“Il figlio del professore”, il nuovo libro di Vincenzo Monti
Intervista con l’autore. Le verità della storia: se non le cerchi non le trovi mai
Il Cavaliere Vincenzo, che tutti chiamavano Enzo, era appena salito sul treno quando un giovane, seduto accanto ad una bionda, si alzò e gli cedette il posto. Enzo, meravigliato dal cortese gesto, prese coscienza dei suoi 78 anni.
Inizia così Il figlio del professore, racconto di sessantuno pagine con all’interno molte foto, che raccontano la storia di Vincenzo e la vita dell’isola di Ischia nel periodo fascista. Attraverso la sua narrazione l’autore descrive la distanza e la vicinanza di Ischia alle vicende legate a quegli anni. Il contesto storico fa solo da sfondo a questo racconto, che sembra quasi essere un colloquio confidenziale con il lettore, attraverso l’avvento della televisione, passando dal grande fermento di innovazione che stava investendo l’intera penisola italiana: telefono, trasmissioni radiofoniche, antenne. La storia personale di Vincenzo si colloca e si sviluppa in circostanze storiche, che, a causa dell’età, non gli permettono di comprendere bene molte situazioni che si vengono a creare dopo la caduta del fascismo.
Il professore Angelo Monti, il papà di Vincenzo era segretario politico del fascio e con il podestà governava il comune di Casamicciola, comune di Ischia; fonderà negli anni successivi la AMRADIO, primo e unico negozio di riparazioni radio e Tv dell’isola. Con la caduta del fascismo l’ipocrisia di quegli anni irrompe prepotentemente nella vita di Vincenzo e della sua famiglia. Il segretario del partito fascista, prima stimato e apprezzato, ora viene ignorato e si decide perfino di sospendergli lo stipendio da Maestro. Deriso e additato dai compagni, Vincenzo non comprende questo improvviso mutamento e per quale motivo i suoi compagni continuano a ripetergli: A tuo padre taglieranno la testa.
La prima domanda che si usa fare ad un autore (di routine) è come è nata l’idea del libro e la risposta del “figlio del professore” lascia quasi stupiti, specie quando cita un verso di Osho
«Fra le mie tante passioni, la pesca subacquea e la poesia ad esempio, amo Osho e mi ha colpito molto un suo verso, quando dice che la verità se non la cerchi non la trovi mai. Innanzitutto ho avuto sempre un forte desiderio di raccontare la mia storia, un desiderio che forse a causa dell’età è diventato poi un’urgenza».
-Nel libro, lei racconta parte della sua infanzia e la sua giovinezza, forse inconsapevole di un momento storico importantissimo. Probabilmente non si rendeva perfettamente conto del contesto storico nel quale si svolgeva la sua vita, infatti la storia (quella con la S maiuscola) sembra marginale nel suo racconto.
«E’ esattamente così, ma gli anni della guerra non sono stati vissuti sull’isola come è accaduto nel resto d’Italia. Diciamo pure che gli eventi si avvertivano da lontano, in modo quasi ovattato, pensi che a parte qualche aereo che a volte sorvolava l’isola, ad Ischia sono state sganciate solo due bombe e con molta probabilità i piloti lo hanno fatto solo per alleggerire il carico dell’aereo. Ho vissuto quelle vicende con molta intensità anche se ero piccolo e ho sofferto molto per tante situazioni. Mio padre era il segretario politico del fascio e un uomo che mi ha dato un’educazione molto rigida, ed erano molte le cose che io non riuscivo a comprender; questo era principalmente il motivo del mio malessere. Lui era fedele ai principi o almeno a quello che inizialmente il fascismo voleva rappresentare. E’ ovvio che io ho condannato l’operato di quell’ideologia politica, per gli errori che ha fatto, perché l’Italia si è alleata con la Germania di Hitler, sposando in qualche modo quella visione del mondo, i cui frutti tutti li conosciamo molto bene. Personalmente, penso che la guerra poteva essere anche vinta se il Giappone non avesse fatto il grande errore di colpire Pearl Harbor, e quindi svegliare come si dice dalle nostre parti, il cane che dorme».
-Ha altri ricordi legati a quell’epoca?
«Io ho tantissimi ricordi di quel periodo, anche se non sono riuscito a scriverli tutti nel libro. Ricordo che a Ischia c’era il rifugio degli ebrei (anche i giornali ne hanno parlato), Casamicciola era la perla dell’isola, poi con il tempo sono cambiate tante cose proprio sotto ai miei occhi. Rammento l’arrivo degli americani, portavano cioccolate e caramelle, ho sempre pensato che fossero gente buona. Mio padre diventò amico degli americani e degli inglesi che stavano sull’isola; noi ragazzi andavamo sotto alle pensioni e loro dal balcone ci buttavano tutte queste cose. Ricordo di quando mio padre mi portava a Forio, a trovare Donna Rachele, la moglie di Mussolini. Quando mio padre perse il posto ci rifuggiammo per un breve periodo in collina, poi le cose migliorarono e ritornammo alla vita normale. L’isola, come ho già detto, non ha mai sentito veramente la guerra, ad esempio sul Monte Epomeo vi era una mitragliatrice, ma non è stata mai usata per bombardare gli aerei che passavano. Ricordo che io vedevo i bombardamenti su Napoli, dalla spiaggia si distinguevano benissimo, era come assistere a fuochi d’artificio. Mio padre usava scrivere ogni cosa, anche dai suoi scritti ho tratto spunto per questo libro.
-Nel racconto che lei fa nel libro si sente un risentimento trattenuto, quasi come se avesse voluto raccontare di più.
«Questo è vero, forse il libro l’ho scritto più per me, ma in fondo, se ci penso anche per tramandare ai posteri quella storia. All’inizio parlavo di verità; scrivere mi ha quasi liberato dai miei fantasmi, è stato un percorso terapeutico, è come se avessi trovato, finalmente la verità e dopo averla trovata l’ho voluta regalare in questo libro a tutti quelli che lo leggeranno».
Vincenzo Monti è anche autore di un libro di poesie; ho trovato molta verità anche in alcuni dei suoi versi. Anzi, credo proprio che le sue poesie, completino in qualche modo il racconto, penso che siano la voce narrante del percorso che la sua anima fa. Mi ha emozionato particolarmente una “O stanzino”, così gli ho chiesto di recitarla e ho scoperto che è anche un bravo attore.
“O stanzino” viene proposta in un video in calce a questo articolo per il lettori del Corriere di San Nicola, con le immagini dell’isola di Ischia, pubblicate nel libro “il figlio del professore”.
Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola
CLICCARE SUL LINK PER IL VIDEO
https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=9iNMTCAfmB0&feature=youtu.be
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