Le ragioni di chi rifiuta il vaccino...

…e la capacità di formulare un pensiero

 

Nell’epoca della confusione mediatica, dell’informazione improvvisata dei social, dove chiunque può esprimersi e fare proseliti, la conoscenza e la comprensione umana fanno fatica ad assicurarsi un post, ops un posto.

Farsi qualche domanda però è doveroso. Per quale motivo molti creano etichette per affibbiarle a destra e a manca? Per quale motivo insultare e ghettizzare chi ha opinioni diverse dalle nostre?

Partendo dal presupposto che ogni convinzione sia frutto di un’attenta riflessione e di un’adeguata informazione, bisognerebbe comprendere innanzitutto che dietro a quell’opinione ci sono ragioni o addirittura un pensiero. Almeno così dovrebbe essere. Si sa anche che non sempre è così. 

Un interessante articolo apparso su TheGuardian spiega perché gli sforzi per convincere i No Vax a vaccinarsi non stanno funzionando. Secondo Brooke Harrington, autrice dell’articolo, la gente non ascolta gli estranei e ha bisogno di esperti illuminati. Molti commentatori pensano che bisogna rispettare chi è contrario al vaccino; altri, invece, che bisogna denigrarli. Altri ancora consigliano l’empatia con loro perché vittime di disinformazione.

Bisogna tener presente, però, un altro fattore. Molti negazionisti e no Vax, continuano a negare perfino dai letti d’ospedale, scegliendo di salvare la faccia piuttosto che salvare la vita di altre persone e ammettere di aver torto.

Un altro articolo pubblicato su ilpost offre un nuovo spunto di riflessione, con un titolo, che è tutto un programma: Si fa presto a dire “no Vax”.

Secondo l’articolo, chi non ha ancora aderito alla campagna vaccinale non è semplicemente No Vax, perché fra quella moltitudine di persone serpeggiano giustificazioni di vario genere, preoccupazioni, paure e ragioni di altro tipo.

Probabilmente, anche chi si è vaccinato, inizialmente avrà avuto qualche dubbio o paura, che avrà superato attraverso un processo personale. 

Del 39 per cento degli adulti non vaccinati negli Stati Uniti, circa la metà afferma di non essere per niente disposta a fare un vaccino, ma all’interno di quello stesso gruppo c’è chi afferma che alla fine lo farebbe se diventasse obbligatorio.

All’interno di queste categorie esistono sottocategorie di contrari al vaccino ma anche di indecisi, infine di attendisti (un conoscente mi ha detto qualche giorno fa che si vaccinerà alla fine – frase a libera interpretazione – dell’anno? Alla fine del mondo?).

Conosco persone che per partire si sono vaccinate, e, alla luce delle campagne promozionali che molti paesi stanno conducendo sulla vaccinazione, ci sarà sicuramente, chi si vaccinerà per ottenere il biglietto per un concerto o un gelato. Anche tali decisioni fanno parte di correnti di pensiero, anche se si fa fatica a comprendere. D’altra parte la coerenza non appartiene a tutti, e chiunque può cambiare parere in qualsiasi momento, e meno male!

Altra riflessione. Mass media e Social pilotano l’opinione pubblica, che ci piaccia o no, tentando di dividerla, creando gruppi che sventolano bandiere, purtroppo sempre le stesse, come le frasi che giustificano una posizione o l’altra.

A volte sembra d’essere al supermercato e dover scegliere fra un’opinione o l’altra, senza la possibilità di una terza, quarta, quinta o propria personale opinione.

Il fenomeno dei vaccinati e non vaccinati segue diverse dinamiche e logiche; inoltre è una questione complessa, e per questo motivo oggetto di sondaggi e studi da parte di organizzazioni importanti come Ipsos, Kaiser Family Foundation, Nature Medicine, ecc.

L’economista dell’Università di Yale, Mushfiq Mobarak, uno degli autori dello studio pubblicato proprio su Nature Medicine, ha affermato che se l’obiettivo è massimizzare la copertura vaccinale mondiale, distribuire vaccini a paesi in Asia e Africa che attualmente non li hanno, sarebbe molto più facile ed economico che cercare di convincere l’ultimo 30 per cento degli americani a farsi vaccinare.

Infatti, uno dei paradossi di questa pandemia è che le industrie farmaceutiche stanno intensificando gli sforzi per produrre più vaccini, i quali saranno, inspiegabilmente, indirizzati a paesi nei quali vi sono altissime percentuali di persone che non si vaccineranno mai.

Nel frattempo, l’Africa e l’Asia continuano a essere i paesi con il numero più basso di vaccinati, alla faccia della cancellazione dei brevetti e di chi grida che siamo tutti uguali!

Alcune delle ragioni di chi non si vaccina

A fine luglio, in un centro vaccinale a Roma, come riportato dal Washington Post, molte persone in attesa si descrivevano come persone prima indecise. Tra i dubbi che li tenevano lontani dal vaccino c’era la paura per gli effetti collaterali a lungo termine, non adeguatamente chiariti dagli studi, secondo il loro parere. Fra le altre ragioni c’erano anche l’incertezza riguardo alla rapidità delle procedure di autorizzazione dei vaccini, i dubbi derivanti dagli aneddoti di amici e conoscenti, la confusione generata dai messaggi dei politici e dai titoli delle testate giornalistiche.

Una questione di cultura?

Il Covid-19 ha trovato il mondo impreparato, sotto tutti gli aspetti, sia dal punto di vista fisico, sia sotto il profilo psicologico, ma anche sociale e culturale. Tutti siamo corsi a informarci come meglio potevamo, scoprendo, in molti casi, l’inaffidabilità delle nostre fonti. Siamo stati bombardati da dati scientifici, risultati di studi, dimenticando il più delle volte di non avere una cultura scientifica adeguata che ci aiutasse a comprendere gli studi medici condotti e un linguaggio tecnico, comprensibile solo agli addetti ai lavori. Ma la curiosità e l’urgenza di capire erano improrogabili e purtroppo hanno creato il caos e spesso facilitato convinzioni basate su paure e pregiudizi. 

Studi e sondaggi recenti, nell’analizzare il fenomeno hanno preso in esame paesi ricchi e paesi meno ricchi, laureati e persone con bassa cultura, chi s’informa leggendo quotidiani e chi invece lo fa bighellonando sui social. Le risposte e le statistiche sono diverse, come diverse sono le ragioni, le paure, le opinioni e il pensiero, là dove ci sia ancora la capacità di formularne uno.

Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola