forti così che il Signore stesso, mediante un Suo Angelo li indirizza su un’altra strada, una vita nuova, fatta di base di certezza rappresentata dall’incontro con Dio fattosi uomo. L’incontro con Dio stravolge la vita, la rende consapevole delle bellezze che prima non si potevano godere perché erano oscurate da altre cose, rivela il senso vero del nostro essere e nello svelarci qual è la nostra vera natura ci rende partecipi della bellezza divina, dell’infinito Amore che Dio prova per noi. E’ qui che incominciamo a conoscere quelle cose che prima, per svariati motivi non ci avevano trasmesso il senso di completezza e pienezza. E’ qui, adesso, che iniziamo a vedere le cose più chiare, è con quest’incontro che si entra nella sfera di contatto diretto con Dio, e certamente da quel momento in poi, qualsiasi cosa si possa dire, fare e pensare, Dio risponderà immediatamente e la cosa bella è che ci si renderà conto con meraviglia quando si otterranno le risposte, perché si penserà che è impossibile che Dio stia rispondendo alle nostre richieste con tutto l’Amore. Quante volte abbiamo sentito che Dio ha detto di essere sempre accanto a noi e presente nella nostra vita, di essere sempre pronto ad intervenire quando ci ritiene gravemente oppressi o senza alcuna speranza: sarebbe bastato semplicemente chiederglielo, ovviamente con fede ed umiltà. DIO è PADRE, per cui provvede sempre ai nostri bisogni, ma Egli è anche MADRE, perciò ci avvolge di Amore, Misericordia, Bontà, Carità, Pietà e Perdono. Allora chiediamoci: chi sbaglia? Perché tante volte diamo la colpa a Dio se succedono tante cose terribili, talvolta tragiche, come quando perdiamo un nostro familiare o si verificano drammi in una famiglia e via dicendo? Perché invece non valutiamo cosa abbiamo fatto noi per evitare che simili cose accadano? Questo è un concetto che ci deve entrare in testa una volta e per sempre: DIO E’ AMORE, perciò non potrà mai dare dolore ai propri figli. La colpa è solamente del nostro egoismo, del nostro IO che cerca di prendere il posto di DIO.
2 - LA NECESSITA’ DI COMPRENDERE
La Bibbia, come ben sappiamo, è formata da Antico e Nuovo testamento, che costituiscono un insieme di storie e situazioni che hanno visto la storia del popolo ebraico che è stato eletto da Dio come SUO popolo, quindi, popolo privilegiato, in quanto l’unico a poter beneficiare dei Suoi favori rispetto a qualsiasi altro popolo. L’Antico Testamento si distingue dal Nuovo Testamento perché ci presenta un Dio a volte anche guerriero, severo e minaccioso, pronto ad intervenire e distruggere chi osasse minare la pace del Suo popolo. In questo contesto si annoverano decine e decine di personaggi che hanno annunciato il Regno di Dio anche in anticipo di centinaia e centinaia di anni dalla nascita di Gesù Cristo e, proprio perché ritenuti inaffidabili e contrari alla mentalità ed alle religioni del tempo, hanno testimoniato la loro fede subendo molto spesso anche il proprio martirio, per un qualcosa che non avrebbero nemmeno visto realizzare. Eppure non si sono mai sprecati di divulgare l’avvento di Dio, anche se ignari sui tempi e modalità con cui il tutto si sarebbe manifestato. Nel Nuovo Testamento, invece, Dio viene introdotto e presentato da Gesù come il Padre totalmente amorevole, protettore e perfino molto geloso dei suoi fedeli che – adesso - non costituiscono più solamente il suo popolo, ma sono divenuti anch’essi Figli e, come tali, devono essere salvaguardati. Ma, ignari come sono e si dimostrano nello stile di vita condotto, essi necessitano di essere protetti solamente per il disprezzo che hanno verso altre genti e quindi non devono essere protetti da una eventuale guerra fratricida, né da minacce che arrivano dai suoi stessi simili, né più da situazioni guerrafondaie o da altri pericoli, bensì da un altro genere di nemico, il più terribile, il più forte, il più difficile da affrontare, perché benché a suo tempo anch’egli fosse stato creato da Dio e quindi di natura divina, per la sua stessa vanagloria se ne è distaccato per voler essere a Lui paragonato in tema di potenza. Questo essere non ha forma strutturale, cambia continuamente il suo aspetto, prende diversissime sembianze corporee, virtuali, emozionali, sensazionali ed intellettuali. La sua attività è irreparabile e spregiudicata e non ha sosta: l’obiettivo è quello di circuire la mente dell’uomo per impossessarsi della sua ingenuità, della sua continua voglia di pretendere, volere e godere senza alcun limite, per essere pienamente libero ed indipendente. In ogni momento della giornata egli gira intorno all’uomo cercando di confonderlo, presentandogli ed offrendogli le più svariate ed allettanti proposte ai suoi desideri, soluzioni che all’inizio appaiono vistosamente semplici, tranquille e pacifiche ma che solo dopo essere state svelate saranno realmente comprese, quando oramai non sarà più in grado di esercitare alcun controllo sulle decisioni che nel frattempo saranno state adottate. E’ proprio questa sottigliezza che bisognerebbe porre all’attenzione dell’uomo perché spesso non si accorge di come si comporta, alle volte sembra che si muova in modo