In scena a Napoli la commedia musicale scritta dal noto autore sannicolese

Sabato 29 alle ore 20.30 e Domenica 30 marzo con doppio spettacolo alle ore 18 e 20.30, la compagnia teatrale “Gli Amici di Eduardo” presenterà al teatro Tasso di Napoli la commedia musicale STORIA DI BRIGANTI E BRIGANTESSE...GLI UOMINI NON NE SAPRANNO NIENTE... (in alto la locandina), opera dello scrittore sannicolese Fiore Marro (di cui ricordiamo il recente romanzo “Un’anima divisa in due”) con l'adattamento teatrale del regista Enzo Morzillo e musiche di Eugenio Bennato. Il lavoro si ispira ad una storia vera della seconda metà dell'Ottocento, l'eccidio di Pontelandolfo e Casalduni. Il testo è un ulteriore contributo alla ricostruzione dei fatti accaduti nel sud italiano nel momento dell’invasione piemontese visto dalla parte dei vinti. L’autore ha dato spunto al testo anche attraverso citazioni di scrittori come Alianello e registi cinematografici che in questi anni si sono occupati della questione del brigantaggio meridionale.

Foto scattate lo scorso gennaio durante la visita di Fiore Marro (primo da destra; al centro Enzo Morzillo) a Pontelandolfo. Questo il resoconto scritto nell’occasione dallo scrittore “duosiciliano”:
«Sabato 19 gennaio 2008. Ci stiamo lasciando alle spalle il paese fatto martire dai bersaglieri di Cialdini, calano le prime luci della notte, la piazza diventa ancora più bella illuminata dai lampioni seminati lungo il tratto del centro storico, una morsa mi stringe il cuore, sento diverse voci di grida dolorose ed intorno uno strano odore, agre, forte, per tutto il tempo che passeggiamo nel paesino sannita fino ad abbandonarlo questa illogica, assurda sensazione mi ha fatto compagnia, ho confessato ad un certo punto questo stato emozionale all’amico Renato Rinaldi direttore di Pontelandolfonews e nostro padrone di casa, anzi è grazie al suo invito che ho visitato per la prima volta il luogo saccheggiato e stuprato dai soldati piemontesi in quel maledetto agosto del 1861. Renato dall’alto della sua esperienza mi spiega che è una percezione normale la mia non una anomalia , è normale per chi sente forte l’appartenenza ad un luogo. Il direttore Rinaldi è un ottima guida, ci porta a conoscenza del posto dove vennero giustiziati i “rivoltosi”, sotto un tiglio proprio nei pressi della Torre che domina tutta la spianata del paesino beneventano, già, pacifici regnicoli borbonici passati alla storia come ribelli, impiccati, bruciati, seviziati da chi portava democrazia, è la storia che si ripete da sempre fino ai giorni nostri, democrazia in cambio di morte. Lungo la strada del centro ad un certo momento chiedo a Renato se la gente di Pontelandolfo ha ancora il ricordo della violenza subita dai loro avi ed il nostro cicerone mi indica una piazzetta, è lì che vive ancora il ricordo mi dice, scorgo che il luogo indicatami porta il nome di una donna, la piazzetta è intestata ad una certa Concetta Biondi. Concetta Biondi una delle tante donne di Pontelandolfo che in quel maledetto 14 agosto del 1861 vennero offese e abusate dai “civilizzatori”, un sindaco a distanza di tanti anni aveva sentito l’onere del ricordo, anzi mi si racconta dagli amici del paese che lo stesso amministratore aveva chiesto allo Stato italiano di riconoscere Pontelandolfo come città martire dei fatti del ’61, ma dallo Stato nessuna risposta era giunta in merito alla questio, forse troppo impegnati a festeggiare decenni francesi o bicentenari nizzardi, questa è l’Italia. Rinaldi ci ha ospitato perché venuto a conoscenza del testo teatrale che insieme al regista di teatro Enzo Morzillo abbiamo scritto in onore dei Briganti e delle Brigantesse, forse la rappresentazione toccherà anche la cittadina sannita dopo la prima che andrà in scena alla fine di marzo di questo anno nella nostra antica capitale sebezia. L’ospitalità del professore, come viene confidenzialmente chiamato Renato Rinaldi dal suo collaboratore Andrea e dagli altri suoi concittadini, è di una squisitezza naturale per la nostra gente così pure quella della sua gentile consorte, un ringraziamento da parte mia per la disponibilità e dalla cordialità ricevuta è d’obbligo e dovuta. Mentre ci salutiamo per tornare a casa, ricevo la telefonata di un mio carissimo amico della diaspora duosiciliana al nord, che impegnato politicamente in un centro lombardo mi rivela che si è battuto per fare ricevere dal suo comune una fetta de quella vergogna chiamata munnezza, per la mia gente mi confida telefonicamente fiero Emilio, sento nelle corde vocali del compatriota uno iato fra la contentezza e la commozione, chiude la chiamata con un forte Viva le Due Sicilie. Viva le Due Sicilie, nonostante tutto , nonostante gli oltraggi subiti dai cittadini, le falsità, le calamità causate dai piemontesi di allora e di oggi, c’è ancora una Nazione che palpita e vive forte in molti meridionali. C’è un Paese diverso da qualche parte, è il nostro».