Lo Uttaro, là dove si è fermata la storia: ne hanno parlato su Rai2 Santagata, De Matteis e Pennino.

La discarica più inquinante d’Italia è stata oggetto di un servizio nella rubrica TG2 Dossier: giusto lo spazio concesso al Comitato Cittadino, l’unica associazione sannicolese che si occupa attivamente di ambiente.

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E’ andato in onda sabato scorso su Rai2, nella rubrica TG2 Dossier, un servizio in cui si è parlato della discarica Lo Uttaro, il noto “mostro” ecologico le cui orme insistono da svariati decenni sul territorio abitato compreso tra i comuni di San Nicola la Strada, Maddaloni, San Marco Evangelista e Caserta, ovvero nel “Quadrilatero della morte” così definito negli anni ‘90 da Nicola Ciaramella sul “Corriere di San Nicola”.
Lo “spunto” è venuto alla televisione nazionale, che in passato ha sempre ignorato questo argomento, dalla recente “sentenza” emessa dalla Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo, la quale ha condannato l'Italia per il modo con cui ha gestito il sito affermando che "l 'inquinamento causato dai rifiuti ha avuto un impatto negativo sul benessere delle persone".

Ad affrontare l’annosa vicenda, con encomiabile competenza ed una profonda diretta conoscenza dei fatti, i tre pilastri del Comitato Cittadino “San Nicola la Strada - Città Partecipata” (l’unica associazione sannicolese che si occupa attivamente di ambiente), ovvero, in ordine di apparizione nel programma, Nicola Santagata, Mariano De Matteis e Domenico Pennino.
 
Santagata ha subito rotto gli indugi: “Ci troviamo in una delle discariche più inquinanti d’Italia!”.
E qui lo sconcertante ricordo di quel 2007, quando, nominato consulente del Comitato dei Garanti per la tutela della salute pubblica durante la gestione della discarica lo Uttaro nel periodo dell’emergenza rifiuti in Campania, eseguì ben diciassette sopralluoghi professionali: “Mi accorsi, durante uno di questi sopralluoghi, che i camion non sversavano solo rifiuti solidi urbani provenienti dal cdr di Santa Maria Capua Vetere (considerati regolari), ma anche semiliquidi, cioè rifiuti speciali pericolosi. Scattai delle foto, feci un verbale e consegnai il tutto ai vari comitati che in quegli anni si erano costituiti allo scopo di contestare con tutti i mezzi legali possibili l’apertura di questa discarica troppo vicina ai centri abitati. Loro fecero un esposto alla Procura della Repubblica, che ordinò agli organi competenti (NOE, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri) di fare indagini sulla natura di questi rifiuti. Dalle indagini venne fuori che i rifiuti conferiti erano pericolosi perché contenevano delle sostanze che nei rifiuti urbani non dovevano esserci”.
E qui il grande problema che ha sconvolto, in maniera irreversibile, per mano di criminali insensati, un ridente territorio.
Lo Uttaro sembra una discarica piccola -ha spiegato Santagata- ma in effetti non lo è perché è un invaso della profondità di 30 metri. Quando, infatti, la discarica fu costruita, i fogli di isolamento non vennero termosaldati, quindi con il tempo il percolato è penetrato nel terreno inquinando le falde acquifere. Ciò, purtroppo, in modo irreversibile, perché quelle sostanze che vennero messe in evidenza dal NOE noi le ritroviamo adesso nella falda acquifera, che è la più importante dell’Italia meridionale”.  

A questo punto, l’intervistatore, chissà se per stemperare il clima di dramma ecologico legittimamente acceso dal dr. Santagata o per sua superficialità, annuncia, quasi …con entusiasmo, la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che ha dato ragione a chi voleva che la discarica non si fosse mai realizzata.
E chiede a Santagata se questo è un motivo di soddisfazione.
Santagata lo spegne senza appello: “Non tanto. Tutti i responsabili di questo disastro ambientale (così è stato definito e non solo da me) non hanno pagato”.
Risposta da applausi!

L’intervistatore rivolge poi il suo microfono a Mariano De Matteis, membro dell’esecutivo del Comitato e cittadino ricorrente, chiedendogli cosa succederà, a questo punto, dopo la sentenza della Corte.
La risposta non si lascia attendere neanche una frazione di secondo: “Riconosciuto il danno subito dai cittadini sannicolesi dalla discarica, praticamente non succederà nulla dal punto di vista giuridico. E’ da pensare, però, che sia stato stimolato l’intervento, peraltro già previsto, di rimessa in sicurezza del sito. E dico in sicurezza e non di bonifica, perché di bonifica di questa vasta piaga in un’area abitata da 250mila persone non ne possiamo proprio parlare”.

L’amarezza di Domenico Pennino, presidente del Comitato Cittadino Città Partecipata, è da cogliere nel pieno della sconcertante realtà in cui oggi ancora ci si trova: "Noi rivendichiamo il diritto della collettività a tutelare la salute di tutti. Quello che non riusciamo ad accettare e a perdonare è il fatto che in 17 anni questa situazione non ha mai avuto un margine di miglioramento. In 17 anni sono stati spesi molti milioni per caratterizzare, per progettare, ma viene il dubbio che si sia lavorato per la progettazione fine a sé stessa, perché essa fino ad oggi non ha mai prodotto un metro quadro di terreno non tanto bonificato, ma almeno messo in sicurezza".

Le ultime parole di De Matteis: “Bisogna lottare. Anche se non si ha la soddisfazione di vedere i responsabili in galera, bisogna lottare!
Mai invito fu più appropriato. Certo. Lottare senza mai stancarsi. Soprattutto per i nostri nipoti. Perché ormai per noi, come per chi scrive, che conosce il Pascale più di casa sua, è la fine e per i figli è già troppo tardi.

Però… non esistono statistiche al riguardo, ma sarebbe interessante sapere quanti di quelli che provocarono questo disastro sono ancora vivi e non hanno ancora preso il tumore…
La nostra previsione è: “tutti !”
Sì, perché i malfattori non muoiono mai. Altrimenti il mondo sarebbe migliore.
E allora, perché non lottare ancora anche per cercare di metterli tutti in galera? L’ amarezza del dr. Santagata riecheggia nella mente e si trasforma rabbia insopportabile per tutte le persone perbene, ovvero per gli innocenti colpiti dai veri rifiuti dell’umanità, ovvero i responsabili di questo disastro ambientale.
E’ vero, nessuno di loro ha pagato...

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola 

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