Perché gli italiani sono stati costretti all’autoisolamento?
Cosa è successo a un mese dai decreti e dai divieti
-PENSIERI, PAROLE & MOUSE di Giovanna Angelino-
Dopo circa un mese di quarantena (per alcuni dura da più tempo) qualcuno potrebbe iniziare a porsi domande più che legittime. Ci è stato chiesto di stare a casa, facendo appello al senso di responsabilità, come avviene sempre per le emergenze e le crisi economiche o in tutti quei casi nei quali si ha l’impressione che a pagare saremo sempre noi cittadini. A noi italiani ci viene chiesto di avere pazienza e di fare sacrifici, ma facendo due conti, i conti non tornano. Questo virus arrivato come uno tsunami avrà vita lunga, farà il giro del mondo per poi ritornare, anzi forse non ci abbandonerà affatto.
Perché ci è stato chiesto di stare a casa? Se siamo positivi oppure no, con molta probabilità non lo sapremo mai. La sola certezza è che se è vero che il Covid-19 si trasmette con il respiro, con gli starnuti ed è presente sulle superfici e nell’aria, allora lo incontreremo almeno una volta sulla nostra strada. Se una parte della popolazione fa dei sacrifici, bisogna remare tutti dalla stessa parte, e chi governa deve offrire garanzie concrete, agire e decidere al meglio, e se commette errori, dopo uno, due, tre mesi non continuare a ripeterli. Si dice che le mascherine siano obbligatorie, ma di fatto non si riescono a reperire; in Tv si annunciano milioni di esemplari in arrivo dalla Cina e dalla Germania, ma anche da altri paesi, alcune fabbriche si sono trasformate e producono migliaia di pezzi al giorno, ma niente, i cittadini non riescono a trovarle e se per fortuna dovesse succedere si pagheranno care, con l’iva al 22%, proprio come un bene di lusso, ma senza griffe.
Perché ci è stato chiesto di stare a casa? Facciamo due conti: perché i tamponi sono pochissimi. Perché gli ospedali e i laboratori non riescono ad analizzarli, in più mancano i reagenti; riepilogando mancano reagenti per i tamponi e mascherine.
All’inizio della pandemia in Italia vi erano circa 5 mila posti in terapia intensiva, risultato dei tagli alla sanità dei governi passati; si è iniziato con Monti per poi proseguire con i Governi Letta, Renzi, Gentiloni, sotto i quali si è parlato non di tagli ma di mancate risorse destinate al SSN. Nel 2018 le risorse destinate alla sanità dall’Italia sono state pari al 6,5% del Pil, mentre in Germania crescevano del 9,5%, in Francia del 9,3% e nel Regno Unito del 7,5%.
In Germania la situazione, oggi, si sta evolvendo in maniera differente, anche se in queste settimane si attende il picco e persiste nel paese una comprensibile preoccupazione. I tedeschi a differenza dell’Italia hanno fatto tamponi a tappeto, all’inizio della pandemia potevano contare su 28 mila posti in terapia intensiva (ne stanno realizzando altri, sembra che ci siano ancora 8 mila posti liberi). Nelle settimane scorse, perfino 34 italiani sono stati trasportati in ospedali tedeschi, quando alcune strutture, come quelle nel Bergamasco, erano al collasso.
Qualcuno si sarà scandalizzato nel vedere camion militari trasformati in carri funebri diretti ai cimiteri, ma quegli episodi sono stati solo una delle conseguenze della leggerezza, dei tagli alla sanità e dell’incompetenza di chi, preposto a decidere e a vigilare, evidentemente non ha fatto il suo dovere, né la sua parte.
Secondo l’OCSE l’Italia ha meno posti letto e occupa il diciannovesimo posto su ventitré paesi.
Perché ci è stato chiesto di stare a casa? Perché persone potenzialmente sane sono state costrette ad uscire una volta a settimana e a interrompere il corso della loro vita? In questi giorni sono state avviate numerose inchieste su alcuni ospedali del nord e la procura farà chiarezza su eventuali e gravi mancanze avvenute, perché la vita delle persone non è qualcosa da sottovalutare.
Oggi, a tempo di record si costruiscono ospedali per contenere l’emergenza e per la paura di una seconda ondata di casi, ma continueremo a non avere tamponi? Continueremo a non trovare le mascherine? Il paese Italia inizierà la seconda fase della pandemia a doppia velocità? Ci saranno persone più esposte al contagio (a prenderselo e a diffonderlo), mentre altre resteranno chiuse in casa? Il mese di isolamento a cosa è servito?
Dopo aver recuperato il tempo per leggere e dedicarci agli affetti, alle serie Tv, alle video chiamate e ai balli di gruppo sui balconi forse è arrivato il momento di porci qualche domanda.
Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola
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