apparentemente automatico ma se andiamo a vedere bene, è il modo con cui qualcun altro sta giocando con la sua mente e la sua sensibilità o con la stessa personalità. Per questo sarebbe necessario che tutti si mettessero in guardia ed essere attenti affinché le proposte, allegre, appariscenti, favolose ma indecenti, così offerte non prendano il sopravvento e non adulino e seducano. Dobbiamo tuttavia considerare che è anche purtroppo difficile rendersi conto delle modalità con cui ciò può accadere per cui per quanto deboli o incapaci di far fronte a questo genere di minaccia l’uomo soggiace ad una generale inerzia: infatti, la tentazione o lo sviamento diabolico avviene perché è quasi impossibile affrontare questo nemico invisibile, nonostante sia purtroppo molto presente su questa Terra. E’ per tale motivo che dovremmo fare forza unitaria, per cercare di allontanare da noi ogni genere di preoccupazione ma anche di indecisione e di titubanza, che sono i primi sintomi e segnali di una possibile presenza tentatrice. Sì, perché al di là dei vari nomi con cui lo si conosce, diavolo, satana, maligno ecc. Gesù lo ha apostrofato col termine “tentatore” ed “ingannatore”, visto che la sua attività principale è quella di falsificare le proposte che ci propina e di presentare ogni sua alternativa in modo sempre brillante, soddisfacente e risolutiva ad ogni nostro problema materiale, sempre e solo materiale. Ma noi, purtroppo, poiché siamo presi dalla quotidianità che ci prende ogni istante della vita, non riusciamo un attimo a fermarci e riprenderci la nostra vita, per riconsiderare ciò che facciamo o stiamo per fare, e per riporre tutto sotto un’altra visuale, quella di agire rispondendo alla domanda “ che cosa vorrebbe Gesù che io facessi in questo istante?”. In realtà già il fatto che ci soffermiamo a rispondere al quesito costituirebbe già un primo passo per non cedere l’opportunità al tentatore di farci affiancare e distrarre ancora una volta. In quell’istante, infatti, poiché abbiamo dato il consenso in virtù del Libero Arbitrio che ci ha donato il Signore Dio, di volerci ritagliare un pezzetto del tempo per meditare e rifletter, anche se per pochissimo tempo, riprendiamo inconsapevolmente (perché non ce ne rendiamo ancora conto..) il rapporto interiore, con la nostra personalità, con il nostro cuore, in definitiva con Dio. Basta dunque un niente per far sì che la nostra forza interiore ritorni a riemergere dal buio in cui si era inabissata. Si tratta di un piccolo movimento che scuote tutto l’insieme e fa sì che la coscienza individuale ritorni ad essere vitale e quindi torni a lavorare su sé stessa . Ciò rappresenta l’inizio di un momento che deve continuare, per far sì che tale rapporto si consolidi e lo Spirito Santo che è in noi ritorni ad operare, precludendo ogni sorta di attacco da parte dell’ingannatore. La domanda che ci si potrebbe porre è la solita: come fare a riconoscere e reagire a questo momento delicato? La risposta non è facile a dirsi ma ci si presenta ancora una volta insperata e quanto mai imprevedibile: l’INCONTRO. Nella fattispecie, il riconoscere ed il dialogare su questi temi scottanti con i padri spirituali ci darà l’opportunità di approfondire al meglio i dettagli ed ottenere così spiegazioni più esaurienti a tal riguardo; ciò darà opportunamente più spunti da studiare e su cui riflettere ma l’elemento fondamentale su cui basare il tutto è il DISCERNIMENTO, ovvero la “sublimazione del ragionamento cristiano”, l’interpretazione del proprio vivere secondo i concetti cristiani. Infatti, la fase in cui riconosciamo di doverci fermare sia per riprendere fiato che per avere una maggiore lucidità mentale è una diretta conseguenza del Discernimento, che è molto utilizzato sia nelle catechesi che nelle pastorali riguardanti ogni tipo di formazione, non solo di proiezione spirituale. Per questo motivo è necessario che anche noi poniamo attenzione a questo termine che incontreremo spesso perché impegna molto sia l’intelligenza che l’atteggiamento di chiunque si presti ad affrontarlo o ad eseguirlo. Secondo Lloyd Newel:
“Tutti abbiamo bisogno di un po' di tempo per la riflessione privata e l'introspezione; senza di esse, si perdono concentrazione e prospettiva nella vita. Senza qualche riflessione profonda occasionale sui nostri valori ci manca una direzione e un senso di scopo. La costante meditazione produce l'opportunità di mettere a posto le cose, di sistemare tutto con ordine e ragionevolezza ed esclude tutto ciò che non è vitale e, contemporaneamente, cerca una connessione con qualcosa di eterno con Dio, tant’è che la meditazione più significativa si basa essenzialmente sulla preghiera, che Ralph Waldo Emerson definì come "la contemplazione dei fatti della vita dal punto di vista più alto". La meditazione è un esercizio spirituale e mentale che eleva i nostri pensieri dal banale al vitale, dal mondano al divino in modo che quando si ritorna alle attività quotidiane c’è un rinnovato scopo, una alta concentrazione e una inesauribile energia. Scopriamo così che il nostro breve e sacro momento di profonda e umile meditazione è stato davvero tempo ben speso”.
