Orge, alcolici e querelle... l' oceano del ridicolo
Simpatiche fantasie cittadine, tra il verosimile e il Paese delle Meraviglie. Veleni e impropri pettegolezzi sulla soglia critica della Biblioteca Comunale di San Nicola la Strada. Defunto il buonsenso si entra nella mezzanotte del grottesco, dell’irrazionale e degli specchi deformanti, nonostante Halloween sia già andato via da qualche giorno.
Il mondo è bello perché vario – o come avrebbe detto un secolare sannicolese d’epoca – «è bello perché avariato». E’ bene adottare un certo equilibrio, soprattutto in dinamiche sociali ristrette, quindi rapide, ripide, come quelle di una cittadina relativamente piccola.
Svolgiamoci sinteticamente da principio. Da alcuni anni la Biblioteca Comunale “Giuseppe Palomba”, nota per contenere vari volumi centenari, anche settecenteschi, vedeva la presenza di un folto gruppo di utenti, volontari de facto.
In breve tempo durante l’attuale amministrazione nasce il problema della legittimità, tra chiare criticità di orari, responsabilità delle condizioni dei locali storici, in un contesto di decine e decine di ragazzi (studenti e laureandi in primis). Giusto.
Le soluzioni non hanno soddisfatto tutti, tra reciproche segnalazioni, diverbi e varie situazioni da gestire. Solite cose, ma non è questo l’oggetto del presente articolo.
Trasversalmente alle vicissitudini viventi tra il Comune, la Biblioteca, gli ex-volontari (in parte) confluiti nell’Associazione Culturale “Utopia” ed altre associazioni “limitrofe”, lì per caso, resuscita a intermittenza l‘ulteriore e poco gradevole persistenza di certe allusioni tutt’altro che benefiche.
Nei classici diverbi è normale esagerare i toni. Tuttavia, in una micro-realtà sannicolese, spingersi a nutrire voci (non infondate, bensì folli) secondo cui all’interno dei locali i ragazzi organizzassero orge, feste, droga-party e sedute alcoliche, sfocia nell’oceano del ridicolo.
Di ciò se ne è esplicitamente parlato soprattutto il 23 giugno 2016, durante il dibattito letterario organizzato da Utòpia nei locali della biblioteca, con le autorità cittadine presenti e come testimonia la registrazione video (https://www.youtube.com/watch?v=W09P6I0jyNk).
Innanzitutto, razionalità e misura:
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E’ possibile ipotizzare che si bevesse qualche birra tra il giardino retrostante e i locali? Sì.
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E’ possibile ipotizzare che si organizzassero feste a base di “coca e Maria”? No.
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Similmente, è possibile ritenere che – a causa del grande numero degli utenti – fosse un ambiente più che vivace? Sì.
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E’ possibile ipotizzare che, la sera, quando la Biblioteca era aperta oltre l’orario di chiusura, si organizzassero come un club privé? Ridicolo. In tal caso più di una persona, invece di “denunciare” (tra molte virgolette), sarebbe corsa a tesserarsi.
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E’ possibile ipotizzare che siano stati introdotti nei locali scaffalature e arredi (molto pop-art e naif, magari anche non adatti a un sito storico) dall’esterno? Certamente.
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E’ possibile affermare che siano state rotte attrezzature ed arredi? No. Anzi, si manifestano situazioni come la riqualificazione del giardino, la separazione dei testi antichi da quelli “moderni” e una serie di attività letterarie. Ma questo è un altro argomento.
Lo scrivente non era nel gruppo dei volontari, né era membro della successiva associazione. Varie cose però ho potuto misurarle direttamente a causa di vicende parallele.Quindi, sentire ancora oggi certe allusioni contro quei ragazzi e ragazze, non è una bella cosa. Soprattutto quando si mina l’onorabilità di persone e relative famiglie, coll’idea di screditare col più meschino, vile e putrescente pettegolezzo. Così facendo alcune piccole persone rischiano d’arrestare l’identità cittadina a una morale degna del Neolitico.
Attenzione però, è un territorio minato. Certe notizie potrebbero arrivare all’orecchio sbagliato e potrebbe esserci esigenza di querela. A quel punto le tigri magicamente miagoleranno e tutto potrebbe risolversi, se non respingendo le accuse, con un conciliante: «Abbiamo scherzato!».
Ecco, di “scherzare” finiamola prima che sia tardi. La vita è breve e qualche giovane anziano potrebbe meglio giovarne. Stesso Platone ci ricorda il bene (anche) come utilità. L’antichità di un filosofo non è obsolescenza, ma l’eternità di un consiglio universalmente valido, che non necessita di disgregarsi per produrre nuovi atomi e molecole.
Antonio Dentice d’Accadia
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