“Ultimo ballo in maschera”, quinta serata

Mercoledi 8 dicembre nuovo appuntamento per la preziosa rassegna di Libri e Arte organizzata dal Maestro Michail Benois Letizià.
Di grande pregio, nell’ambito dell’iniziativa, la Mostra d’Arte Contemporanea a cura di Luigi Fusco, che vede l’esposizione di opere di ben tredici artisti.



Mercoledi 8 dicembre, dalle ore 16.00 alle 19.30, presso il Museo Archeologico Calatia di Maddaloni, si terrà la quinta serata di «Ultimo Ballo in Maschera - ritorno e presenza sul territorio», rassegna dedicata all’arte contemporanea nata da un’idea del Maestro Michele Letizia (in arte Michail Benois Letizià).

In programma la performance di danza “ LUCI OSCURE “ a cura di PROTAGONISTI BALLET, coreografia di Monica Moraldo. A seguire la presentazione di Autori e libri con Domenico Letizia che presenta “PROSTITUZIONE” e Gaetano Ippolito che presenta “IL VANGELO SECONDO UNA PECCATRICE”.


L’evento, che dura fino al 12 febbraio 2022, è organizzato da U.N.A.C. Regione Campania e dal Polo Museale della Campania (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) per il tramite del Museo Archeologico Calatia di Maddaloni. Numerosi gli enti patrocinanti.

Nell’ambito della rassegna, continua la pregevole Mostra d’Arte Contemporanea a cura di Luigi Fusco, con le opere degli artisti Beatrix Jessica Jaeger, Michail Benois Letizià, Gabriella Ciaramella, Antonio Scaramella, Anna Maria Zoppi, Luciano Romualdo, Speranza Maiello, Angelo Coppola, Aurelio Gomes, Assunta Mauro, Stefano Visco, Ivana Storto e Laura Polise.

«Un ultimo ballo in maschera, una provocazione “di gusto” più che un titolo pensato ad hoc per una collettiva d’arte contemporanea. Al di là dell’ispirazione “verdiana”, la mostra in essere al Museo Archeologico dell’Antica Calatia  -spiega il curatore dell’iniziativa Luigi Fusco- emerge da una riflessione puntuale dedicata alla necessità di “fare” e “promuovere” arte in un momento storico delicato, considerata la carica pandemica da Covid-19 ancora in atto e da cui, ci si augura, il mondo intero ne possa uscire al più presto. L’arte, proprio perché insiste questa singolare condizione di emergenza sanitaria e sociale, diventa il “tramite” indispensabile per il rinnovo del bello universale, inteso nella sua accezione naturale ed immaginifica. Al contempo, gli artisti, i promotori d’arte, i cultori, i collezionisti, i galleristi e i semplici appas-sionati di arte hanno il dovere di impegnarsi, in maniera corale, a far in modo che i moderni linguaggi visivi entrino negli spazi deputati alla cultura, quali i musei di storia o di archeologia, per rivelarsi al pubblico attraverso le loro suggestioni tecniche e compositive. Che non sia, però, un fatto episodico, ma il prin-cipio di una nuova tendenza educativa e didattica che spinga chiunque alla scoperta del contemporaneo e della sua esplicita vocazione alla trasmissione dei valori tematici, iconografici, iconologici e cultuali, che ogni espressione artistica ha sempre avuto sin dalle sue forme primigenie. Sono questi i prodomi che hanno spalancato le porte e reso accogliente le sale dello storico Casino di Caccia dei Carafa della Stadera di Maddaloni per ospitare gli artisti del territorio campano che, ancora una volta, è foriero di sorprendenti ed inedite ricerche squisitamente visive».

Gli autori presenti in mostra sono ben tredici, ognuno con un proprio linguaggio e con un proprio stile.

Eccoli.

Angelo Coppola: è dal disegno che nasce la materia creativa delle sue composizioni. Libero nella creazione, scevro da qualsiasi diktat modulare, alcuni dei sui lavori grafici emergono da un’innata spinta immaginifica tesa a regalare combinazioni stilizzate, in cui si fondono, in maniera armoniosa, elementi umani, architettonici e grafismi testuali, che attirano in modo sorprendente lo sguardo di ogni spettatore.

Anna Maria Zoppi: pittura e grafica si coniugano in perfetto stile in alcune delle sue opere. In risalto sono sia il dato figurativo di tipo “formale” che quello “informale”. Tecniche e composizioni differenti si allineano e si compenetrano per suggellare un’unica ed inedita visione d’insieme, mettendo in risalto la dimensione iconica dei soggetti prescelti e fortemente “desiderati” dalla stessa autrice.