Allora andiamo a vedere cosa è il Discernimento e come si pone in essere. Per poter studiare questo delicato argomento, che si innesta in un vero e proprio processo mentale, dobbiamo innanzitutto porre l’attenzione ad una diversa interpretazione, a seconda che consideriamo il discernimento dal punto di vista sociale o da quello religioso o puramente spirituale. Il primo termine, potremmo dire che ha origine soggettiva in quanto riguarda un procedimento di ragionamento personale e personalizzato che attraverso le proprie convinzioni, esperienze, concezioni ed aspettative, pone l’uomo in condizione di affrontare le sue vicissitudini secondo una propria soggettività, quindi un qualcosa di puramente influenzabile perché costituito da interpretazioni personali. Il discernimento spirituale, invece, è tutt’altra cosa, perché evidenzia l’oggettività della questione, visto che racchiude un significato molto più ampio: esso rappresenta un procedimento in continua evoluzione, di continua disamina e conoscenza, che mediante l’attenzione posta al riguardo consente di indirizzare l’uomo nel cammino della sua vita, e poiché tutto questo non è facilmente riscontrabile nella indole umana, se ne deduce che tale opportunità rappresenta un grandissimo dono che ci viene da Dio che, mediante lo Spirito Santo, ci investe della consapevolezza con cui saremo portati ad ascoltare il Suo richiamo in ogni momento della nostra esistenza. Per intendere che cosa sia il discernimento occorre partire un po' più da lontano, dalle origini della psicologia ed in particolare da un concetto quasi virtuale perché riconosce nell’indole umana due fattori determinanti: Emozioni e Sentimenti; i primi escono fuori nell’atto in cui siamo presenti ad un fatto o un evento estemporaneo, del tutto particolare, di breve durata, che fa nascere dentro di noi una sensazione di brivido, cioè di partecipazione diretta, che si manifesta con un applauso, una risata, un pianto ecc. Il Sentimento invece potrebbe essere definito emozione di lunga durata, ma ha caratteristica peculiare, quella di darci la Consapevolezza mentale e spirituale di ciò che proviamo, che nasce, si consolida nel tempo e resta interiormente nella nostra mente e nel nostro cuore. Il sentimento, quindi, costituisce e sarà per sempre la nostra corazza, per il futuro e per ogni circostanza che ci vedrà protagonisti. Potremmo perciò definire il discernimento come quel sistema con cui la nostra mente affronta le emozioni che la investono e filtrandole con i sentimenti origina le decisioni da prendere. Ciò sta a significare che per prendere qualche decisione dobbiamo innanzitutto porci all’ascolto non tanto delle nostre emozioni quanto essenzialmente dai sentimenti, che sono gli elementi fondamentali che ci guidano nell’analisi personale.
