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E’ uscito
l’ “atteso” romanzo di Francesco Delvino,
Capo della Polizia Municipale di Caserta, ma soprattutto
appassionato cultore dell’impegno umano nel lavoro
e nella vita: un utilissimo racconto della realtà,
spesso sconosciuta e a tratti vituperata, in cui operano
i vigili urbani. |
Articolo di: Nicola Ciaramella |
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"C'è
bisogno di un caffe" |
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Un eccellente
collega giornalista, un abile scrittore, un serio ed apprezzato
professionista, ma soprattutto un uomo che ho la grande
fortuna e l’onore di conoscere e che mi assomiglia
terribilmente.
Sì, proprio così!
Semplicemente perché egli non detta nulla alla
sua penna, se non la passionalità con cui ama affrontare
le esperienze di vita e lo spirito di missione e di sacrificio
che mette continuamente a disposizione della città
e della comunità che vi risiede.
Il suo romanzo, uscito in questi giorni e già disponibile
in tutte le librerie, ha un titolo che la dice tutta sulla
quotidianità imperversante che ci attanaglia e
tende a spingerci continuamente nel ghetto della sfiducia:
“C’è bisogno di un caffè”
non solo per il gusto di sorbirlo e di accendervi sopra
una sigaretta, ma perché “c’è
ancora tanto da fare, tutti insieme. Si è già
perso troppo tempo!”. |
Il sottotitolo (“La
sorte è ciò che la vita ti dà, destino
è l’uso che ne fai), ereditato da un sociologo
americano, è il completamento di una filosofia
di vita che appartiene ai “grandi”, e che
giustamente si sposa con chi fa del proprio lavoro e delle
proprie idee la ragione essenziale dei propri comportamenti.
Nella società come in famiglia, davanti a Dio come
davanti ai figli.
Insomma, anche se nessuno lo sapeva, il libro era molto
atteso…
Ogni ulteriore giudizio sulle incalzanti pagine che Francesco
Delvino ci porge, a questo punto, sarebbe…di parte,
me ne rendo conto: preferisco illustrare ai lettori, trasportandolo
idealmente alla realtà del “giornalista per
amore”, quanto ha detto il prof. Michele Mirabella,
certamente molto più autorevole di chiunque altro
possa presentarci un’opera che va vissuta, come
la vita dell’autore “in mezzo alla gente,
in una realtà libera, fra mille impegni, problemi,
paure, angosce, ma anche fra tante gioie, come i propri
figli, gli amici, i parenti.”
Del Comandante spero solo, un giorno, di ereditare la
notevole forza d’animo, che talvolta ci manca, con
la quale egli si impone alle scorribande degli ingiusti
e che lascia pochissimo spazio all’umano scoramento.
Certo, dr. Delvino, c’è (sempre) bisogno
di un caffè…ma anche, e lei sarà d’accordo,
di tanta, tantissima pazienza.
Francesco Delvino, 42 anni, attuale
Comandante della Polizia Municipale di Caserta,
con la passione del giornalista. Direttore di riviste
specializzate di settore, è autore di pubblicazioni
tecniche in materia di organizzazione e gestione
dei corpi di polizia locale. E’ componente
del Comitato tecnico per la polizia municipale in
seno all’ANCI e direttore scientifico del
MARCOPOLO, master per responsabili dei corpi di
polizia locale. |
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Un libro che si legge come se si gustasse un buon caffè:
basterebbe questa frase per sintetizzare ogni recondita
analisi su questo romanzo, scritto con parole semplici,
costrutti noti, forse in alcuni tratti anche abbastanza
banale.
In realtà, il testo racconta di un uomo vivo, delle
sue emozioni, della sua caparbietà, dei suoi drammi,
della sua capacità di sorridere alla vita. Pensieri
e parole quotidiane, drammatici eventi alternati a simpatici
episodi di un gruppo di amici, che condivide giornalmente
un particolare lavoro: vigilare sulla città, senza
essere poliziotti, ma impegnandosi per qualificare una
professione che tutti disprezzano, ma che nessuno conosce
a fondo.
Un falso romanzo, che delinea le caratteristiche vere
dell’attività della polizia municipale, i
compiti, i limiti, il nascosto impegno: insomma quello
che non si vede, quello che non si vuole vedere.
Con l’autore condivido le origini territoriali,
la voglia di crescere, la capacità di managerialità
per se stessi, l’amara esigenza di allontanarsi
dalla propria terra, che diventa estremamente piacevole
se propedeutica ad un successo non solo personale.
Paolo, il protagonista, è un emigrante, che resta
nel sud, che vive i suoi valori, combatte con essi per
rivalutarli, per esaltarli, per trasmetterli ai suoi collaboratori,
mai visti in posizione gerarchica, ma amici, coinvolti
in una mission comune di qualificazione del proprio lavoro
e della propria dignità umana e professionale.
Prof.Michele Mirabella
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