DOMENICO PALMIERO vince il Premio "De Rege" 2021

L’albo d’oro della manifestazione promossa dalla omonima associazione casagiovese, giunta alla 12.ma edizione, si arricchisce del nome del giovanissimo talento del teatro casertano.

Prosegue tra importanti riconoscimenti la brillantissima carriera di DOMENICO PALMIERO, acclamato giovane talento del teatro casertano, molto noto anche in altre platee della regione.

L’ultimo che gli è stato assegnato, in una cerimonia svoltasi sabato 11 settembre nel Quartiere Militare Borbonico di Casagiove, è il Premio di Cabaret “Fratelli De Rege” 2021 (giunto alla sua dodicesima edizione), promosso dalla omonima associazione culturale con l’intento di scoprire e valorizzare nuovi talenti nazionali nel campo del cabaret e della comicità.

Nel palmares di Domenico Palmiero, il cui nome impreziosisce ulteriormente l’albo d’oro di questa manifestazione che ha visto in passato gratificati illustri attori come Antonio Allocca, Eduardo Tartaglia, Maurizio Casagrande, Francesco Paolantoni, ecc., ci sono già numerosi ed importanti premi vinti.
Ricordiamo il concorso “Totò torna a scuola”, ideato nel 2017 dall’assessorato regionale all’Istruzione nell’ambito delle celebrazioni della Regione Campania per il cinquantenario della scomparsa del Principe: nell’occasione, Palmiero interpretò Totò nel cortometraggio “La dogana” (tratto dal film "Noi Duri") realizzato dal Laboratorio "Piccolo Dams" del Liceo Artistico San Leucio guidato dal prof. Vittorio Di Tommaso, notissimo personaggio del teatro amatoriale sannicolese.
Ma, soprattutto, ricordiamo Domenico Palmiero vincitore del premio quale “Miglior Attore” (di 130 compagnie nazionali selezionate) al Festival “Teatramm’ – Noi facciamo teatro “ svoltasi al Teatro Marconi di Roma nel 2019.
Premio che, poi, ha rivinto anche nella successiva edizione del 2020.
Non solo attore, ma anche regista, produttore e organizzatore, nelle cui vesti ha ottenuto riconoscimenti e nominations in tutte le tre edizioni della prestigiosa rassegna romana.

«Questo premio è stato per me qualcosa di inaspettato, oltre che di soddisfacente», ci ha detto poche ore dopo la premiazione.

-La scelta del pezzo presentato in concorso, “La Tasca” (nella foto del titolo, a dx, un momento dell'esibizione), è stato forse il momento determinante.

«Credo proprio di si. “La Tasca” di Pippo Cangiano, un pezzo che mi affidò lo stesso Pippo nello spettacolo Scatti, prodotto dal teatro San Carluccio di Napoli, nel settembre -ottobre del 2019, mi è particolarmente caro e lo serbo tra i monologhi che più mi piace riproporre. Devo ringraziare Daniele Barba, il regista della compagnia “i Di ...Speranza”, mio amico e compagno in alcuni lavori, che mi ha consigliato di presentarlo in questo contest sin dal primo momento».

-Il pezzo è piaciuto, la gente ha riso tantissimo.

«In questa gag io impersonifico un personaggio che è un po’ un prototipo di tutti noi, ogni volta che arriviamo fuori la porta e che dobbiamo prendere le chiavi di casa; imbrogliati tra mille borse, tra mille tasche che abbiamo, non riusciamo mai a prendere e a trovare le chiavi. E’ sempre bello quando il pubblico si riconosce in quello che vede e i commenti più soddisfacenti e più divertenti sono stati proprio questi: cioè sentirsi dire a fine esibizione “chist song io quando torn ‘a casa”».

-La chiave, è proprio il caso di dirlo, è forse proprio questa.

«Il pubblico si è ritrovato in quello che ha visto. Il teatro, il cabaret, il cinema, l’arte in generale, la cultura devono raccontare della gente, perché protagonista vero è la gente. Io sono soltanto un tramite».

Palmiero ribadisce la sua soddisfazione immane per la vittoria in un concorso che ha visto in passato premiati insigni personaggi del teatro italiano.

Ma non solo per questo: «E’ stato bello anche condividere il palco con persone, ottimi cabarettisti e comici, che io non avevo conosciuto fino a quel momento. Il tutto, e non è affatto una cosa semplice, davanti ad un pubblico che non ti conosce e che entra subito in empatia con te sin dal primo istante dell’esibizione».

Domenico Palmiero è uno che non ama gongolarsi: «Si è certamente felici quando si vince un premio di questo prestigio. Ma è importante che dal giorno successivo ci rimettiamo con i piedi a terra. Premi del genere, soddisfazioni del genere servano unicamente per invogliare a continuare su questa strada. Non bisogna mai distrarsi. Bisogna rimanere concentrati e continuare a inventare, a dare, a recitare, sperando che il pubblico con tanta voglia ritorni a teatro e salvi in qualche modo la cultura, la divori, perché ne abbiamo bisogno, è necessario».

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diretto da Nicola Ciaramella


La storia di Domenico Palmiero e della sua compagnia “Fratello Sole e Sorella Luna”, poi diventata FSSL, ha qualcosa di unico in Italia e probabilmente nel mondo.
Domenico Palmiero aveva “appena” quattro anni quando si innamorò follemente del teatro.
Classe 2000. Di anni non è che ne siano, poi, passati tanti, da allora.
Talento artistico naturale, Domenico Palmiero ha Eduardo (sì, proprio il Grande Eduardo) nel sangue. Se chiudi un attimo gli occhi, stai ascoltando Eduardo. Quando li riapri, vedi le movenze di Eduardo. Incredibilmente bravo.
All'età di dieci anni (ed è questa la notizia crediamo più strabiliante), nel 2010, aveva già formato la sua compagnia teatrale, "Fratello Sole e Sorella Luna", insieme al coetaneo Domenico Carozza. La passione era già forte. Poi esplose letteralmente. 
La prima commedia che i due Domenico portarono in scena, dopo un anno e mezzo di prove, fu "Tre pecore viziose" di Eduardo Scarpetta. Era la stagione 2012/2013.
Da quel momento, nessuno li ha più fermati: tutte le più grandi commedie di Eduardo (e, a partire dal 2019, anche di autori locali poco conosciuti) portate in tutti i più importanti teatri della provincia e in alcuni anche della regione.

Negli occhi di Palmiero, nel suo sguardo, nel suo entusiasmo, c’è sempre la gioia, la sua ansia di entrare in scena. Eduardo lo guida. Lui non si fa sfuggire neanche un particolare di cotanta sapienza.

Un’altra data, molto importante, da ricordare.
Nel 2013/14 Domenico Palmiero, che aveva “appena” tredici anni, esordì anche come autore. E anche questa è notizia difficilmente riscontrabile in altre parti d'Italia e del mondo.
«"O’ suonno d’ ’o passato" -ci spiega- è una commedia in due atti che definisco un "sogno": una storia del tutto metaforica, che parla di un signore qualunque, Andrea, che si ritrova nel suo paese dopo tanto tempo e, addormentandosi, sogna di vivere nel passato. Il primo atto è ambientato alla fine del 1800 e il secondo durante la Seconda Guerra mondiale. L'obiettivo dello spettacolo girava tutto in torno a una frase: "guarda al passato e vivi il presente" che sta a significare che non possiamo guardare al futuro senza sapere cosa e chi c'era prima di noi».
Ripetiamo, caso mai fosse sfuggito: Domenico Palmiero aveva appena 13 anni.

Eduardo per me è una guida, -ama spiegare- non riferito soltanto al campo teatrale; con le sue storie mi ha aiutato tanto, mi ha fatto crescere, maturare in qualche modo. Per me è tutto, la mia acqua, il mio pane. Una figura fondamentale nel vero senso della parola, perchè da lui, dalle sue parole messe in scena e dalle sue testimonianze ho appreso la tecnica della recitazione. In verità non esclusivamente da lui, ma studiando anche gli attori della sua compagnia, scavando in contenuti extra, dietro le quinte. Rispetto a persone più grandi di me, come mio padre, sono fortunato perché con internet posso rivisitare come e quando voglio tutte le opere, le rarità e soddisfare tutte le mie curiosità: ma, rispetto a loro, io non posso vederlo dal vivo. Purtroppo, credo che siamo in un Paese dove si apprezza la grandezza di qualcuno solo dopo morto. Eduardo ha ramificato le mie conoscenze, mi ha portato ad amare diversi attori della tradizione napoletana, come Nino Taranto, Luisa Conte, lo stesso Totò, Peppino De Filipppo, ma anche Gilberto Govi. Sempre grazie ad Eduardo ho imparato ad apprezzare Vincenzo Salemme, Antonio Casagrande, Carlo Buccirosso, Nando Paone. Ho cercato di prendere il più possibile da chiunque mi trasmettesse qualcosa». 

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