Come poter idealizzare un valido discernimento? Preliminarmente bisogna capire che il processo di discernimento richiede innanzitutto e necessariamente una apertura di cuore e di mente e a ciò si perviene attraverso canoni che indirizzano la coscienza dell’uomo verso l’unico e comune obiettivo e cioè il riconoscimento reale e univoco della propria identità, che può avvenire solo con preghiera, riflessione e meditazione, perché solo con esse abbiamo l’opportunità di ripristinare una mente nuova ed illuminata ed una serenità interiore che predispone il cuore al richiamo dello Spirito Santo; la lettura di testi spirituali, la pratica della carità cristiana, la partecipazione condivisa ed attiva nella comunità recano maggiore comprensione della volontà di Dio, inoltre la pazienza e l’attenzione posta specialmente in modo continuo nel tempo consolidano la conoscenza di noi stessi attraverso la guida data dallo Spirito Santo. La Terza Persona della Santissima Trinità, è devotamente considerata come il fautore del discernimento spirituale, in quanto è il dono diretto che Dio ha concesso all’uomo, che avvolge mediante una dinamica interiore che lo spinge ad aprire il cuore ed a predisporsi all’ascolto di tutto quanto lo si investe. E’ prassi consolidata riconoscere nello Spirito Santo, da Cristo indicato come il Paraclito ma più comunemente definito “Consolatore”, oppure ”Consigliere”, la forza per poter serenamente discernere il bene ed il male. Lo Spirito Santo è dunque l’artefice del Discernimento, cioè Colui che predispone la mente umana a recepire messaggi di input grazie ai quali gestire al meglio le difficoltà che si incontrano nella vita. Nella realtà accade che i doni che Egli rilascia offrano determinate qualità all’uomo che non possono essere acquisiti per via naturale; il discernimento, per esempio, mette in condizione l’uomo di profetizzare, cioè lo illumina in sapienza ed intelletto in modo che egli potrà fare positive scelte da effettuare e che si prestino per l’interesse di Dio e della comunità. Ecco perché tanti Santi, Beati e mistici con le proprie esperienze spirituali hanno voluto dimostrare la grandiosità delle opere fatte mediante la conoscenza e l’adesione al progetto di Dio su di loro; è per questo che abbiamo ricevuto in eredità il loro accorato appello a fare altrettanto, ad abbandonarci a questo Dio Trinitario, fatto non solo di amore ma anche di fuoco energetico. La coscienza imposta dal discernimento necessita di elementi fondamentali perché si realizzi come il Tempo, al quale ci dedichiamo e resistiamo nella pace quando sarà stata conquistata, visto che la quotidianità del mondo ci sottrae alla nostra vera natura e alla fine ci lascia vuoti. Il richiamo di Dio assesta la tranquillità della nostra anima e ci fa resistere; vi è poi l’Ascolto, mediante cui l’uomo pone al centro di sé stesso l’attenzione verso Dio e gli prospetta cosa sta cercando e le scelte che deve compiere; ed infine, il Caso, cioè quella particolarità che segnala come una determinata cosa o come una data spiegazione mai avuta o pensata perviene adesso in modo altrettanto inatteso, riportandoci all’essenzialità che stavamo cercando. Nel momento in cui abbiamo posto le predette basi e siamo pronti per affrontare temi ed argomenti finora ritenuti inarrivabili ed intrattabili, ci lasciamo abbandonare alla forza sovrannaturale che ci sopporta nelle nostre indagini mentali e spirituali: apriamo cioè la nostra relazione con Dio ed attendiamo i segnali con cui Egli ci fornirà ciò che abbiamo richiesto. Tali risposte imprevedibili, arriveranno sicuramente, perché si presenteranno con modalità tanto insolite quanto improbabili, attraverso incontri, relazioni, emozioni e desideri ma anche sotto altre forme ma, poiché il nostro spirito è abbastanza limitato e la nostra ragionevolezza è delimitata dai confini conoscitivi individuali, Dio si servirà di tante altre circostanze per far arrivare a noi quello di cui abbisogniamo. Perciò potremo trovarci di fronte a coincidenze, speciali occasioni, persone, finanche intuizioni: il tutto diventa all’improvviso quel “quid” che ci dà la spiegazione che necessitavamo. Quando avremo eseguito la valutazione del caso ed avremo compreso ciò che sta accadendo, a seconda di come avremo percepito il messaggio allora potremo prendere decisioni esatte o sbagliate ma, affinché vorremo ottenere solo risultati positivi, la prima considerazione da fare, o per meglio dire, il primo consiglio da dare è quello di scartare il più possibile dalla nostra considerazione ogni limitazione alla ragionevolezza, ogni titubanza nella prosecuzione, ogni depressione o ogni riserva mentale in quanto costituiscono elementi che caratterizzano la possibilità di alterare il risultato finale. In altre parole, per poter eseguire un discernimento più esatto e consapevole, che ci porti all’aggancio con il Signore, dobbiamo allontanare da noi ogni forma di negatività, non quelle a cui fanno però riferimento maghi e fattucchiere, che parlano di energie e forze occulte, bensì quelle che sappiamo riconoscere molto bene ma facciamo fatica ad allontanare da noi: si tratta di contatti ed atteggiamenti restrittivi della nostra volontà