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Numero Storico 30 - Aprile 2005 - Home 28 marzo 2024 19:30:15

Caro Concittadino, ti scrivo...
Delli Paoli: il "sogno" non è svanito...
Le "amnesie" della Zuccaro
L' "IMPORTANZA" del voto










Accorato intervento di Don Oreste Farina a Radio Prima Rete. Nella rubrica “L’Occhio su San Nicola” il parroco di Santa Maria della Pietà stigmatizza il comportamento dell’ Amministrazione nella vertenza sul terreno da destinare alla costruzione della nuova chiesa della Rotonda.
La “sonata”di Don Oreste: La nuova chiesa? Un bunker!

“La nuova chiesa della Rotonda è un sogno, veramente un desiderio di tutti. Parlando con chiunque, mi accorgo che tutti la vogliamo. Però si trovano tante scuse, tanti cavilli, tante difficoltà, anche perché molte volte, nascondendoci dietro un paravento così comodo, si prendono delle soluzioni così approssimative, così piccole, pigmee, che esprimono tutta la statura di quelli che le propongono…Ormai sono 14 anni che sto a San Nicola la Strada; ho diviso con i miei predecessori e i miei parrocchiani le speranze, le attese, i sogni, sostenuto dall’ideale che la Chiesa promuove sempre miglioramento civile e morale, costruisce meravigliose relazioni sociali, soprattutto qui, dove tutto è diventato cemento, dove tutto sta ancora diventando cemento. Il proposito di questa amministrazione condotta da Pascariello è di voler costruire la nuova chiesa in una zona destinata ad attività produttive di nuovo impianto; su questa zona, non so se con intelligenza o se con scopi diversi, si è deciso di lottizzare, cementificare per 60.000 metri cubi. E in più, quel piccolo spazio riservato al Comune come standard urbanistico per la realizzazione di aree a verde, forse sarà dato alla Parrocchia. La nuova chiesa si troverà, quindi, costretta tra enormi mura di cemento, tra colossi commerciali che la schiacceranno, relegandola a semplice pertinenza di una architettura tutt’altro che imperniata sulla valenza di un tempio per il culto. Ma come si farà a vivere in questo contesto? Ma quale chiesa? Ma quale spazio per respirare e volare al Signore, per incontrare i fratelli…? Ma che dobbiamo fare, un bunker? Un bunker ricavato tra enormi costruzioni di cemento? Fa proprio ridere questa soluzione. Evidentemente questa famosa lottizzazione della zona compresa tra Via Fermi e Via Giovanni XXIII serve soltanto ad alcuni per scopi particolari. Per quanto ci riguarda, la cittadinanza è pronta, la Parrocchia è prontissima, la Provvidenza non viene mai meno agli appuntamenti: ebbene, se si vuole veramente la nuova chiesa, si dia seguito alla delibera di Tescione del 29 marzo 2001, si dichiari la pubblica utilità di quell’area atta ad accogliere il progetto della nostra chiesa, si proceda con l’esproprio e ci vengano riconosciuti quei settemila metri quadrati necessari per costruire il luogo di culto e tutte le strutture necessarie per lo svolgimento delle attività parrocchiali, laboratori e, perché no?, anche teatro, spazi polivalenti, spazi utili ad una popolazione in continua crescita in una città senza più spazi per l’uomo e senza attrezzature sociali degne di tal nome. Dalle poche migliaia di anime di pochi decenni fa, siamo arrivati ai 20-25.000 di oggi costruendo una città tutt’altro che a dimensione d’uomo, bensì sull’onda di una speculazione senza fine e di una vera e propria compravendita di spazi utili al vivere civile. Se si vuole veramente dare inizio alla realizzazione di una città a dimensione d’uomo, allora si concepisca finalmente che intorno ad un tempio per il culto ci devono stare tutte le strutture, le opere che servono per incontrarci, persocializzare, per fare amicizia…Noi di questo abbiamo bisogno! Non di altro. La chiesa vogliono farla solo a parole, regalando quei pochi spiccioli di terreno che avanzano da un disegno di ben altra portata. Chi, la chiesa, vuole farla con i fatti, innanzi-tutto disponga affinché la Parrocchia abbia a disposizione un terreno ampio, sufficiente, e metta anche mano al portafoglio. Dobbiamo smetterla di prenderci in giro, di dire che si vuole il progresso, che si vuole la civiltà…E bisogna smetterla di dire che si vuol fare la chiesa in quella zona per creare un … polo di attrazione sociale e di…civiltà. Ma quale attrazione? Il cemento? Ma quale civiltà? I centri commerciali? Questa è proprio una beffa, spacciata per regalo da chi ha ben altre mire. Sì, una beffa a quel desiderio che tutti hanno e che alcuni pensano di favorire, mentre favoriscono soltanto i lottizzatori e ben altri interessi. ”

Lo sfogo, legittimo e comprensibile, è di don Oreste Farina, intervenuto per telefono alla puntata di giovedì 31 marzo della rubrica radiofonica “L’Occhio su San Nicola” in onda su Prima Rete. L’amatissimo parroco della Rotonda si è scusato per la sua assenza in studio, dovuta ad un sopraggiunto ed improrogabile impegno legato alla sua missione, ma ha voluto lo stesso far sentire la sua accorata voce ai cittadini sannicolesi. Don Oreste ha espresso tutta la sua delusione per la promessa, non mantenuta, di ottenere dal “tavolo di concertazione” un’area adeguata alla realizzazione del complesso parrocchiale così come progettato dall’architetto Mastroianni. Meno di cinquemila metri quadrati, in sostanza, nascosti dietro due imponenti centri commerciali, non serviranno di certo per quella “cittadella del culto, con annesse strutture aggregative e sociali, di cui ha tanto bisogno la Rotonda, una comunità in forte crescita e permeata di notevole slancio spirituale, desiderosa, da decenni, di darsi appropriati spazi operativi per accrescere quel centro di fede, di liturgia e di amore al servizio dell’uomo, che don Oreste ha saputo da sempre trasmettere con l’entusiasmo di un protagonista dell’impegno umano e sociale. In studio, ospite graditissimo e competente, è stato presente l’architetto Vincenzo Mastroianni, redattore del progetto della nuova chiesa (oltre che instancabile volontario impegnato nella comunità parrocchiale), che ha spiegato in ogni suo dettaglio, offrendo una splendida dimostrazione di come si può “animare” il proprio lavoro quando si è spinti dalla forza inesauribile dei sentimenti.


 

 


 
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