Antonio Scaramella: polimaterico, pop, “simbolicamente informale”. Sono solo alcuni degli aspetti caratterizzanti la produzione di Antonio Scaramella, la cui specificità creativa è senza confini. Ardua è la sua impresa compositiva, suggestiva è, invece, quella tecnica. Dalla felice commistione di entrambe è il “tema unico” che affiora “totalmente” in tutta la sua dimensione sociale e cultuale.


Assunta Mauro: i suoi dipinti sono la manifestazione di un singolare monumentalismo figurativo declinato attraverso il surrealismo e le visioni “dechirichiane”. Oggetti, corpi e parti anatomiche si impongono in maniera iconica e onirica, si palesano, inoltre, attraverso l’ausilio di vivaci cromie che svela-no, al contempo, l’origine onirica del soggetto che emerge dal sogno, dal ricordo e dalla memoria.


Aurelio Gomes: le sue opere sono potenti nelle forme, nella materia e soprattutto nei soggetti raffigurati. Ogni sua creazione è connaturata da una forza evocatrice che va oltre il concetto stesso di arte, in quanto mette a nudo quello di artefice, inteso nella sua accezione “manuale”. Tra inventiva e fisicità si articolano i lavori di Gomes, il cui stile svela sempre inedite composizioni piacevolmente informali e polimateriche.


Beatrix Jessica Jaeger: l’uomo e la natura sono i soggetti prediletti delle sue fotografie. Non una semplice istantanea, ma una profonda e meditata riflessio-ne sulle potenzialità insite nella riproduzione fotografica, la cui tecnica resta, giustamente, “un mistero” per i non addetti, poiché solo chi la pratica come arte ne conosce la reale essenza e le celate potenzialità figurative, sia a colori che in bianco e nero.


Gabriella Ciaramella: l’abbandono è il tema portante della ricerca fotografica di Gabriella Ciaramella. Luoghi, architetture, lidi e oggetti vari sono i veri protagonisti dei suoi lavori. Sono spazi definiti, impiegati e frequentati in un passato non molto lontano, la cui storia è narrata attraverso le foto di Gabriella, chiare e armoniose nella resa del prodotto finale.


Ivana Storto: le sue opere sembrano venir fuori dai memorabilia psichedelici degli anni Sessanta, quelli cari alla beat generation. C’è anche tanto surreali-smo misto a singolare matrice figurativa nelle sue composizioni, che risultano particolari sia per la definizione dei soggetti espressi sia per le tematiche scelte, la cui definizione mostra uno stile peculiare che si evidenzia specialmente nella traccia cromatica.

Laura Polise: poliedrica è la sua produzione. I suoi lavori si articolano attorno alla precipua investigazione sui “fatti” espressivi che investono il genere figu-rativo, ma, soprattutto, quelli che concernono le componenti tecniche ed esecutive. La speculazione è quindi un imperativo, mentre costante è la propria volontà artistica che si manifesta nella scelta di soggetti formali, armonici e suggestivi al contempo.


Luciano Romualdo: il ricordo, l’inconscio, la tenue rappresentazione di un universo concepito, segretamente, a partire dal proprio “io” inconscio, affiora dalle opere di Luciano Romualdo, così fluide, dinamiche, equilibrate, bidimensionali e “spaziali”, ma soprattutto esteticamente accattivanti per la loro originale struttura compositiva.


Michail Benois Letizià: ardito e in apparenza irriverente è l’intervento artistico di Benois Letizià, poiché oltre il peculiare assemblamento di immagini, di ottocentesca derivazione e di contemporanea filiazione, è manifesto tutto il suo mondo artistico. C’è un interrogativo finale nella sua opera che non lascia dubbi ai suoi intenti ideologici, culturali e creativi, la cui coesistenza sembra esser alquanto felice ed equilibrata.


Speranza Maiello: tra spazi pieni e dimensioni celesti si impernia la ricerca fotografica di Speranza Maiello. Contesti storici, caratteristiche architetture del passato, uomini e donne, luoghi semi-abbandonati sono i protagonisti della sua produzione. Le immagini proposte sono state colte dal suo occhio attento, proiettato verso la definizione di un impianto figurativo prospettico e al tempo stesso fortemente poetico.


Stefano Visco: c’è maestria nel lavoro ad intaglio, rivolto verso la realizzazione di soggetti antichi o ancestrali. La gloria delle armi, la virtù dei cavalieri, le gesta eroiche compiute sono solo alcuni dei rimandi iconografici della produzione di Stefano Visco. Genio e manualità sorreggono il suo stile, unico per temati-ca scelta così come per la tecnica esecutiva adottata.

©Corriere di San Nicola
diretto da Nicola Ciaramella  




(foto di Gabriella Ciaramella)