che danno spazio alle indecenti proposte ingannevoli del tentatore. Quante volte ci capita di rispondere con parole del genere… non fa niente, lasciamo che passi, non preoccupiamoci molto, non ho voglia di fare questo o quello, mi sento talmente senza forze che non mi va di fare questo…: si tratta tutte di affermazioni che denotano un lassismo generale rispetto alla necessità di muoversi e prendere contatto con la realtà . Sembra quasi di trovarci di fronte ad un qualcosa che frena la possibilità di un intervento personale, come se ci fosse una forza oscura che ci impedisca di agire: queste forme di titubanza, di provvisorietà o di momentanea indisponibilità sono purtroppo segnali non facilmente riconoscibili di impasse che evidenziano momenti di sospensione, che segnano il passo alla decisione di voler tralasciare il nostro originale indirizzo per imboccare la strada al “ nulla facere”, cioè quella forma di adesione all’ozio fortemente voluto dal tentatore. Infatti, il nemico tenta sempre di allontanarci dall’intenzione di prendere posizione e fare, perché sa molto bene che agire in nome e per conto della gioia e della felicità interiore, che costituiscono gli elementi riconoscibili della pace di Dio, vuol dire opporsi alle sue avances che, per quanto compiacenti, si dimostreranno solo un fallimento per le anime dei malcapitati. Per non cadere in questa subdola trappola dobbiamo essere sempre attenti ad ogni decisione che stiamo per prendere e tale decisione, come abbiamo avuto modo di constatare, non è solo il fare ma anche il dare e specialmente il dire perché come si dice in gergo, fa più vittime la lingua che la spada. Quante volte a qualsiasi evento che si è verificato reagiamo rispondendo subito a tono, senza alcun ripensamento, inveendo in modo altrettanto simile a quanto ci è stato profferito ed alle offese che ci sono state fatte o alle maldicenze che ci hanno investito!! Cosa fare o come fare per non cadere nella trappola della reazione? Riprendiamoci dal torpore in cui siamo caduti e riproponiamoci in quell’istante la solita domandina: cosa vuole Gesù che io faccia in questo momento? Come vuole Gesù che io mi comporti in questa occasione? La risposta che troveremo (anzi, che il nostro cuore ci fornirà) sarà una sola: perdona chi ha inveito e piuttosto di controbattere, prega per lui/lei, perché non c’è sistema migliore per realizzare la nostra serenità d’animo. Infatti, con una sola azione avremo eliminato una forma di aggressività nei confronti di chi ha offeso o fatto il mal pensiero scostante dalla nostra mente, avremo riavuto la nostra normalità mentale e, per ultimo, avremo eseguito un discernimento esatto e consono alla circostanza, non accettando la provocazione del tentatore. Ma la cosa principale e più bella sarà quella di avere fatto la volontà di Dio senza che lui ce l’abbia chiesto e né tantomeno imposto!! Come abbiamo visto dunque, bisogna avere la fermezza di non cadere nella trappola. E’ vero che ciò potrebbe risultare facile a dire e complicato a farsi ma tutto fa parte di allenamento e costanza nell’agire, fatto con coscienza e temperanza; così quando durante la giornata saremo presenti in discussioni, fatti o avvenimenti in cui voler intervenire o vi stiamo partecipando, prima di intervenire fermiamoci un attimo, poniamoci quella piccola domanda che abbiamo già visto prima, facciamo filtrare l’esperienza proposta attraverso il nostro credo e poi affidiamoci alla protezione divina, porgendo ciò che si va a fare nelle mani di Dio (che, ricordiamoci, è sempre lì ad aspettare questo genere di richieste). Se tutto sarà stato eseguito nel modo giusto il risultato non sarà pregiudicato e sarà indubbiamente positivo, perché così ha voluto Dio, ma se non è andata proprio come si voleva allora vuol dire che la nostra partecipazione è stata solo fittizia o per meglio dire… di facciata, perché ancora una volta non abbiamo osservato le regole cristiane e ci siamo esposti in maniera evidente, tale da essere stati soggiogati dalla proposta più semplice del tentatore, che ha a sua disposizione un enorme catalogo di forme di inganni e tentazioni. Una delle più frequenti tentazioni a portata di mano ed esercitata dal “popolo di Dio” è il cosiddetto “allontanamento concettuale dalla Chiesa”, cioè il modo per interpretare - molto soggettivamente- l’adesione alla perdizione, avvenuta sempre sotto spinta dal tentatore, per cui se ne dà la colpa alle eventuali e pretestuose distrazioni che la chiesa concede o si concede per modernizzarsi ai tempi correnti. Ovviamente è un argomento molto delicato ed importante per essere trattato con due righe ma il volersi staccare dalla Madre Chiesa solamente perché secondo una nostra molto personale “morale” adduciamo le colpe alla Chiesa per un’inadeguata apertura a categorie di persone o a situazioni familiari finora non bene accette vuol dire scaricare le proprie colpe ad altri, un continuo imputare ad altri la propria negligenza e l’egoismo che impera in quell’animo già corrotto e che adesso sta già lavorando per disgregare l’unità comunitaria. Tante volte ci si espone in questa scenografia con altrettanta disinvoltura, che evidenzia quanta perfidia è insita