Francesco
Quando un’anima grande si allontana da noi, verso il mondo di lassù, per noi è tempo di dolore, ma anche di raccolto.
Abbiamo atteso. La distanza riesce a restituire immagini più chiare. Dopo il rumore assordante di scontri sanguinosi tra farisei e ipocriti, dopo le piazze piene di Sodoma e Gomorra, dopo i Ponzio Pilato, i Barabba, di gente urlante, di diavoli in giacca e cravatta, di Capi di Stato assetati di sangue, anche un silenzio aveva un suo posto e possiamo sciogliere le campane.
Un giorno ho sentito dire una cosa bella, a cui penso spesso: ognuno di noi è Papa.
L'effetto che la nostra vita suscita negli altri è davvero incredibile e il più delle volte non ne siamo consapevoli fino in fondo. Il modo e l’intensità con cui il nostro semplice “respirare” s'intreccia con il mondo vivente somiglia a un mistero. Quel soffio ha il potere di generare e di smuovere molto più di quanto possiamo immaginare.
In ogni istante seminiamo, ma raccogliamo anche e lo facciamo senza nemmeno accorgercene. Quando un’anima grande si allontana da noi, verso il mondo di lassù, per noi è tempo di dolore, ma anche di raccolto.
Ognuno di noi è Papa, e lo è proprio lì dove vive, con gli esseri che lo circondano, con il creato, con gli animali, con le piante e attraverso tutto ciò che fa.
Siamo Papa quando denunciamo un’ingiustizia, quando conosciamo il valore del silenzio, quando diciamo no, quando difendiamo la verità, quando siamo noi stessi. Forse, proprio il fatto di “essere noi – uguali a nessun altro”, di esprimere i mille modus della nostra identità, i nostri tratti, il pensiero, è gioia e allo stesso tempo sofferenza. Il pegno di questa diversità è il prezzo da pagare, ma essere “noi stessi” provoca qualcosa, risveglia, fomenta, stimola, è un detonatore formidabile.
Nell’Enciclica di Bergoglio “Fratelli tutti” in otto capitoli vengono attraversati temi cruciali. Le ombre di un mondo chiuso, ad esempio, analizza i concetti della libertà, della democrazia, dell’indifferenza per il bene comune, della prevalenza di una logica di mercato fondata sul profitto.
Nel capitolo Un estraneo sulla strada, il Papa scomparso pone l’attenzione su una società malata che volta le spalle al dolore e che è “analfabeta” nella cura dei deboli e dei fragili.
Al tema delle migrazioni è, invece, dedicato in parte il secondo e il quarto capitolo, “Un cuore aperto al mondo intero”: con le loro “vite lacerate” in fuga da guerre, persecuzioni, catastrofi naturali, trafficanti senza scrupoli, strappati alle loro comunità di origine, i migranti vanno accolti, protetti, promossi ed integrati.
In questi capitoli, Bergoglio propone anche soluzioni come la creazione di una nuova economia: semplificare la concessione di visti, offrire lavoro e formazione, favorire ricongiungimenti familiari. La grande lezione di economia si conclude con l’affermazione che l’altro diverso da noi è un dono ed un arricchimento per tutti, perché le differenze rappresentano una possibilità di crescita.
Ma aveva strane idee Francesco: ad esempio, la visione di una politica come una delle forme più preziose di carità. Compito della politica è trovare una soluzione a tutto ciò che attenta contro i diritti umani fondamentali, come l’esclusione sociale; il traffico di organi, tessuti, armi e droga; lo sfruttamento sessuale; il lavoro schiavo; il terrorismo ed il crimine organizzato. La politica di cui c’è bisogno, è quella che dice no alla corruzione, all’inefficienza, al cattivo uso del potere, alla mancanza di rispetto delle leggi. È una politica incentrata sulla dignità umana e non sottomessa alla finanza perché “il mercato da solo non risolve tutto".
Da "Dialogo e amicizia sociale”, emerge il concetto di vita come “arte dell’incontro” con tutti, anche con le periferie del mondo e con i popoli originari, perché “da tutti si può imparare qualcosa e nessuno è inutile”.
Nei ragionamenti, a volte si dice che Tizio o Caio è stato attaccato. In realtà ad essere assalite sono le idee. Così le parole di Francesco sono state criticate da chi dentro o fuori dalla chiesa cerca sempre di incolpare l’altro dei propri fallimenti.
Una recente intervista al Cardinale Camillo Ruini, ad esempio, ha subito scatenato alcuni media, che non hanno perso occasione per strumentalizzare questioni di cui, spesso, capiscono molto poco.
L’intervista rilasciata dal cardinale è molto complessa, parla di diversi aspetti, dando meriti a Bergoglio e al tempo stesso sollevando qualche critica. Ma chi è perfetto? "Bisogna restituire la chiesa ai cattolici" è la frase più manipolata.
Il cardinale Ruini ha proseguito: «Francesco con un’intenzione missionaria si era rivolto soprattutto a quanti erano distanti, con modalità che hanno irritato chi per anni si era speso a difendere le posizioni cattoliche. Francesco è sembrato, cioè, privilegiare i lontani a scapito dei vicini. È un gesto evangelico. Ma come nella parabola del figliol prodigo l’altro figlio protestò, così oggi c’è chi protesta nella Chiesa».
Ruini ha anche affermato che "In questo scenario, che vede la divisione tra chi vuole mantenere i valori tradizionali e chi vuole aprirsi al mondo di oggi bisogna agire con prudenza, per fare magari entrambe le cose.
Ricorderemo Papa Francesco come colui che ha cercato di testimoniare il vangelo, attraverso l’essere sé stesso. Ha tentato di andare verso il figliol prodigo, ha detto che la guerra non serve a nulla, ha parlato di disarmo attirandosi le ire delle lobby di armi. Ha incontrato i giovani, ha avviato "The economy of Francesco", un esperimento a cui hanno aderito in tanti per costruire un’economia alternativa e sostenibile.
Bisogna fare molta attenzione alle idee; a volte possono essere diverse dalle nostre, spesso ci inchiodano all’incapacità di vedere, e poi hanno gambe e lo straordinario potere di trasformarsi.
Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola
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