Gestire l’inevitabile, evitare l’ingestibile !

Politici, imprenditori e cittadini devono fare fronte comune, rendersi conto della situazione, fidarsi della scienza. Per non trovarci, un giorno, su una nave che sta affondando.

-di Renato Perillo (VP WWF Caserta) per il Corriere di San Nicola-

Questa frase, che ho preso a prestito dal Prof. Pasini, fisico dell’atmosfera, è la sintesi dell’agenda che dovrebbe accomunare tutti gli attori del 21° secolo, cittadini, aziende e governi, se vogliamo affrontare con realismo e concretezza i profondi cambiamenti del clima, e non solo, che sono già in atto.

Nel 1968 Aurelio Peccei fondò il Club di Roma, un’associazione non governativa tra scienziati, politici ed imprenditori che avevano a cuore il futuro della Terra.  Quattro anni dopo fu pubblicato il "Rapporto sui limiti dello sviluppo" (un’erronea traduzione dall’inglese, si sarebbe dovuto infatti chiamare "limiti della crescita !"), in cui si prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta. In estrema sintesi, le conclusioni del rapporto furono che se l'attuale tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello  sfruttamento delle risorse fosse continuato inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta si sarebbero raggiunti in un momento imprecisato entro i successivi cento anni. Il risultato più probabile sarebbe stato un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale. È possibile però modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla Terra siano soddisfatte e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano. 
Il rapporto è stato sottoposto a più revisioni (2004 e 2022) alle luce di nuove acquisizioni, ma, purtroppo, le previsioni si sono dimostrate esatte. Oggi, a 50 anni dalla sua pubblicazione, ci confrontiamo con una crisi climatica legata al sovrasfruttamento delle risorse, con una crisi della biodiversità, con un progressivo impoverimento dei suoli e del mare che conducono, tra l’altro, ad una iniqua distribuzione della ricchezza, alla povertà e alle guerre: abbiamo superato i limiti biofisici imposti dal Pianeta.

L’atmosfera terrestre, carica di gas climalteranti di origine antropica, possiede un’inerzia elevatissima, come un treno senza freni lanciato a tutta velocità. Una volta che un processo si è messo in moto, come il riscaldamento dell’aria, non è possibile fermarlo in tempi brevi, anche se smettessimo di inquinare! Ecco perché l’inevitabile è già tra noi e va gestito.  

Politici, imprenditori e cittadini, devono fare fronte comune, rendersi conto della situazione, fidarsi della scienza. Lo scetticismo e il negazionismo sono scelte di breve termine, miopi, da campagna elettorale e servono ad avere consensi per pochi anni. La realtà è diversa, ce la raccontano le devastazioni degli incendi o delle trombe d’aria, i raccolti agricoli perduti per la siccità o per le inondazioni, i barconi pieni di migranti che fuggono le condizioni ormai invivibili del Sud del Mondo, il neocolonialismo delle grandi potenze d’Occidente ma soprattutto d’Oriente, alla ricerca di materia prime e di nuovi territori, le decine di  guerre per l’acqua combattute nel silenzio mediatico, il Mare Nostrum sempre più caldo come ai Tropici, invaso da specie animali e vegetali aliene che stanno sostituendo la nostra flora e fauna, contribuendo così alla crisi della pesca ma anche alla riduzione della capacità di catturare gas che alterano il clima, i prati dove non si sente più il ronzio degli insetti pronubi che ci consentono di avere frutta e verdura, ma anche prati fioriti e immense foreste che catturano, come il mare, anidride carbonica e ci regalano ossigeno. Ce lo raccontano i casi sempre più frequenti di malattie tropicali che si spostano verso Nord, grazie al fatto che gli inverni miti non uccidono più i vettori, come gli insetti.

Al contempo dobbiamo attuare politiche e comportamenti tali da aumentare la superficie verde e proteggere quella esistente, specie in città, ridurre gli sprechi, soprattutto alimentari ed idrici (oggi il ricco Occidente getta tra i rifiuti circa il 30% di cibo ancora in buone condizioni, quantità tali da sfamare quasi tutti i poveri del Mondo !), diminuire i consumi superflui, per esempio i vestiti, che sono una della maggiori cause di inquinamento, eliminare il più possibile la plastica monouso, che è la prima causa di avvelenamento del mare ed è presente persino nel sangue dei neonati, aumentare l’uso di prodotti a Km “0” che avvantaggiano le economie locali e riducono gli sprechi energetici.
Si tratta di comportamenti semplici, facilmente attuabili, a costo quasi 0 !

Tutto questo per tentate di evitare l’ingestibile !

Infatti potrebbe arrivare un momento in cui la Terra diventerà davvero inospitale per l’Uomo, senza poter comunque non più garantire né cibo né benessere per gli oltre 11 miliardi di esseri umani previsti a fine secolo. E in quel momento ci troveremo TUTTI, ricchi e poveri, su una nave che sta affondando : solo in pochi si salveranno.

A questo punto il Lettore starà pensando che non ci sia più nulla da fare e che, essendo condannati, non valga la pena neppure tentare di cambiare rotta, oppure che chi scrive fa parte della categoria dei “catastrofisti“, che taluni politici ed intellettuali oggi additano come il vero problema “ ecologico “. In un impeto di ottimismo illuminista essi vi diranno che, come in passato, scienza e tecnologia risolveranno tutti i problemi e che quindi non vale la pena né preoccuparsi né tantomeno cambiare modo di vivere.  

Lascio riflettere ognuno di Voi liberamente, senza tentare né di screditare gli altri, né di convincerVi a tutti i costi. Credo che ormai tutti abbiano gli strumenti per approfondire, discernere, comprendere ed agire di conseguenza.

Vorrei lasciarVi solo con un’osservazione. La Natura , da cui noi tutti dipendiamo per la nostra sopravvivenza sulla Terra, offre, gratuitamente, una serie di servizi e benefici, come aria ed acqua pulite, cibo, farmaci, fibre tessili, per esempio, ed in cambio chiede solo rispetto, una condizione a cui il COVID 19 ci ha costretti per i molti mesi del lockdown. Nel 2020 abbiamo potuto sperimentare come animali e piante si siano riappropriati rapidamente del mare, della terra, del cielo ed anche delle strade delle nostre città, dandoci un esempio di resilienza che la Natura, per fortuna, possiede ancora. Se smettiamo quindi di rapinare e di distruggere forse possiamo farcela ed essere discretamente ottimisti: se impariamo a vivere in armonia con la Natura, la fine dell’Umanità è ancora lontana.  

Renato Perillo
VP WWF Caserta

per il ©Corriere di San Nicola 




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