nell’atteggiamento diabolico con cui si vuole affrontare lo scenario, e quando veramente ci si confronta con qualcuno che rientra in questa categoria di persone si sente rispondere che si allontanano dalla Chiesa Madre oppure che si sono estraniati dalla realtà parrocchiale perché oramai, per vari motivi il tutto non è più confacente alla propria disponibilità o predisposizione. E questo stato di cose influenza molto anche la parte restante dei fedeli che, impassibili, non progettano e né pongono in essere azioni che tendano a limitare tale evasione o disgregamento sociale ed in tanti, in realtà non ne approfondiscono le cause. Questo dato di fatto è diventato nel tempo un problema della collettività parrocchiale che, purtroppo, nonostante sia consapevole del fenomeno di evasione in atto non si pone la domanda del perché ciò avvenga e quando lo riesce a fare non interviene anzi si autoesclude avanzando pretesti e scuse che nulla hanno a che fare con tutto ciò. Il motivo - perché è di un solo elemento di che si tratta - è che l’uomo è soggiogato dalla malizia a cui si sottopone, che lo allontana dalla realtà religiosa, motivandolo sempre più nella spirale delle faccende quotidiane che, per quanto necessarie, non devono mai costituire una prerogativa rispetto a quello che effettivamente l’uomo deve fare e che deve costruire il nutrimento della sua vita. Il ripetersi degli eventi quotidiani, dei soliti “ritornelli” della vita odierna infatti tende volutamente a destabilizzare la mente e la coscienza dell’uomo, la cui attenzione viene deviata da quella che è la propria natura, diciamo dal suo vero interesse, quello di ispirazione cristiana, a favore di una realtà fasulla, semplicemente perché non realizza appieno quelli che sono i suoi obiettivi. Vediamo cosa succede all'uomo nel momento in cui si distacca dai suoi veri obiettivi per addentrarsi in una vita vuota, fatta di un tempo apatico in cui versa lamentele, difficoltà nonché aspirazioni che mai saranno raggiunti. Il perché sta nel suo allontanamento – cosciente o non cosciente - da Dio; l'uomo, infatti, oggi è tutto preso dal proprio egoismo, dal suo saper fare, dalla sua ferma convinzione di essere capace di tutto, perché è preso dalla sua ignobile consapevolezza, a tal punto che pretende, coscientemente o incoscientemente, di fare a meno dell'aiuto di Dio. Si arriva quindi proprio all'assurdo. Situazioni apparentemente semplici o comunque non preoccupanti e circostanze più complesse lo inducono a cercare una strada o un’alternativa alle problematiche che si gli presentano in modo del tutto automatico, inconsapevole delle proprie forze e delle risorse cui fare affidamento per risolverle. Alle volte è la sua stessa sicurezza che gli dà lo slancio per attendere alle proprie necessità, e non si preoccupa di avere il minimo scrupolo di analizzare preventivamente se il risultato desiderato possa essere effettivamente a portata di mano o meno. Ma dove nasce questa sua “sicumera”, quella sua caparbietà di saper fare o di poter fare da solo? Eppure rivedendo la sua storia personale non è stato così: nel decorso della sua vita egli ha seguito, semmai anche con un certo interesse, le varie attività locali, ha partecipato alle cerimonie, ai riti, poi all'improvviso è cambiato tutto. Per questo motivo, quando ci poniamo l’interrogativo del perché ciò accade, perché si verifica una simile trasformazione o anche perché egli reagisce in questo modo negativo e di isolamento, dobbiamo volgere l’attenzione non solo all’uomo in sé stesso ma anche all’azione satanica che lo tartassa continuamente e spietatamente, che dapprima si presenta in bello stile, come la soluzione ai più sentiti bisogni umani e poi, ad efferatezza compiuta, imbriglia la volontà dell’uomo in un modo talmente avvinghiante che non gli lascia più spazio per fare, dire, ragionare e.. pregare. Si tratta di una fase mai affrontata perché si è soliti dare credito alle dicerie che girano in lungo e largo per le strade dell’ignoranza e della intolleranza per ragguardarsi dalla realtà che fin da piccoli i nostri cari genitori ci avevano ben rappresentato. In tale contesto è normale sentire tante affermazioni sconce e maldicenze varie - volutamente spronate da chi ne ha interesse... - tra cui domina quella più famigerata in base alla quale non vi è per nulla alcuna influenza satanica anzi, ciò è solo un retaggio proveniente dai tempi antichi o da alcune cerchie della Chiesa che in tal modo provocano solo paura ed incutono terrore alle coscienze degli uomini, tant’è che tale argomento non è per niente da considerare oggigiorno, in cui perdurano credenze solo all’avanguardia e perciò moderne, e quanto ci viene consigliato invece è solo arretratezza intellettuale non in linea con idee e concetti odierni, non consoni alla mentalità moderna, all’ombra della quale tutto viene nascosto a favore proprio delle tenebre diaboliche. Quindi, come si evidenzia, alla base di tutto regna l’inganno, il tradimento, la tentazione , che sono posti su vassoi d’argento al malcapitato che, sedotto o plagiato da quella benefica visione si lascia abbindolare e cadere nella trappola ed una volta che è accaduto il tutto, diventa ordinaria