Lavoravo al Credito Italiano (oggi Unicredit) di Piazza Carlo III/Angolo Corso Garibaldi in Napoli... La mia prima telecamera... IL MIO PRIMO VIDEO girato (con i colleghi durante l’intervallo) tra la gente in un clima di gioia indescrivibile... IL MIO PRIMO MONTAGGIO... L’ho riversato dalla vecchia cassetta vhs... Scusate se è di qualità pessima... Ma l’emozione è grande... Iniziò così la mia passione per il giornalismo... Lo dedico a tutti i tifosi del Napoli e al grande Maradona che da un anno non c’è più. E a Giampiero Galeazzi, che se ne andato da poco, che aveva anche lui Napoli nel cuore.
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https://youtu.be/eaTNaFFhGKQ

Lunedi-Venerdi 11-15 maggio 1987: Napoli non vuole svegliarsi dal sogno diventato realtà. Napoli non vuole cominciare la solita normale settimana. La gioia, l’entusiasmo, la “cazziata” fatta ai morti per essersi addormentati prima della domenica del primo scudetto è emblematica della meraviglia che avvolge una inimitabile realtà che non ha confini.

Ero in servizio, in quel periodo, presso l’agenzia n.12, in Viale Carlo III/angolo Corso Garibaldi, dello storico Credito Italiano, in quella filiale dove ho vissuto gli anni più belli, indimenticabili della mia lunga vita lavorativa nella grandissima azienda che oggi si chiama Unicredit.
Quel giorno non c’era il solito traffico sull’autostrada. Portai con me, quasi senza accorgermene, come se avesse le gambe e avesse deciso da sé, la mia prima telecamera acquistata da un mese ed ancora in attesa dell’esordio.
Stavo sorbendo il primo caffè della giornata in attesa di iniziare il mio quotidiano lavoro di assistente alla clientela. Si respirava entusiasmo. La domenica del 10 maggio 1987 non era ancora finita, anzi non se ne parlava proprio di cominciare un’altra settimana. La gioia della gente la si percepiva non solo nelle parole, ma soprattutto negli sguardi, nel sorriso variopinto dei passanti, che ti salutavano anche se non ti conoscevano.

“Nicò” -mi dissero i colleghi Lorenzo Caracciolo, Mimmo Belsino e Enzo Sovereto “visto che hai portato la telecamera, perché, nell’intervallo, non andiamo a provarla in mezzo alla gente e, fingendoci operatori di una televisione privata, intervistiamo e riprendiamo per immortalare questi momenti?”
Sposai l’idea senza pensarci neanche un centesimo di secondo. Compresi, in un attimo, perché la telecamera si era intrufolata, a mia insaputa, nella mia macchina prima di partire, come ogni giorno, da San Nicola la Strada per raggiungere la sede di lavoro in Napoli.
E fu così che per cinque giorni, dal lunedi al venerdi, io e i miei carissimi colleghi dell’agenzia 12 trascorremmo l’ora di intervallo girando per le strade, per i vicoli, per le piazze, fingendoci operatori e giornalisti di una televisione locale che il buon Lorenzo Caracciolo, di getto, denominò al primo che lo chiese “Telescapocchia Sud”. Sì, perché scapocchione significava, nel nostro caso, incapaci, ingenui; e noi proprio incapaci ed ingenui (in senso di operatori televisivi) eravamo. 
Rientravamo in banca sempre con qualche minuto di ritardo e il funzionario responsabile, il mitico Umberto Cappa, chiudeva un occhio, facendo finta di niente. Sì, perché Umberto Cappa non è stato soltanto un insuperabile direttore del Credito Italiano; egli è da sempre soprattutto un uomo di sentimenti, di quelli veri, di quelli genuini. Una guida per me fondamentale per la crescita lavorativa, ma sopra ogni cosa un amico presente che mi ha lasciato il suo meraviglioso segno per tutta la vita. Preferì non comparire nel video per la sua naturale riservatezza, ma partecipò con entusiasmo all’iniziativa. In silenzio, con l’intelligenza di un maestro.

Fu il mio esordio come reporter. Ma non me ne accorsi per niente. Poi, da lì a pochi mesi, nacque “Il Ponte”, poi presi la tessera di  iscrizione all’albo dei giornalisti, poi nacque il “Corriere di San Nicola”...
Insomma, grazie al Napoli che vinse il suo primo scudetto, grazie all’idea di Lorenzo Caracciolo (un piemontese fifty-fifty che ama Napoli e il Napoli forse più di un napoletano cento-cento), Mimmo Belsino e Enzo Sovereto, cominciò la mia passione per il giornalismo, che oggi rappresenta una mia essenza di vita, il mio regalo alla mia terra, il compimento del mio desiderio di essere presente. Perché solo se si è presenti ci si può porre agli altri con le proprie idee, i propri intendimenti, le proprie ansie di cittadino che fortissimamente vuole trovare la propria dimensione in una comunità che abbia soprattutto un’anima.

Nel materiale che la telecamera raccolse ci sono interviste, fatte per strada, nei bar, davanti ai negozi, a gente comune, semplice, capace di esprimere sentimenti e non presunte dottrine: io, Lorenzo, Mimmo e Enzo detestavamo i cosiddetti soloni.
Ci sono chiacchierate con i vari incaricati dei notai che quotidianamente, la sera, a sportello chiuso, venivano a trovarci.
C’è senso di umanità, di amicizia, di partecipazione, di condivisione, di rispetto, di educazione. Soprattutto di simpatia, quella virtù che rende vivi e che fa di Napoli la più amata città del mondo.
Ci sono spezzoni presi qua e là con i grandi che hanno fatto grande l’arte di Napoli: Totò, De Filippo, Troisi... e ho detto tutto!
Ci sono gli altri colleghi di banca a cantare e gridare “W Napoli”: tra loro, solo per citarne alcuni e per non svelarvi subito gli altri, il capufficio Lello Napoli, Gigino Cianciulli, Gianni Rinaldi, Giustino Carannante...
C’è il summit finale con me e Lorenzo Caracciolo, i due forse più “scapocchioni”, ma certamente molto innamorati del bello, del sensazionale, dell’originale, di quell’insostituibile sentimento che si chiama amicizia.
C’è lo stupore e il sorriso della mia piccolina con il microfonino in mano a fare la giornalista anche lei; ci sono gli occhioni del mio piccolino, azzurri come i colori del Napoli.

Passai un fine settimana a montare, rimontare, togliere, aggiungere.
Agli amici colleghi feci vedere il materiale in forma sciolta, dopo qualche giorno. Finì lì.
La cassetta vhs che riuscii a montare (lo faccio per dire) l’ho tenuta per anni conservata.
Il nastro si era fatto vecchio, stava quasi per distruggersi. L’ho riversato in questi giorni in digitale, con tutti i suoi salti e tutte le sue imperfezioni.

Vi prego, non perdetevi neanche un fotogramma. Vedetevelo interamente. Magari anche non tutto in una sola volta. Ma vedetevelo tutto. Vi scongiuro. C’è sangue di passione, c’è sentimento d’amore.
Perdonatemi se tecnicamente non è un granché. 34 anni fa ero alla mia prima esperienza. E’ il mio omaggio ad una grande tifoseria e a Diego Armando Maradona, un grande eroe del calcio che non c’è più. Spero che piaccia. Sarebbe per me, per Lorenzo, per Mimmo e per Enzo che tanto tempo fa lo abbiamo realizzato il più grande regalo dopo il vostro, amici carissimi tutti che lo guarderete.

Vs., Nicola Ciaramella  

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