Prima di parlare di guerra, si parli di PACE!
Le azioni della Nonviolenza: “Fermatevi! La guerra è una follia”.
Invito ad aderire alla Marcia straordinaria per la Pace Perugia Assisi del 24 Aprile
Di fronte a un’aggressione ingiustificata come quella russa nei confronti dell’Ucraina è necessario prendere una posizione chiara ed esplicita a fianco dell’Ucraina. Ciò è possibile, aiutando la popolazione civile con supporto materiale e morale, come fanno le ong e le organizzazioni di cooperazione impegnate nella risposta all’emergenza umanitaria, ma anche come ha fatto l’Unione Europea imponendo sanzioni e sequestrando patrimoni ai sostenitori del regime russo, e boicottandone le istituzioni o aiutando tutte le persone sfollate a trovare una nuova casa.
Chi aiuta i profughi a trovare una sistemazione, manifesta concretamente la propria solidarietà. Non è pacifista chi si dice a favore dellapace, ma chi fa qualcosa di concreto per costruire Pace. Ridurre la questione in una logica binaria tra pacifisti e guerrafondai, tra sostenitori delle ragioni delle armi e oppositori del loro uso, tra chi è favorevole all’aumento delle spese militari e chi vorrebbe una loro diminuzione, rischia di essere fuorviante. Bisogna uscire da queste contrapposizioni.
Due pensieri sono da evitare. Il primo è il senso di impotenza: non possiamo far nulla. L’altro è il senso di onnipotenza: possiamo fermare questa guerra. In mezzo a questi pensieri c’è uno spazio di azione . E’ in questo spazio che si inserisce l’iniziativa di pace dell’ azione civile nonviolenta. Nessuna opposizione alla guerra è credibile se non si attiva una testimonianza diretta.
Chi si considera nonviolento non è un’anima bella che immagina un mondo ideale privo di conflitti, e si sottrae persino all’idea di prendere posizione di fronte ad essi. Il nonviolento vede con chiarezza la dinamica dei conflitti, prende una posizione ferma contro l’ingiustizia, contro l’aggressore e dalla parte dell’aggredito, ma cerca tutti i modi possibili per scongiurare un’inutile escalation del conflitto, esplorando le possibili soluzioni precedenti e alternative alla guerra. La nonviolenza presuppone una superiorità morale di chi rifiuta di combattere, rispetto a chi sceglie di lottare.
I cittadini comuni che vogliono sostenere la causa dell’aggredito in maniera pacifica non hanno altra arma che sé stessi. Possono impegnarsi attivamente per promuovere discussione e consapevolezza, pubblicizzare sui social azioni di Pace, scrivere articoli sui giornali, in maniera equilibrata, senza abdicare mai al dovere di sostenere le ragioni dell’aggredito contro l’aggressore. Possono finanziare gli aiuti personalmente, o attivarsi direttamente nella solidarietà e nell’ospitalità. Costruire all’interno delle coscienze di ciascuno quel rifiuto morale verso la guerra e la violenza. Possono fare anche altro.
Siamo, davvero contro la guerra e a favore della Pace? Testimoniamolo. La sola possibilità che abbiamo, se vogliamo che tacciano le armi, è il nostro corpo. Usiamolo. Andiamo a praticarla, questa solidarietà, questo impegno attivo contro la guerra e contro l’ingiustizia: con una grande marcia della Pace che coinvolga milioni di cittadini europei, che si mettano in cammino verso l’Ucraina, e poi verso la Russia (ma anche dentro l’Ucraina, e dentro la Russia). Sostenuti dalle organizzazioni della solidarietà transnazionale. Sfidando le bombe con la civiltà, con la forza del dialogo e della testimonianza personale.
Coloro che sostengono la nonviolenza assoluta come strategia per difendersi sono stati sempre ridicolizzati compatiti come visionari. Se invece ci fosse stata un’educazione di massa alla resistenza nonviolenta, l’umanità già da tempo avrebbe conosciuto l’era della pace.