amministrazione allontanare tutto ciò che potrebbe riportargli la ragione e l’intelletto alla primaria attività, ivi compresa amici, comunità e tutto quanto possa essere bello e buono. Ma anche per la comunità restante è importante porsi le domande di che trattasi perché se possono anche apparire generiche e senza senso diventano obbligatorie in quanto in quelle persone che si allontanano dalla Chiesa probabilmente possiamo intravedere anche qualche cosa che ci appartiene, come se riscontrassimo una parte di noi in quegli esempi, perché nonostante volessimo negarlo, tutti noi abbiamo una comune matrice, quella di essere stati creati da una unica fonte, a Sua immagine e somiglianza e nonostante ancora fossimo ognuno diverso caratterialmente uno dall’altro, abbiamo la caratteristica di possedere ognuno una propria forma di discernimento e di pensiero. E’ proprio in conseguenza di tale diversità che ancora oggi qualcuno si appresta a dichiararsi apertamente e senza alcuna vera riflessione, cristiano e cattolico, cioè seguace di Cristo e ciò induce a dedurre che ancora non è del tutto chiaro a tutti i fedeli cosa sia la coerenza, visto che non hanno ancora capito il messaggio evangelico là dove è riportato che appartenere a Cristo o diventare Suo discepolo vuol dire fare quello che lui ha richiesto, cioè mettere in pratica la Sua parola, e quindi dare testimonianza; questa, infatti, è proprio la parola che dobbiamo saper considerare: Testimonianza, che vuol dire recepire il messaggio di Cristo, metabolizzarlo, cioè farlo proprio, far sì che questo messaggio ci trasformi mettendoci in grado di saperci muovere all'interno delle nostre comunità nel modo che Cristo ci ha indicato. Sarebbe quindi il caso di domandarci se effettivamente svolgiamo questa attività o se invece ci professiamo cristiani solamente perché andiamo a messa o perché diciamo qualche preghiera, perché in questo caso non ci sarebbe nulla di più errato. Cristo ci ha chiesto di mostrare al mondo intero che apparteniamo a lui ed il mezzo più indicato per poterlo fare è quello di sentirci e di mostrarci tutti fratelli, perché appunto apparteniamo ad un solo Padre. C'è stato detto che “... laddove due o più persone parleranno di me io sarò in mezzo a loro “, quindi dare testimonianza vuol dire vivere la Fede e di Fede che, come molto spesso ripeto, è una piccola valigia che c'è stata donata al momento del battesimo. Una valigia molto piccola perché il neonato che si appresta al battesimo grazie alla presentazione fatta dai suoi genitori non ha muscolatura per poterne sopportare una dimensione superiore ma essa però è destinata a diventare, anzi dovrà diventare sempre più grande, perché quel bimbo man mano che crescerà vi metterà dentro tutti gli insegnamenti ricevuti, tutti i valori che ha assimilato all'interno della propria famiglia e dalla propria comunità, nonché le proprie esperienze vissute che gli daranno l’opportunità di saper discernere il bene dal male per far sì che la sua muscolatura possa continuare a sostenerne il peso. Purtroppo molto spesso proprio durante il suo sviluppo l'essere umano tende a non mettere più risorse in quella valigia e quindi resta in balia del grigiore della sua prossima vita senza senso. Da quel momento in poi la sua esperienza di vita, che è andata ad assottigliarsi col passar del tempo, comincerà a svanire perché quelle risorse che egli stava riponendo in quella valigia non riusciranno più a metterlo al passo con i tempi e lui stesso si troverà sempre più lontano da quella forza che era insita nel suo animo. Cosa gli sta accadendo? Sta accadendo che egli non ha ancora preso in considerazione l’importanza della sua funzione interiore; addirittura qualcuno asserisce di aver perso la fede ma è un modo alquanto vago di esprimersi in un argomento così delicato e serio, un modo molto semplicistico per non affrontare veramente il tema; anche qui infatti l’uomo non sa cogliere il significato, perché la fede non si perde, non si smarrisce, al limite si assopisce ma è sempre pronta a ripristinarsi per riportarsi sui valori che aveva avuto fin dall’inizio. Papa Francesco in una intervista rilasciata poco tempo fa ha detto che in determinati periodi anche lui si è sentito un poco depresso ma mai e poi mai avrebbe parlato di diminuzione della fede semmai ha avuto un calo di attenzione verso la fede, e quando gli è stato chiesto come ha reagito per uscire da quella disattenzione lui ha risposto semplicemente pregando. Sì, parliamo della preghiera, perché per chi ancora non lo sa la preghiera è l'unico sistema garantito che mette in relazione l'essere umano con Dio: essa infatti è il mezzo con cui dialoghiamo con Dio senza aver paura di non essere ascoltati. È questo infatti quello che viene meno quando ci si allontana dalla Chiesa: il contatto con Dio, l'opportunità di poter parlare con qualcuno che lo comprende, lo avvolge con il suo infinito amore e gli dà tutta la garanzia possibile di potergli riportare serenità e gioia. Capita spesso di ascoltare qualcuno che dice “Io prego sempre, io prego continuamente, io sono presente in tanti pellegrinaggi” , ma non sentiamo mai molto spesso dire “io invoco il mio Dio per ringraziarlo