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 Numero storico 17 - Maggio 2002 -> Home
IN QUESTO NUMERO :


L'Occhio del cittadino attento : Città pulita, la sfida continua
Il Comune si "decentra" in zona Michitto
Scuole ad energia solare
Impegno sulla sicurezza
Piani chiari... amicizia lunga
L'esordio del Gonfalone
Habemus... Difensorem !
Il difensore... chi dovrebbe essere costui
L'impegno del nuovo difensore: Rita Zuccaro
"Canetteria", dove la storia è sepolta
La posta dei lettori
Giovani, Impariamo a conoscerli
Un Aprile di candeline
La Pagina dello Sport
Varie
 
 
 


GIOVANI IMPARIAMO A CONOSCERLI - Problematiche sociali correlate alla crescita adolescenziale - Spazio a cura del Dr. Giuseppe Cardone - Articolo di Pag. 7

IL “BULLISMO”
Non accettiamo in alcun modo prepotenze e vigileremo affinchè esse abbiano fine
Il nostro messaggio di fondo è abbastanza semplice: i problemi relativi al fenomeno del “bullismo” sono anche legati all’atteggiamento generale della società verso la violenza e l’oppressione.
Che tipo di opinione sui valori sociali può acquisire un adolescente che viene sistematicamente perseguitato ed ogni giorno impunemente prevaricato senza che gli adulti intervengano? Le modificazioni comportamentali ed ambientali da perseguire sono ormai state chiaramente individuate: intervenire è solo una questione di sensibilità democratica.
Quando parliamo di bullismo facciamo riferimento a quel particolare tipo di interazione deviata tra bambini o ragazzi in cui uno è attore protagonista di atti di aggressione e prevaricazione ed un altro si trova, suo malgrado, nel ruolo della vittima e del perseguitato .
In genere i bulli tendono ad essere aggressivi sia verso i coetanei che verso gli adulti, siano essi insegnanti o genitori: sono spesso caratterizzati da impulsività, da un forte bisogno di dominio e da scarsa simpatia nei confronti delle loro vittime.
Se maschi sono fisicamente più forti sia dei compagni in generale, sia delle vittime in particolare, non presentano problemi a livello di autostima e, generalmente, hanno un temperamento attivo-impulsivo .
In sintesi, i tipici bulli possono essere descritti come individui con modello di comportamento aggressivo, combinato ( nel caso dei maschi ) con la forza fisica.
Le vittime, invece, possono essere classificate così come citate in letteratura :
vittime passivo–remissive costituite molto spesso da bambini più ansiosi e insicuri della media dei compagni: sono spesso prudenti, sensibili e tranquilli, soffrono di scarsa autostima, presentano una visione negativa di se stessi e della propria situazione; se sono maschi tendono ad essere più deboli dei compagni, hanno una scarsa autostima e segnalano facilmente agli altri, attraverso atteggiamenti e comportamenti, il proprio stato di insicurezza e di passività.
vittime provocatrici caratterizzate dalla combinazione di due modelli reattivi, quello ansioso e quello aggressivo. La vittima provocatrice ha spesso problemi di concentrazione e si comporta in modo tale da causare intorno a sè tensione e irritazione innescando reazioni negative da parte di molti compagni.
Lo studio del bullismo non può essere circoscritto ai soli attori direttamente coinvolti, ovverosia ai prepotenti e alle vittime; le interazioni fra ragazzi si manifestano all’interno di un contesto, il “sistema scuola” che da un lato può costituire esso stesso una delle cause del fenomeno, facilitando la messa in atto di comportamento di prevaricazione o consolidando i ruoli all’interno dei gruppi, e dall’altro può agire come fattore promuovente atteggiamenti e condotte volte a prevenirne e contrastarne la diffusione .
Si avverte oggi la necessità di un approccio che tenga conto delle complesse interazioni fra i ragazzi e il loro ambiente, in primis quello scolastico: l’assetto organizzativo, la metodologia didattica, il clima relazionale in classe e a scuola, sono gli elementi che possono concorrere, infatti, in diversa misure, al manifestarsi del fenomeno.
LA SCUOLA, ESPERIENZA CULTURALE E FORMATIVA
-AMBIENTE ISTITUZIONALE- LUOGO DI AFFETTI E RELAZIONI

La scuola costituisce in prima istanza un luogo reale dai caratteri più o meno definiti e concreti e con precise richieste, proponendosi come area di transizione tra la famiglia e l’ambiente sociale, sollecitando vissuti, fantasie e aspettative nell’adolescente e nei genitori. Infatti, in quanto esperienza che i genitori spesso possono aver vissuto , nella quale hanno o non hanno realizzato i propri ideali, e che è stata il terreno di confronto (incontro/scontro) con i loro genitori, può rievocare le emozioni e le aspirazioni più disparate.
In questo sistema, la scuola, con una sua struttura interna ed una propria dinamica istituzionale, rappresenta un modello il cui funzionamento può essere adeguato o inadeguato e quindi gratificante o frustrante, con un indicatore di sviluppo più o meno regolare.
Inoltre, si configura come un evento a volte molto competitivo, che pone all’adolescente precise richieste, sia di tipo relazionale ( rapporti con i coetanei ed insegnanti ) che di tipo intellettivo, cioè relative all’apprendimento.
La scuola assolve la funzione di presentare ai giovani il mondo, ossia il complesso delle istituzioni (sociali, politiche ed economiche ), delle attività artistiche, delle manifestazioni religiose e spirituali, dei valori, simboli, concezioni, credenze, modelli di comportamento e delle attività materiali che caratterizzano la vita di un gruppo sociale.
Le istituzioni hanno l’obbligo di garantire strutture, strumenti e condizioni che siano ponte di collegamento o area intermedia formativa tra la famiglia e la realtà sociale. Leggevo, nei giorni scorsi, articoli di stampa dove si parlava delle incapacità di programmazione, scarso polso dirigenziale, assenza totale di controllo da parte delle istituzioni preposte, nonché -e qui val la pena di fermare l’attenzione- della scarsa lungimiranza da parte degli enti pubblici per quanto attiene all’edilizia scolastica: sebbene da anni esista il problema del soprannumero degli iscritti rispetto alle disponibilità delle aule, praticamente non si è fatto ancora niente.
Il paradosso avviene proprio sul nostro territori , dove si viene a conoscenza della possibilità di non poter iscrivere i nostri figli alle scuole del vicino capoluogo in quanto la distribuzione dei rispettivi distretti scolastici ha determinato una suddivisione anomala (vedasi che il Comune di San Nicola afferisce al distretto di Marcianise, mentre quello di di S. Marco al Comune capoluogo).
Come si fa a dire, poi,che “un popolo per non morire ha bisogno dei suoi giovani nel pieno delle loro capacità psico-fisiche” se non offriamo loro le condizioni per garantire una giusta scelta per il loro futuro, senza che paghino personalmente e non abbiano la forza per poterlo impedlre?

 

 


 

 

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