Una stupenda chiesetta
settecentesca da ottantacinque posti e mezzo a sedere
più una ventina in posizione sempre eretta, una
pertinenza a malapena sufficiente per accogliere una
scrivania, un vestibolo ed una saletta per gli incontri
ravvicinati di terzo tipo non rappresentano di certo
i connotati più qualificanti per una comunità
di diecimila e oltre anime che vuole crescere, ha senso
della socialità e sente soprattutto il desiderio
di munirsi degli strumenti indispensabili per aprire
le porte a tutti quei fedeli costretti a restare fuori
o ad emigrare, nelle occasioni liturgiche più
affollate, presso teatri o sale per congressi.
La storia della Parrocchia di S.Maria della Pietà
è tutta costellata di un fervore spirituale incessante
e a tratti spasmodico, sospinto dall’amore immenso
donato da tutti i parroci che si sono avvicendati -don
Giuseppe Bartolucci, don Giovanni Argenziano e don Pasquale
Lunato ed ora diventato grande vitalità e desiderio
moderno di comunione grazie al pioniere del Comitato
“Pro erigenda chiesa” Don Oreste Farina,
che dal ’91 sta disperatamente cercando di realizzare
il grande sogno della costruzione di un luogo di culto
adeguato alle esigenze attuali della sua comunità.
Inutile ritornare sulle ultradecennali diatribe che
hanno caratterizzato questa annosa vicenda. Fatto sta
che, dalle nostre parti, in un batter d’occhio
il cemento ha assunto la forma di scatoloni bucherellati
e di lussuosi uffici comunali di rappresentanza, ma
non ancora quella di una chiesa nuova, bella, grande,
funzionale e degna di accogliere la manifestazione di
fede e di speranza che viene dalla metà esatta
della popolazione sannicolese.
I tempi, comunque sembrano maturi.
Licenziati i piani particolareggiati, disegnato lo scenario
in calcestruzzo che darà un nuovo volto all’Appia,
definite le antichissime questioni della 167 e della
lottizzazione Michitto, l’amministrazione degli
“insiemisti”, prima che perda altre pedine
ed altri numeri, ce la dovrà mettere veramente
tutta ma proprio tutta nel suo “rush” finale
per sedare i capricci delle controparti e presenziare
(Sindaco, che grande occasione!) alla posa della prima
croce su quel terreno di Via Fermi ormai in odore di
santità.
Il Comitato c’è e ha idee ben chiare, i
fedeli risponderanno certamente al magico richiamo del
bisogno con sacrifici personali e familiari, Don Oreste
è determinato e non teme ulteriori indugi.
E c’è, soprattutto, il progetto!
Una meravigliosa sintesi architettonica a vera misura
di fedele ideata da Vincenzo Mastroianni, professionista
valente ed originale, che ha saputo centrare in maniera
praticamente perfetta la multiformità delle esigenze
da soddisfare, stimolandone, grazie ai pregevoli collegamenti
funzionali, la realizzazione sul piano concreto della
socializzazione e dell’aggregazione, oltre, naturalmente,
che su quello primario del raccoglimento in preghiera.
La Curia concederà a breve il suo placet (sembra
che, a questo punto, sia solo una formalità)
e poco dopo, ce lo auguriamo, il consiglio comunale
si riunirà in religioso silenzio per approvarlo.
Ma intanto gustiamoci in tutti i suoi dettagli questa
primizia, immaginandoci già immersi in quello
che sarà non solo il Nuovo Centro Parrocchiale
della Rotonda, bensì il centro e la mèta
della nostra coscienza spirituale fatta di piccoli ma
significativi gesti di fede e di solidarietà,
di amicizia quella vera e non quella a chiacchiere che
si ostenta quando ci si siede in prima fila come gli
abbonati della Rai, ma soprattutto di partecipazione.
Partecipazione. Sì, ce ne vorrà veramente
tanta e ne verrà da tanti.
Ma intanto giunga prima quella dei politici!
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