di tutto il bene e l'amore che mi offre”. Altri, invece, si stancano di pregare perché Dio non ha dato loro ascolto per qualcosa che avevano richiesto e non ottenuto ma dimenticano - o sono all’oscuro di tante cose - come per esempio che i tempi e le modalità del Signore non sono le nostre; che la preghiera non serve a ricattare; che rivolgersi a Dio non s’intende pretendere che Egli risolva le vicende umane e, infine, ci si dimentica poi di Chi si sta parlando. Facciamo attenzione perché Dio più volte nella Bibbia ha rappresentato di essere anche molto geloso delle Sue creature, per cui gli è sempre vicino affinché si rivolgano a lui con animo puro, con sincerità e sottomissione ma anche altresì sentenziato parole dure contro coloro che si rivolgeranno a lui per chiedere aiuto con falsa preghiera o con diversa mentalità; in tal caso Egli sarà severo e duro nei confronti di coloro che si dichiarano suoi seguaci e poi si comportano da veri pagani. Allora bisogna fare attenzione quando ci si reca presso il suo tabernacolo per dialogare con Lui, il nostro Dio, perché se noi siamo presi dai nostri lavori che ci opprimono e ci stancano per sei, sette, otto ore al giorno figuriamoci come dovrebbe essere stanco Dio, che invece è presente 24 ore al giorno, sempre a disposizione per esaudire qualche necessità. Alla fine, quindi, cosa ci resta allora da fare? Penso che non abbiamo altra scelta che continuare a fare quello che ci hanno insegnato da bambini: vivere all’insegna della cristianità, viva e vera, quella che ci tiene uniti insieme nel solo filo conduttore della vita che è la nostra FEDE che è nata con noi e vive con noi. Ma come possiamo giungere a comprendere simili concetti, oppure le circostanze che ci consentono di essere sicuri di fare bene o di essere certi di proseguire sulla strada corretta? Tutto ciò scaturisce dal Discernimento, col quale si potrà accedere ad innumerevoli considerazioni, visto che ingloba tutto ciò che è appannaggio e competenza dell’intelligenza, dell’apprendimento e della conoscenza. Attraverso questo procedimento che definiremo ”istituto vocazionale della persona attenta e concentrata”, diligente, avveduta e cauta sia nell’intraprendere iniziative che nell’affermare temi di rilievo, potranno scaturire precise consapevolezze che indirizzano l’interessato verso obiettivi seri e delicati: mediante il discernimento l’uomo si potrà porre di fronte alla vita in un modo proprio nuovo e del tutto inimmaginabile, perché lo renderà responsabile e deciso, in conseguenza del maggior coinvolgimento mentale in cui sarà attratto per cui sarà portato ad agire in modo sensato e pieno di certezze. Ogni aspetto della sua vita quotidiana assumerà una rilevanza diversa da quella solita, ogni istante sarà classificato in modo nettamente diverso ed ogni atteggiamento risponderà in automatico alle esigenze del momento; ecco perché si riesce a comprendere come certe situazioni in cui siamo capitati “per caso” o a cui abbiamo stranamente trovato partecipazione, dopo un cambiamento di marcia intellettuale, ed aver eseguito una debita analisi, seguita da una buona metabolizzazione dovuta ad un perfetto cammino di discernimento, consentono di generare riflessioni ben più analitiche e realistiche di quelle cui eravamo solitamente abituati a fare. Di conseguenza, diventerà molto più semplice far corrispondere adeguatamente gli atteggiamenti da assumere che, stavolta si baseranno sulle personali convinzioni trasformate dalla consapevolezza, che rimarrà sempre la caratteristica di tutte le riconsiderazioni. A questo punto notiamo come sia evidente la consapevolezza nel nostro sistema di vita e come influenzi ogni fase della giornata in cui interveniamo o ne siamo partecipi. L’attenzione che andiamo a prestare in tali fasi ci consente di pervenire ad una analisi che mette in evidenza come ogni occasione possa diventare uno strumento importante per intravedere in qualsiasi circostanza una ulteriore verità che ci sarebbe potuta sfuggire se non fossimo stati avveduti ed intelligenti ad esaminarla. Tali occasioni permettono, infatti, di cambiare il nostro modo di pensare e quindi di valutare, arricchendo il nostro bagaglio intellettuale, ma anche la possibilità di confrontarci adeguatamente con la realtà, vissuta da protagonisti e non solo come semplici partecipanti. Queste che seguono, per esempio, sono da considerarsi come semplici momenti di riflessione che, accentrando l’attenzione su aspetti “ normali”, consentono di focalizzare la visione su aspetti del tutto insoliti che, però, riportano ad ulteriori realtà o, se vogliamo, a diverse concezioni che meglio si prestano a rivelare la verità cui dovremmo propendere.
(continua...)
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Un magnifico pomeriggio in Santa Maria degli Angeli all’insegna della fraternità, della fede e dell’amicizia nel nome della Santa Vergine, in attesa del 163.mo anniversario dell’Apparizione.Un magnifico pomeriggio in Santa Maria degli Angeli all’insegna della fraternità, della fede e dell’amicizia nel nome della Santa Vergine, in attesa del 163.mo anniversario dell’Apparizione. 1
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