“Non si coltivi e non si allevi in zona Lo Uttaro!”
Lo chiede, in una lettera ai sindaci e al prefetto, il Comitato Emergenza Rifiuti in attesa che si conoscano gli esiti delle ulteriori analisi richieste dal Ministero dell’Ambiente
Il disastro ambientale ormai compiuto nella zona Lo Uttaro e nelle aree limitrofe è irreversibile e va assolutamente vietata la coltivazione e l’allevamento.
E’ questo il senso di una lettera che il ComEr (Comitato emergenza Rifiuti Caserta), come ci notifica il vice presidente Lorenzo Tessitore, ha inviato ai sindaci di Caserta, Maddaloni, San Marco Evangelista e San Nicola
«Signori Sindaci, -si legge nel testo- il 23 dicembre scorso l’Assessore all’Ambiente delle Regione Campania Walter Ganapini, in conferenza stampa alla presenza del Sindaco di Caserta, annunciava l’intenzione di procedere alla bonifica della zona Lo Uttaro nel Comune di Caserta. Nella stessa occasione, però, lanciava l’allarme sul pericolo che l’inquinamento delle matrici ambientali di tale area costituisce per la salute della popolazione che vive nei dintorni, parlando di segnali allarmanti, provenienti dai medici di base, sull’insorgenza, soprattutto tra i bimbi, di leucemie e altri tumori che potrebbero avere avuto una causa scatenante nell’inquinamento delle falde acquifere del territorio, in particolare nel quartiere Acquaviva di Caserta. Solo pochi giorni prima, il 13 novembre, i media avevano dato notizia della conclusione delle indagini da parte della magistratura sulla scelta del sito, realizzazione e gestione della discarica Lo Uttaro. Indagini, come noto, partite dalle denuncie dei cittadini che dimostrano che la resistenza, l’opposizione e le preoccupazioni circa l’inquinamento del sito di Lo Uttaro erano e sono più che fondate. I magistrati napoletani hanno definito quello di Lo Uttaro un “disastro ambientale” provocato da un “inquinamento irreversibile”. Ma non si tratta dell’unico documento ufficiale ove si certifica tale drammatica situazione. Come ormai tutti sanno, già nel 2005 la discarica Ecologica Meridionale (comprensiva della stessa Cava poi indicata come Mastropietro e utilizzata a seguito del famoso Protocollo dIntesa dell’11 novembre 2006) era stata inserita nel Piano Regionale di Bonifica della Regione Campania (pubblicato sul BURC del 9 settembre 2005) come sito inquinato da bonificare nell’ambito della subperimetrazione del più ampio Sito di Interesse Nazionale del Litorale Domito-Flegreo e Agro Aversano. Tutt’intorno una situazione di devastazione ambientale conclamata: il sito di trasferenza del Consorzio ACSA CE3 più volte messo sotto sequestro e che ancora oggi, nonostante gli impegni di rimozione dei rifiuti assunti dal dr. Bertolaso nel già ricordato Protocollo d’Intesa, continua ad “ospitare” almeno 30.000 tonnellate di rifiuti tal quali (parte dei quali triturati) e a formare e a rilasciare percolato nel terreno, con particolare evidenza sulla sottostante parete di tufo della confinante cava Mastroianni; il sito di stoccaggio (cosiddetto Panettone) che ospita i rifiuti della notte bianca di Napoli del 2005; la discarica ACSA/ CE3/ Commissario di governo che ospita almeno 800.000 mc di rifiuti; la discarica Migliore Carolina, nel territorio di San Marco Evangelista, che ospita almeno 2.000.000 di mc di rifiuti; la discarica di rifiuti industriali dell’ex Ucar Carbon.
Nonostante ciò nel 2006 si decise comunque di utilizzare
Per tutti questi motivi e soprattutto al fine di contenere il rischio per la salute pubblica derivante dall’inquinamento dell’area “maledetta”, il ComEr chiede ai sindaci dei quattro Comuni interessati «di emanare, ciascuno per il proprio territorio di competenza, un ordinanza, ai sensi dell’art. 50 comma 5 del D.Lgs 267/2000, che vieti a scopo precauzionale (si ricorda infatti che l’art. 301, comma 1 del D.Lgs. 152/2006 -Testo Unico in materia ambientale- dispone che “In applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174, paragrafo 2, del Trattato CE, in caso di pericoli, anche solo potenziali, per la salute umana e per l'ambiente, deve essere assicurato un alto livello di protezione), in attesa che si conoscano gli esiti delle ulteriori analisi richieste dal Ministero dell’Ambiente nel citato verbale nel raggio di almeno
Il ComEr chiede, inoltre, nella lettera «che venga richiesto alle competenti autorità governative di indennizzare le imprese agricole che utilizzano i terreni delle zone interessate dal divieto di coltivazione e/o di allevamento e che la zona di Lo Uttaro, finché non siano stati realizzati i necessari interventi di bonifica dell’area, venga interdetta all’insediamento di attività insalubri quali il paventato digestore anaerobico il quale, oltre ad impedire definitivamente il recupero del macello comunale di Caserta non sarebbe neppure di qualche utilità, al di fuori di ogni ipotesi pianificatoria a livello provinciale in materia di gestione dei rifiuti, per il trattamento della frazione organica da rifiuti urbani, in quanto, come si può dedurre anche dalla relazione tecnica al progetto preliminare dell’impianto, per il raggiungimento dell’obiettivo di massima produzione di energia elettrica a mezzo della combustione di biogas, si utilizzerebbero prevalentemente matrici organiche da residui delle lavorazioni agro-industriali, delle deiezioni animali bovine e suine e solo in ultima ipotesi frazioni organiche residue da attività mercatali, commerciali, terziarie e domestiche raccolte in modo differenziato. Senza considerare che si ipotizza anche l’utilizzo di biomassa da agricoltura dedicata no-food mentre invece, in presenza di fenomeni di desertificazione diffusa in Campania e principalmente in agro di Terra di Lavoro, bisognerebbe trasformare tutta la sostanza organica in compost per frenare il fenomeno di desertificazione e degradazione dei suoli agricoli in atto che interessa oltre il 22% della Superficie Agraria Utilizzata».
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