L’Elisir di lunga vita
"Fu così che decisi di mandare al diavolo il regno di Piemonte e Sardegna"...
VECCHI ARTICOLI SEMPRE NUOVI... In genere ripropongo, in questa rubrica, articoli pubblicati in passato sul “Corriere di San Nicola” (cartaceo e online). Questa volta, invece, mi piace ricordarne uno che scrissi sul periodico “Il Ponte” (precisamente nel numero di marzo-aprile 1988), il primo giornale di San Nicola che ho avuto l’onore di dirigere e del quale ero stato co-fondatore.
Nel marzo di alcuni anni fa mi trovavo in Piemonte, esattamente ad Alessandria, in veste di aspirante segretario comunale. Stavo sostenendo un corso formativo, tenuto da insigni docenti. Un giorno il professore di urbanistica, piemontese purosangue, alla richiesta di un mio collega che chiedeva lumi sui motivi del grave ritardo riscontrato al Sud nell’approntamento di idonei strumenti di pianificazione territoriale, rispose, con ferma convinzione, che la domanda non era attinente, in quanto il corso verteva sull’urbanistica italiana, e per lui l’Italia era compresa tra Firenze Nord e le Alpi!
Quell’affermazione donò grande gioia ad un altro mio collega salernitano, il quale, in uno slancio di grande passionalità, tipicamente sudista, abbracciò un collega pistoiese, dicendogli: “Paisà!”.
Ancora più forte fu lo sdegno di quest’ultimo, il quale, con grande scaltrezza, si divincolò dall’attaccaticcio uomo del Sud gridandogli in faccia, quasi deridendolo: “Stupido, non conosci la geografia... Pistoia è a nord di Firenze!”.
Fu così che decisi di mandare al diavolo il Regno di Piemonte e Sardegna e accettai l’invito di tornarmene dalle mie parti, alla corte di gente certamente più seria. E fu anche così che iniziai a credere veramente che i nordisti, specialmente i piemontesi, sono un po’ “razzisti” nei nostri confronti. “Piemontesi falsi e cortesi”, dicono ironicamente in giro. Non è tanto una semplice battuta! Qualcosa di vero c’è e allora, da quel giorno, non so perché, gioisco ogni qualvolta al Sud dimostriamo di essere più bravi di questi signori. Gioisco quando perde la Juventus, simbolo sportivo e anche più del Piemonte, gioisco quando gli affari della Fiat (...!) non vanno bene; gioisco per la “r” moscia di Agnelli, che lo fa sempre un po’ femminuccia, in contrapposizione a noi maschi del Sud, tosti e gagliardi. E ho gioito e sto ancora gioiendo come un forsennato per l’ennesima caduta del piemontese Goria, un uomo certamente valido, ma pur sempre un piemontese! Dicono che sono così bravi questi figli di Cavour, eppure questo simpaticone -anche lui con la “r” moscia- proprio non ci riesce a tenere fermo un governo, facendo ogni tanto ribalenare l’orrendo mostro delle elezioni anticipate... Ma la mia gioia diventa immensa, in questi momenti, perché ho qualcosa di molto tangibile da contrapporre alla fragilità goriana.
Caro signor Goria, lo sa lei che, mentre i suoi governi continuano a cadere come mele fradicie, noi di S. Nicola la Strada, un piccolo paese del Sud, abbiamo battuto tutti i record di lunga vita di un’amministrazione comunale? Lo sa lei che il nostro pugno di eroi è riuscito a governare per tutti i cinque anni della legislatura? Venga a prendere lezioni da noi, signor Goria. Qui sappiamo come tenerci uniti. Cosa aspetta a farsi una capatina da queste parti per capire i segreti di cotanta destrezza? E non si formalizzi -non è da lei!- sul fatto che al record di durata di una legislatura sannicolese si aggiunge anche quello della durata e persistenza dei problemi sannicolesi... Perdiana, come poteva la nostra cara amministrazione pensare a risolvere questi problemi, impegnata com’era duramente a trovare la giusta misura di questa inconsueta stabilità?
Non fa niente, signor Goria, se in cinque anni i problemi di questa città sono cresciuti, perché a quelli di cinque anni fa si sono aggiunti quelli degli ultimi cinque anni. Diavolo, come si poteva pensare all’uno e all’altro! O si cerca, in qualsiasi modo, di giungere alla fine della legislatura per non ricorrere a nuove elezioni, o si pensa a risolvere i problemi. Noi abbiamo preferito scegliere la prima strada, molto più ardua e forse anche comoda, anche perché noi del Sud, signor Goria, ci affezioniamo molto alle nostre cose e ai nostri problemi e ci dispiace da piangere se ce li tolgono.
Tanto, al problema dell’acqua, delle scuole (legga il numero precedente di questo giornale...), del traffico, dell’immondizia, degli appalti pubblici, della pianificazione urbanistico-demografica, delle rapine al buio delle strade, della 167 (record da Guinness dei Primati: tre legislature e ancora tutto come un decennio fa...), dei trasporti pubblici, delle strutture sanitarie, del fetore delle fogne, degli allagamenti per un po’ di pioggia in più, della scomparsa del verde, della schifezza di moltissime strade, della insufficienza dei vigili nei punti cardine (l’altro giorno, uscendo dalla scuola Mazzini, un giovane studente si è salvato per miracolo dalle grinfie di uno stolto automobilista che imperversava allegramente sull’autodromo di viale Italia), della carenza di impianti sportivi, ettici ettici (bravo, Frassica!) penseranno i prossimi nuovi amministratori. Perché noi di S. Nicola, signor Goria, non siamo come voi del governo italiano: noi non siamo sempre gli stessi, noi sappiamo rinnovarci! Molti attuali amministratori già sanno che non si ripresenteranno alle prossime elezioni, perché essi stessi vorranno passare il testimone, coscienti di aver esaurito il compito, a chi dovrà ripeterne le ardimentose gesta...
Altrimenti, che razza di anti-piemontesi siamo?
Nicola Ciaramella, aprile 1988
(L'anno al quale mi riferivo nell'articolo era il 1979. Avevo vinto il concorso per Segretario Comunale ed ero stato assegnato alla provincia di Alessandria. Presso quella Prefettura stavo sostenendo, con altri colleghi provenienti da varie regioni d'Italia, soprattutto dal Sud, il corso per poi essere immesso in ruolo.
Decisi di andarmene, anche perché, nel frattempo, si erano aperte altre prospettive in Campania. Fui assunto, dopo una dura selezione, dal Credito Italiano (oggi Unicredit). Mi ricordo che durante il primo contatto con il funzionario dell'ufficio Personale della banca mi fu detto: "Ha fatto bene ad andarsene dal Piemonte".
Poi, qualche mese dopo, venni a sapere che egli era un piemontese "doc").
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