NEL VENTRE DEL "MOSTRO"
Mons. Nogaro varca la soglia della discarica. Roano non ci riesce, ma ormai sa tutto su cosa sta accadendo all'interno dell'ipermilitarizzato "Fort Lo Uttaro". Rifiuti (probabilmente anche tossici) gocciolanti, inesistenza di sicurezza, controlli "ad occhio" e a ...naso: un disastro ambientale senza precedenti.
La zona intorno alla Uttaro è da una settimana inaccessibile, di fatto è una zona completamente militarizzata. Non sono le solite esagerazioni giornalistiche per spararle più grosse degli altri; la zona è irraggiungibile, decine e decine di uomini delle forze dell’ordine la presidiano molto più del Pentagono o di Fort Knox, sede dell’oro statunitense, giunta alla ribalta da uno dei tanti film di James Bond. Ebbene, ieri pomeriggio una persona è riuscita ad entrare all’interno del “mostro”. Quella persona era il Vescovo di Caserta. La notizia di un suo arrivo è corsa veloce tra il popolo dei comitati e delle associazioni. Tutti hanno lasciato ciò che stavano facendo e sono andati ad accogliere il loro Vescovo, per nessuna cosa al mondo lo avrebbero lasciato solo in balia dello Stato di Polizia. Sarebbero stati capaci di tutto se solo qualcuno avesse osato fermarlo, ma non ce ne è stato bisogno. Alle 14.30, Monsignor Nogaro, accompagnato da due suoi collaboratori della Curia casertana è giunto all’esterno della discarica e subito dopo ha varcato la soglia... Nessun altro dei comitati ha potuto accompagnarlo. Fuori ad attenderlo c’erano i soliti volti noti, eroi donchisciottiani di una guerra contro i mulini a vento ma con l’animo puro di chi sa di combattere una battaglia di giustizia e libertà, tutte cose che il centrosinistra casertano ha dato prova di temere: Franco Bernieri, Pasquale Costagliola, Franco Nardi, Giulio Finotti, don Oreste Farina, Giovanna Maietta, Nicola Tiscione. Se avesse potuto, la sinistra casertana avrebbe relegato tutti i componenti dei comitati cittadini nei famosi “Gulag” sovietici per essere redenti alla causa dell’On. De Franciscis, Petteruti e Bertolaso.
All’uscita della visita, l’alto prelato, che è tanto amato dai suoi fedeli -altro che scarso seguito come vorrebbe far credere il sindaco di Caserta!- , si è dimostrato sconcertato per ciò che ha visto. Pur dichiarandosi non competente in materia, l’uomo di Chiesa, quella chiesa che non è certo la CEI, ha detto ai suoi fedeli di pregare e di credere nei miracoli. Perché, a questo punto, 200.000 cittadini possono credere solo in un miracolo.
Chi, invece, nonostante numerosi tentativi, non è riuscito ad entrare nell’ “obitorio” è Antonio Roano, che così ha riferito:
“Le forze dell'ordine che presidiano la zona non hanno, secondo me, ben chiari quali siano i termini della legge ai quali devono attenersi attenere e quali diritti civili vanno salvaguardati. Appena mi sono avvicinato, con alcuni giornalisti romani, ci hanno chiesto l’ identità, cosa facessimo in quel luogo e, quando abbiamo dichiarato che volevamo fare delle foto e dei servizi per la stampa, hanno chiesto il permesso ai loro superiori via radio tenendoci bloccati nel frattempo all'ingresso della strada. Non mi risulta che occorra alcun permesso o si debba fare alcuna dichiarazione di identità in un luogo pubblico, se si deve circolare a piedi e fare delle fotografie del paesaggio, a meno che non si tratti di segreti militari o di stato”.
Dunque, Lo Uttaro è diventato peggio del Pentagono o della Casa Bianca. Siamo in un regime poliziesco dove le libertà ed i diritti sono nulli, non esistono.
“I poveri giornalisti romani” ha aggiunto Roano “non potevano credere ai loro occhi (ed al loro naso data la puzza insopportabile) perchè ad essi si presentava un paesaggio che essi stessi hanno definito da terzo mondo. Montagne sventrate da cave, montagne di rifiuti a cielo aperto, discariche abusive, fabbriche tossiche ed uffici abbandonati. Il tutto a poche centinaia di metri dal nuovo Policlinico, dal nuovo centro direzionale di Caserta e da un albergo a cinque stelle, senza parlare delle abitazioni di centinaia di migliaia di persone tra Caserta, San Nicola la Strada, Maddaloni e San Marco Evangelista. Tale discarica, il cui allestimento avrebbe dovuto essere vietato se si fossero rispettate sia la legge regionale che quella nazionale, si va a sommare ad un'altra discarica abusiva di circa due milioni di metri cubi di rifiuti di incerta provenienza e composizione. Camion carichi di rifiuti sgocciolanti liquidi probabilmente tossici sono entrati senza neanche fermarsi sul bilico per il peso e sono stati controllati dal direttore dell'impianto, ing. Limatola, come egli stesso ha dichiarato a Giuseppe Messina del comitato emergenza rifiuti di Caserta ed a Giosuè Bove, segretario provinciale di Rifondazione Comunista, utilizzando la vista e l’olfatto (beato lui che riesce in modo così semplice a fare i dovuti controlli, mentre in altri impianti ci sono enti deputati a ciò come l’ARPAC). Il tutto in barba alle promesse di sicurezza e di controllo che pure erano state fatte appena il giorno 20 dal Presidente De Franciscis nell’incontro tenuto al consorzio ACSA CE3 con i comitati. Inoltre, in una riunione tenuta a San Nicola la Strada alla presenza di consiglieri e rappresentanti dei comitati, ricordiamo all’ing. Limatola che lui aveva dichiarato che non avrebbe accettato nella discarica materiale che non fosse stabilizzato e che, in caso contrario, non avrebbe esitato ad abbandonare immediatamente l’incarico”.
ndp
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