“Terra di quali fuochi?”
La D.ssa Giovanna Corona interviene al convegno sulle “criticità della regione Campania” organizzato dalla Task Force Pandora e tenutosi a Napoli.
Il testo integrale della sua pregevole relazione.
“Terra di quali Fuochi?” è la domanda che si è posta ed ha posto al pubblico la Dott.ssa Giovanna Corona, affermata biologa di San Nicola la Strada, titolare del SINAS (Studio Integrato di Nutrizione, Ambiente e Salute, con sede anche a Roma), durante il convegno “Focus sulle criticità della Regione Campania”, che si è tenuto venerdi 4 marzo presso la sede del Consiglio Regionale della Campania al Centro Direzionale di Napoli.
Il convegno, organizzato dalla Task Force Pandora, il gruppo di studio fondato poco più di due anni fa dalla ricercatrice Dott.ssa Paola Dama, aveva come scopo la focalizzazione dei problemi che interessano la nostra terra, stabilendone la natura, le priorità e le ipotesi di risoluzione, lavoro che il gruppo di studio svolge fin dalla sua fondazione e che ha prodotto documenti che riportano dati scientifici ed ufficiali relativi alla situazione in Campania (per approfondimenti www.taskforcepandora.com).
Alla presenza del Presidente della III Commissione Speciale Terra dei Fuochi, Bonifiche ed Ecomafie, Avv. Gianpiero Zinzi e del Presidente del Consiglio Regionale Dott.ssa Rosa D’Amelio, che hanno aperto l’evento con i loro saluti istituzionali, si sono succeduti interventi ad opera di medici, ricercatori, biologi, docenti universitari, che hanno esposto vari aspetti della “Terra dei Fuochi”, dall’epidemiologia al registro tumori, dai siti contaminati alla qualità dell’aria, fino ad arrivare al problema della caratterizzazione e dello smaltimento dei rifiuti.
Ed è proprio del problema dei rifiuti che ha discusso la Dott.ssa Corona, nella sua relazione “Terra di quali fuochi?”, che qui integralmente riportiamo:
«L’espressione “Terra dei Fuochi” è nata nel 2003, scritta, per la prima volta, nel documento “Ecomafie” di Legambiente e descriveva la situazione dei comuni Qualiano, Villaricca e Giugliano, interessati da continui abbandoni di rifiuti per le strade di periferia ed i loro conseguenti incendi. A 16 anni di distanza i comuni interessati (quelli aderenti al Patto Terra dei Fuochi) sono diventati 90 e le origini del problema si sono moltiplicate, aggiungendo, agli abbandoni ed incendi di rifiuti, anche le dichiarazioni dei pentiti di camorra riguardo ad interramento di rifiuti smaltiti illegalmente, discariche di rifiuti industriali precedenti alla legge del 1984 ed i fenomeni (al momento risolti, ma molto frequenti tra gli anni 2007 – 2010) di accumulo di rifiuti urbani per le strade cittadine a causa della sospensione della raccolta urbana, rifiuti che, spesso, venivano dati alle fiamme. Problemi diversi hanno origine diversa, caratteristiche diverse e, ovviamente, soluzioni diverse, per cui mettere tutto in un unico “calderone” e cercare una soluzione unica che risolva tutto non fa altro che aumentare la già massiccia confusione che regna nella popolazione.
Ritorniamo, dunque, al primo problema, forse il più visibile e constatabile: l’abbandono indiscriminato di rifiuti per le strade di campagna, nelle zone di periferia tra un comune e l’altro, notoriamente prive, o quasi, di sorveglianza e controllo.
Che cosa si può trovare tra questi rifiuti?
L’archivio degli abbandoni di rifiuti nella Provincia di Caserta, elaborato dal Dipartimento Provinciale ARPAC, raccoglie gli eventi registrati dal 2004 al 2014, in base ai quali si può effettuare una prima catalogazione riguardante le tipologie di rifiuti abbandonati illegalmente per le strade e, soprattutto, per le campagne, principalmente nelle zone periferiche dei comuni interessati. Una prima classificazione determina che il 65% dei rifiuti abbandonati risulta costituito da rifiuti speciali, mentre il restante 35% è costituito da rifiuti urbani. Inoltre si può ulteriormente risalire ad un 18% di rifiuti pericolosi, contro un 82% di rifiuti non pericolosi.
Inoltre, nel successivo grafico sono rappresentate le percentuali di tutti i tipi di rifiuti rinvenuti negli abbandoni catalogati nell’archivio informatico dell’ARPAC. Tra questi ci sono rifiuti urbani, speciali, pericolosi e non pericolosi.
Naturalmente quelli che preoccupano maggiormente, a causa della loro possibile ripercussione sulla salute umana, sono la plastica (12,34%), i RAEE (7%), l’amianto (5,15%), gli pneumatici fuori uso (5,02%), rifiuti indifferenziati (5,81%), bitume, carbone e catrame (2%), altri rifiuti pericolosi (7,61%), nonché una quota di carta e cartone (4,27%), abbigliamento e tessili (3,03%) e legno (6,77%), qualora questi ultimi materiali siano stati, in fase di produzione e/o di smaltimento, trattati con altre sostanze chimiche pericolose. Volendo sottolineare l’importanza degli incendi di rifiuti come esposizione della popolazione a sostanze pericolose, dai materiali precedentemente elencati va escluso l’amianto, in quando non combustibile (ma non per questo meno pericoloso). Parlando di incendi, relativamente alla provincia di Caserta, dal 2011 al 2013 abbiamo avuto un trend in lieve discesa, ma purtroppo il fenomeno persiste ed è ancora di notevole frequenza.
L’anno 2010 mostra un picco nel numero degli interventi dei vigili del fuoco per incendi di rifiuti, ma il dato è inficiato dall’emergenza (di quell’anno ed anche del 2008, non presente nel grafico) relativa ai rifiuti accumulati intorno ai cassonetti per la mancanza di raccolta urbana».
Al termine dei lavori, la conclusione alla quale si è giunti è che è necessario riuscire ad inquadrare per bene e nello specifico le emergenze della nostra regione, perché ce ne sono e sono importanti, ma lasciarsi prendere dall’emotività e dai fenomeni mediatici, che molto spesso tendono a dare interpretazioni fuorvianti, accresce la confusione, rallenta il processo di comprensione delle criticità a cui siamo esposti e, di conseguenza, rende più difficile l’elaborazione di un processo risolutivo, ripercuotendosi, come ogni cosa, sulla popolazione stessa.
Lidia Marino
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