"L’ “Educazione alla Pace” è un percorso prioritario che parte dalle scuole, in sinergia con il lavoro familiare, parrocchiale, in sinergia con le Istituzioni politiche e a seguire nell’associazionismo, nelle comunità territoriali ed infine ovunque si opera. Non si può pensare ad insegnare la storia nelle scuole se non si insegna prima la Pace che è azione nonviolenta, condizione necessaria per contrastare e scongiurare tutti i mali e gli orrori causati dalle guerre. Se ci fosse stata questa educazione non saremmo arrivati a questo punto così critico della storia dal quale non sapremo se, e in che condizioni ne usciremo fuori”. Alcuni giorni fa, 66 pulmini e 159 organizzazioni, da tutta Italia, dalla piccola associazione locale a quelle più numerose, realtà di ispirazione religiosa e di natura laica, sono partiti per l’Ucraina. Un mondo di solidarietà trasversale alle appartenenze politiche o di fede, accomunate dal medesimo obiettivo: fermare la guerra. Adesso!
Dire «mai più guerra» non è utopismo ingenuo. Semmai è la constatazione, fin troppo realistica, che lo scontro armato aggrava invece di risolvere i problemi esistenti.
Bisogna «trasformare la nonviolenza in prassi politica».
Non c’è altra via al di fuori della Pace.
Pace e piedi, questi due concetti anche nell’etimologia sono legati. In entrambi si riconosce la radice indoeuropea che indica ciò che è stabile, fisso, solido. All’estremo opposto la guerra come la mischia e il caos cruento. Non sorprende, dunque, che fin dagli esordi, il Movimento per la Pace abbia scelto il “camminare” come prima forma di espressione. Fu proprio Gesù ad insegnare il cammino, ovvero l’azione diretta. Si legge nel Vangelo che si metteva in cammino per portare a tutti il messaggio di Pace e di liberazione da ogni oppressione. Il Mahatma Gandhi ( che aveva imparato proprio dall’esempi di Gesù), nel 1930, sfidò l’impero britannico chiedendo agli indiani di mettersi in moto, con la grande “Marcia del sale”. Marthin Luther King altrettanto, seguendo l’esempio di Gesù, mentre negli USA erano in vigore le leggi razziali, organizzò nel 1963 la grande Marcia su Washington per la difesa dei diritti e della libertà del popolo di colore. Scelte ciclicamente riproposte, nei decenni successivi. È sufficiente ricordare le manifestazioni contro il conflitto in Vietnam o nel Golfo, la carovana di Sarajevo proposta dall’allora vescovo don Tonino Bello Presidente di Pax Christi Italia, a cui partecipò anche don Albino Bizzotto, fondatore dei “Beati i Costruttori di Pace”, e in Italia, la tradizionale Marcia Perugia-Assisi, ideata da Aldo Capitini. Toccando con i piedi la strada si impara l’HUMILITAS, si permette al mondo di entrare dentro di noi , camminando insieme come un popolo intero. Il «popolo della Pace» insomma, cammina nel quotidiano, con la “Fiaccola” accesa, insieme ai giovani delle scuole, alle Istituzioni e ai cittadini di buona volontà che ci credono, non solo nei grandi raduni che pure, in momenti come questo attuale, sono importanti. Un universo di persone, associazioni, gruppi che si spendono, ogni giorno, per edificare la Pace attraverso l’impegno per il disarmo, l’abolizione delle armi nucleari, il contenimento delle spese militari.
Domenica 24 aprile si svolge la Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità. Una marcia straordinaria per dire, assieme con Papa Francesco: “Fermatevi! La guerra è una follia”.
La nonviolenza, dunque, è tutt’altro che passiva. È un moto incessante, ostinato, caparbio perché non ci si può rassegnare alla falsa soluzione della guerra. Popolo della Pace unitevi e marciamo compatti!
Movimento Internazionale per la Pace e la Salvaguardia del Creato III Millennio prov. Caserta, Campania – Italy
(Ente promotore della storica mobilitazione della “Fiaccola della Pace” dedicata ai percorsi della memoria storica dei 100 anni di guerre, Marcia per la Pace itinerante che attraversa a tappe comune per comune. svolta in sinergia con le scuole, gli Enti Locali e associazioni.
Per info: https://movimentopaceambasciatori.blogspot.it / Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Pagina ufficialedell’eventosu fb: https://www.facebook.com/fiaccoladellapace3millennio/ )
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