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 Numero storico 17 - Maggio 2002 -> Home
IN QUESTO NUMERO :


L'Occhio del cittadino attento : Città pulita, la sfida continua
Il Comune si "decentra" in zona Michitto
Scuole ad energia solare
Impegno sulla sicurezza
Piani chiari... amicizia lunga
L'esordio del Gonfalone
Habemus... Difensorem !
Il difensore... chi dovrebbe essere costui
L'impegno del nuovo difensore: Rita Zuccaro
"Canetteria", dove la storia è sepolta
La posta dei lettori
Giovani, Impariamo a conoscerli
Un Aprile di candeline
La Pagina dello Sport
Varie
 
 
 


ANGOLI SANNICOLESI - Rubrica a cura di Renato Ciaramella - Articolo di Pag. 6
"Canetteria", dove la storia è sepolta ...
L'inizio dei lavori per la costruzione della Reggia di Caserta indusse il Re Carlo III ad acquistare alcuni terreni necessari per aprirvi delle cave di pietra.
Ciò coinvolse anche il “casato” di San Nicola che, data la stretta vicinanza al cantiere, rappresentava il posto più idoneo.
La presenza delle cave comportò quindi la necessità di reperire dei locali dove poter riunire gli animali addetti al trasporto delle pietre.
Tali locali vennero chiamati “boverie” e per poterli costruire furono acquistati altri appezzamenti di terreno da parte dei regnanti.: tra questi, l’area che si trovava ad Est della zona dove in seguito sarebbe sorta la chiesa di S.Maria degli Angeli.
Il trasporto delle pietre ebbe però giusto la durata della costruzione della Reggia, ragion per cui i locali adibiti a boverie vennero poi ingranditi per poter essere utilizzati dal seguito della corte reale.
Carlo III ed il figlio Ferdinando erano conosciuti anche come grandi amanti della caccia e per soddisfare questa loro passione acquistarono una enorme quantità di territori (dagli Astroni ad Agnano, da Licola a Calvi, dal Lago Patria a Carditello, da Caiazzo a Maddaloni e a S.Arcangelo, ecc.) che furono popolati di selvaggina di tipo diverso a seconda delle caratteristiche che essi presentavano: in queste zone sovente erano innalzati nuovi edifici o adattate ed ampliate vecchie costruzioni per consentire la permanenza del sovrano e del suo seguito durante le battute di caccia.
Così anche alla boveria di San Nicola capitò lo stesso destino. Essendo la zona molto vicina alla Reggia, quei locali vennero ampliati e riadattati a quelle che costituivano le esigenze della passione del re, e cioè a luogo di riposo, cura e allevamento di cani da caccia. Da qui il nome di “Canetteria”.
Volumetricamente la Canetteria si presentava in un primo momento soltanto ad un pian terreno, ove venivano ricoverati ed allevati i cani. In seguito, per venire incontro anche alle esigenze delle persone che si prendevano cura degli animali, vennero innalzati un primo ed un secondo piano (quest’ultimo ammezzato).
Il pian terreno è diviso in due zone. La prima che dà su Via Appia è composta di tredici bassi e retrobassi con un androne centrale e tre piccoli cortili.
In essa vi alloggiavano le scuderie e le cucine per i canettieri e i loro garzoni. La seconda zona, invece, è composta di quattro cortili e di undici bassi, dove sorgevano tre canetterie ( la prima ha un cortile e tre bassi; la seconda due cortili e tre bassi simili; la terza, invece, ha tre cortili e cinque bassi dall’ultimo dei quali si passa ad un altro cortile piccolo che ha l’uscita su Via Bronzetti).
Dei piani superiori, il primo era destinato ad abitazione di tre canettieri, mentre negli ammezzati alloggiavano i garzoni. Ogni canettiere aveva una abitazione con cinque stanze alla quale si accedeva per mezzo di due corpi scala, uno situato nell’androne di destra e l’altro nel secondo cortile a sinistra dell’androne stesso. Il secondo piano (l’ammezzato) era suddiviso in abitazioni più piccole e di minore importanza e a seconda del grado e del ruolo lavorativo del garzone vi erano camere singole o doppie alle quali si accedeva per una scala più piccola in continuazione di quella descritta a destra dell’androne..
Il complesso, nonostante la sua straordinaria origine, dopo la caduta dei Borboni ha continuato ad essere riadattato ed adibito alle più svariate funzioni, tra le quali anche quelle di alloggi militari, per arrivare ai giorni nostri a comuni abitazioni.
E’ veramente paradossale che nel mentre ti trovi ad attraversare quei cortili e ti soffermi ad ammirare, con enorme sforzo di fantasia, quelle piccole dimore immaginandole nella bellezza di quel periodo storico, all’improvviso ti spunta sopra la testa un’antenna parabolica che sta magari captando un documentario sulle meraviglie architettoniche dell’era borbonica…

 

 


 

 

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